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il “Financial Times”, con la firma di Paul Betts, il giornalista che piace alla gente che piace (montezemolo, passera, arpe), sotterra Bolloré (e geronzi) - \"I consiglieri indipendenti di Generali hanno una insolita opportunità mercoledi. gli dovrebbero imporre di lasciare il consiglio d’amministrazione fino almeno a marzo 2012. In pratica, un cartellino giallo - anche se alcuni credono che dopo il fallito affare Fondiaria-Sai, Bolloré dovrebbe ricevere solo un cartellino rosso\"....

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Dagotraduzione dell'articolo di Paul Betts per il "Financial Times"

Non è il migliore dei momenti per i francesi in Italia. Arrabbiata per quello che considera essere imperialismo aziendale francese, Roma sta facendo tutto il possibile per impedire che le compagnie d'oltralpe inghiottiscano asset strategici per l'Italia. Ma Vincent Bolloré non dovrebbe consolarsi col fatto che questa è una delle ragioni principali per cui lui sta diventando così impopolare in Italia.

Paul Betts

Il finanziere francese non è estraneo al dissenso. Anzi, sembra aver costruito gran parte della sua fortuna creando scompigli. Questo lo ha aiutato a mettersi in tasca delle aziende (come ha fatto col gruppo Havas, attivo nelle comunicazioni); oppure ha potuto trarre bei profitti dalle liti tra azionisti, come è successo con Bouygues.

Però il suo ultimo assalto italiano potrebbe regalargli più problemi che soldi. Il suo recente rifiuto di firmare i conti 2010 di Assicurazioni Generali, di cui è vicepresidente e di cui possiede una piccola quota, era chiaramente una mossa per agitare le acque. Voleva sottintendere che c'era qualcosa di seriamente storto nei numeri presentati dal terzo più grande gruppo assicurativo europeo.

Bolloré sembra aver scelto l'obiettivo sbagliato al momento sbagliato. Apparentemente non imbarazzato dal suo recente fallimento nel favorire l'acquisizione da parte della francese Groupama del più grande rivale italiano di Generali, Fondiaria Sai - un piano davvero discutibile se portato avanti dal vicepresidente di Generali - Bolloré ha lanciato la sua ultima offensiva contro l'amministratore delegato di Generali Giovanni Perissinotto.

bollore article

Per giustificare il suo rifiuto di approvare il bilancio, nonostante i risultati 2010 fossero abbastanza buoni, il francese ha messo in discussione due investimenti voluti da Perissinotto.

Il primo è l'accordo raggiunto nel 2007, grazie al quale Generali condivide gli affari nel mercato dell'Europa centro-orientale con il gruppo ceco PPF. Bolloré ha accusato Perissinotto di non essere stato trasparente nelle clausole che regolano la possibile uscita, nel 2014, di PPF dalla joint venture.

La sua seconda lagnanza riguarda l'OK dato da Perissinotto all'acquisizione da parte di Generali dell'1% della banca russa VTB. Secondo Bolloré, il prezzo di 215 milioni € era gonfiato.

Sembra che il piano di Bolloré sia questo: indurre lo schivo Petr Kellner, fondatore di PPF, azionista e membro del board Generali, ad abbandonare l'affare, non gradendo la pubblicità che l'accusa di essere al centro di uno schema fraudolento porterebbe.

Anche se Kellner ha un debole per Perissinotto, è famoso per avere poca pazienza proprio per questo tipo di intrighi aziendali, che vede come delle inutili distrazioni dal serio proposito di fare soldi.

Il problema per Bolloré è che il progetto Generali-PPF è palesemente un successo. Infatti, la quota della joint-venture (49%) che ha in mano Kellner potrebbe alla fine valere fino a 3 miliardi €. Perissinotto ha rapidamente messo a tacere le lamentele di Bolloré sulla trasparenza mettendo a disposizione della stampa i termini dell'accordo con PPF (che erano già disponibili per i consiglieri d'amministrazione). Riguardo all'investimento in VTB, se Bolloré avesse controllato il prezzo dell'azione della banca, avrebbe notato che ora il titolo è scambiato in borsa a prezzi maggiori.

PERISSINOTTO E GERONZI

Se Bolloré sperava che altri membri del consiglio di amministrazione lo appoggiassero, sarà rimasto deluso. Con l'esclusione del suo alleato Cesare Geronzi, il "roman power broker" che Bolloré ha aiutato a diventare presidente l'anno scorso, tutti gli altri membri del board si sono schierati in difesa di Perissinotto. Anche la fedeltà di Geronzi per il francese è stata messa alla prova.

Geronzi stesso è stato indebolito dopo una recente lite con un altro membro del board Generali, il magnate delle scarpe Tod's, che ha invitato molto pubblicamente Geronzi a limitarsi al suo ruolo non esecutivo. Questo scontro seguiva una recente intervista del Financial Times a Geronzi in cui il presidente ha dichiarato che l'America Latina era la nuova priorità strategica per il gruppo assicurativo.

Generali

Questo, e l'attacco finora fallito di Bolloré a Perissinotto, stanno inducendo gli osservatori italiani più esperti a chiedersi se non ci sia qualcosa di più profondo in ballo per Generali.

Geronzi e Bolloré vengono entrambi da Mediobanca, il più importante azionista del Leone di Trieste. Il loro arrivo è stato visto come una stretta del controllo della banca d'affari milanese sul gruppo assicurativo, e un indebolimento del potere decisionale dei manager. Ma qualunque tipo di sconfitta di Geronzi e Bolloré nel cda straordinario della prossima settimana - convocato per discutere i passi falsi dei due dirigenti - darebbe nuove speranze a quelli che vedono l'ingerenza di Mediobanca come un blocco alla crescita di Generali.

petr kellner

I consiglieri indipendenti di Generali hanno una insolita opportunità mercoledi. In risposta ai guai combinati da Bolloré e in ragione del suo evidente conflitto di interessi, gli dovrebbero imporre di lasciare il consiglio d'amministrazione finché non si sente pronto a mettere la sua firma sotto ai conti di Generali. Ciò lo sospenderebbe fino almeno a marzo 2012, quando saranno presentati i conti per l'anno in corso. In pratica, un cartellino giallo - anche se alcuni credono che dopo il fallito affare Fondiaria-Sai, Bolloré dovrebbe ricevere solo un cartellino rosso.

 


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