DAGOREPORT
L'effetto combinato dell'incalzare della storia dal Nordafrica e della magistratura all'interno dei confini nazionali possono creare problemi più seri del previsto a Silvio B. Niente di nuovo, si dirà. Eppure non è così: infatti sull'umanità dolente che approda sulle nostre coste si è saldato un asse politico fortissimo tra due "entità", il Vaticano e la Presidenza della Repubblica, di cui finora una (la Chiesa) aveva resistito perfino alla tempesta Ruby, se non altro facendo finta di guardare dall'altra parte.
Oggi invece di fronte all'emergenza profughi, Chiesa e Quirinale la pensano allo stesso modo, trascinandosi dietro tutta la sinistra e gli uomini del Pdl di antica tradizione democristiana (e chiaramente quel che resta del terzo polo). All'interno della Chiesa le gerarchie, da Scola a Tettamanzi, marciano compatte fino alle parrocchie che stanno a sinistra.
Fuori dall'asse Quirinale vaticano c'e' solo il "fuori dalle balle" di bossi. In mezzo, Silvio B.: come fa sbaglia.
La seconda insidia più grave del previsto è interna: le iniziative, sia pure in zona Cesarini, di riforma hanno ovviamente compattato la magistratura di ogni colore. Se si va a dare un'occhiata alle mail tra colleghi magistrati che hanno ormai sostituito I documenti ufficiali e sono una sorta di organi clandestini della resistenza a Silvio B., sarà chiaro che non c'e' più differenza tra magistratura democratica e magistratura indipendente.
Anche qui, si dirà, tutto previsto: sì, ma il fatto e' che Ruby, la testimone di due padroni oppure di dio e di mammona (decidete voi chi e' l'uno e chi e' l'altro) puo' decidere di stare da una parte oppure dall'altra. E' vero che il Cainano la ricoprirebbe d'oro (copyright: intercettazioni), ma è altrettanto vero che se la marocchina seduta sulla sua fortuna diventa parte lesa, cioè si schiera con l'accusa, può chiedere davvero cio' che vuole a Papi. Legalmente, e con l'intera classe giudiziaria alle spalle.
POST SCRIPTUM NOMINE. Goldman Sachs ha appena mandato in giro un report che consiglia di vendere Finmeccanica indicando in 7 euro il valore del titolo (oggi e' a 10 e circa un anno fa a 20). Motivo non ufficiale? Le turbolenze giudiziarie e I rischi di ingovernabilità societaria che le nomine in gestazione potrebbero ingenerare.
Se Letta difende "perinde ac cadaver" il Guargua, se Tremonti vuole un Ad (Orsi) o due (Orsi e Pansa) che il suddetto Guargua vede come un pugno nell'occhio, se il Guargua non può fare il presidente di campanello, ecco che potrebbe persino profilarsi il gran gesto dell'attuale capo di Finmeccanica: rinuncia alla presidenza nel supremo interesse dell'azienda e della sua famiglia, con l'accordo tacito per la riconferna della moglie Marina Grossi alla Selex.
Per il resto, niente di nuovo sotto le nomine salvo l'ingresso in un cda di una quota rosa in omaggio alla recente legge. Lo vuole Silvio B. e, tenetevi forte, non viene dallo spettacolo ed è addirittura plurilaureata, professionista di successo e pure tosta.