Maurizio Caprara per "il Corriere della Sera"
Gheddafi e FrattiniPiù che come un vertice si configura come un'assemblea, ma è già chiaro che a dare le carte saranno alcuni Paesi mentre altri cercheranno di ritagliarsi in vari modi un ruolo, alcuni appoggiandoli, altri frenando. Per discutere del presente e del futuro della Libia, adesso in bilico tra rivolta e repressione, si riuniscono oggi a Londra oltre 40 tra ministri degli Esteri e rappresentanti di Stati e organizzazioni internazionali.
Alla vigilia di questa conferenza tra le mura ottocentesche della Lancaster House, ieri tramite un collegamento in audio e video si sono consultati sul da farsi il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che sarà rappresentato da Hillary Clinton, il premier britannico David Cameron, che farà da padrone di casa, il presidente francese Nicolas Sarkozy, che è stato il primo a far bombardare le forze di Muammar el Gheddafi pronte a schiacciare gli insorti libici, e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
OBAMAL'ultimo nome non va trascurato. Era stata Merkel, poi bastonata dalle elezioni nel Baden Württemberg, a decidere l'astensione della Germania nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, il 17 marzo, sulla risoluzione 1973 dalla quale è partita la risposta militare internazionale al Colonnello. Prima della videoconferenza a quattro, Italia esclusa, ieri la parte pubblica del gioco diplomatico sulla Libia è stato dominato da due passi.
cameronUna dichiarazione comune di Cameron e Sarkozy imperniata su questa frase: «Gheddafi deve andarsene immediatamente. Esortiamo tutti i suoi seguaci a mollarlo prima che sia troppo tardi» . Sul fronte opposto, all'interno della Nato, una mossa del primo ministro Recep Tayyip Erdogan che ha posto la Turchia alla testa dei promotori di una fine dei combattimenti: «Gheddafi vuole un cessate il fuoco, questo è venuto fuori mentre parlavo con il primo ministro» .
SarkozyLa Germania si trova tra questi due protagonismi, l'anglo-francese (percorso da divergenze sul grado di riconoscimento da assegnare ai ribelli) e il turco. Il premier al quale si riferiva Erdogan in un'intervista al quotidiano britannico Guardian è il capo del governo libico. Determinato, ruvido, leader di un Paese sempre più protagonista in Medio Oriente, Erdogan ha giudicato «un nonsenso» l'intervento della Nato sulla Libia, ma ha anche corredato la sua offerta di mediazione con l'annuncio che la Turchia gestirà l'aeroporto di Bengasi, capitale dell'insurrezione contro il Colonnello. - a Gheddafi dal governo italiano viene suggerita la strada dell'esilio.
Angela Merkel«Deve comprendere che da parte sua sarebbe un gesto di coraggio dire: "Ho capito, me ne devo andare"» , ha affermato, meno ultimativo di Cameron e Sarkozy, il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Mi auguro che l'Unione africana (Ua) trovi una proposta valida: ha la credibilità per farlo, ci sono Paesi africani che potrebbero offrire ospitalità» , ha aggiunto.
ERDOGANUn funzionario statunitense citato dal Guardian ha sostenuto che gli Usa non si opporrebbero a una fuga in un Paese che non riconosce la Corte penale internazionale. E alle mediazioni dell'Ua guarda anche la Russia, non invitata, salvo sorprese, oggi a Londra.