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DAI GREMBIULINI AGLI STRACCETTI – I VENERABILI FRATELLI (COLTELLI) SI DIVIDONO SULLA RICONFERMA DI GUSTAVO RAFFI ALLA GUIDA DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA – SBUCANO FIRME FALSE PER ALTERARE I RISUTATI ELETTORALI IN UNA LOGGIA ROMANA DA CUI è SPARITO ANCHE L’ARCHIVIO STORICO, FORSE PER NASCONDERE ISCRIZIONI IRREGOLARI O MEMBRI OCCULTI IN VIOLAZIONE ALAL LEGGE ANSELMI? – DA GELLI ALLE BEGHE DA COMARI: I GREMBIULINI INCAPPUCIATI ADESSO SI SCORNANO COME ACCADE IN UN QUALUNQUE PARTITELLO DI PERIFERIA…

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Gianni Barbacetto e Stefano Caselli per "il Fatto quotidiano"

GUSTAVO RAFFI - copyright Pizzi

Non bastavano le declinazioni ordinali delle varie "P" a mettere in subbuglio il mondo della massoneria italiana, in perenne imbarazzo ogni volta che la creatura di Licio Gelli (e la sua discendenza più o meno legittima) viene in qualche modo evocata. Adesso ci si mettono pure firme false e archivi misteriosamente smarriti.

All'interno del Grande Oriente d'Italia, la più importante organizzazione massonica italiana (circa 20 mila iscritti), è da tempo in corso un'aspra contrapposizione tra fazioni, fin dal marzo 2009, quando, per un pugno di voti, il gran maestro Gustavo Raffi è stato confermato alla guida del Goi. I "dissidenti" contestano a Raffi di aver violato le regole, ricandidandosi - come un qualsiasi presidente di Regione - nonostante i due mandati precedenti. Il Gran maestro rivendica di aver traghettato la massoneria italiana verso una nuova verginità dopo il trauma della P2 del Venerabile Licio Gelli, tuttavia gli oppositori accusano Raffi di spese allegre e malversazioni varie.

Gustavo Raffi è il gran maesto del grande Oriente d'Italia dal 1999 - Massoneria

Gli "antiraffiani", a sorpresa, si sono rifatti vincendo le elezioni del Collegio dei maestri venerabili del Lazio, arrivando a controllare una cinquantina delle 67 logge (di cui 60 solo a Roma). La spaccatura è totale, al punto che le fazioni del Goi non dividono nemmeno più le sedi: vincitori del Lazio nel palazzo dell'Archivio di Stato all'Eur, "raffiani" nella storica sede in corso Vittorio Emanuele.

Come dopo ogni ribaltone che si rispetti, è cominciata la resa dei conti: dopo la vittoria nella capitale, la nuova maggioranza ha avviato verifiche post elettorali e si è imbattuta nello strano caso della Loggia "Domizio Torrigiani" di Roma, da cui pare siano saltate fuori - come in un qualunque partitello periferico - firme false, forse per alterare (peraltro senza successo) il risultato elettorale.

I vertici della Torrigiani (il Maestro Venerabile, l'Oratore e il Segretario) sono stati espulsi, ma non finisce qui: gli "antiraffiani" scoprono che l'elenco degli iscritti fornito dalla loggia romana intitolata all'ultimo Grande maestro prima dell'epurazione del Ventennio non corrisponde a quella depositato alla sede centrale del Goi, nella villa "Il Vascello" di Monteverde. Non solo: notano anche un insolito affollamento di affiliati nativi di Siderno, in provincia di Reggio Calabria.

Licio Gelli x

Richieste spiegazioni, i vertici della Torrigiani esibiscono una strana denuncia di "smarrimento" dell'archivio storico, fatta, chissà perché, il 13 marzo 2010, presso la stazione dei carabinieri Gianicolense (piuttosto lontano dalla sede).
I firmatari della denuncia, però, sostengono di non ricordare né la data, né il luogo dello smarrimento.

Massoneria Grande Oriente Italia

Il sospetto dei dissidenti "antiraffiani" è che la strana scomparsa possa nascondere iscrizioni irregolari che potrebbero essere in violazione dell'articolo uno della legge Anselmi, approvata dopo lo scandalo della P2, è chiaro: "Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall'art. 18 della Costituzione" anche quelle che nascondono " in tutto o in parte e anche reciprocamente, i soci", fattispecie che il successivo articolo due punisce con la reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici.

Da tempo la Terza sezione civile del Tribunale di Roma è impegnata a tempo pieno per dirimere le controversie tra confratelli, e non è da escludere che anche la vicenda dello strano smarrimento della "lista Torrigiani" finisca prima o poi nelle aule di Tribunale. Questa volta penale.

 


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