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PARMALAT AVARIATO - IL DECRETO “PRENDIAMO TEMPO” DI TREMONTI FA INCAZZARE TUTTI, PROTEZIONISTI E MERCATISTI - MA QUALCUNO SORRIDE: È PASSERA DI SANT’INTESA, CHE ORA HA TEMPO DI ORGANIZZARE LA CORDATA, PER IMPICCARE AL GRUPPO DI COLLECCHIO ANCHE IL PESO MORTO GRANAROLO (la stessa operazione corradino la combinò con un’altrA ZAVORRA dei conti DI BANCA intesa: air one NEL SALVATAGGIO ALITALIA) - FERRERO PENSA A UNA HOLDING CON LACTALIS, CON LA BENEDIZIONE DELLE BANCHE, COSÌ CAMBIA L’AZIONISTA MA NON SERVE L’OPA…

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Corrado Passera

Stefano Feltri e Vittorio Malagutti per "il Fatto quotidiano"

Il decreto del governo non basta, anzi, sembra aver innescato il caos. "Pensiamo che non si possano cambiare le regole del gioco in corsa", dichiara il responsabile in Italia di Lactalis, il gruppo alimentare francese che ora è primo azionista di Parmalat con il 29 per cento. Il Consiglio dei ministri ha offerto - per decreto - agli amministratori dell'azienda di Collecchio la possibilità di rinviare l'assemblea degli azionisti a fine giugno.

Obiettivo: dare tempo a una eventuale cordata italiana di trovare sostegni e capitali per fare un'offerta alternativa e scalzare Lactalis. Un progetto che appare sempre più vago, soprattutto per il ruolo della Ferrero che potrebbe avere interesse e risorse per acquisire Parmalat.

GIULIO TREMONTI

Ieri il quotidiano economico francese Les Echos ha rivelato che Ferrero, invece di prepararsi alla guerra con Lactalis, sta trattando un'alleanza: una holding di cui i due concorrenti sarebbero soci, magari assieme alle banche coinvolte, da Intesa Sanpaolo a Mediobanca (da sempre vicina al gruppo della Nutella) e Unicredit. Una soluzione simile a quella trovata nel 2007 per Telecom Italia, controllata tuttora dalla holding Telco, che permette un cambio di azionista di controllo evitando di dover lanciare un'offerta pubblica d'acquisto.

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Se le banche siano pronte a sostenere l'operazione non è chiarissimo, però Unicredit ha dato tre versioni diverse in tre giorni: prima il vicepresidente Fabrizio Palenzona ha fatto capire di essere pronto a spendere i capitali dell'istituto a difesa dell'italianità, poi l'amministratore delegato Federico Ghizzoni ha respinto ogni ipotesi di intervento, soltanto per cambiare di nuovo idea in un'intervista al Corriere della Sera di ieri: "Al momento non siamo coinvolti. Se ci sarà richiesto valuteremo".

Lactalisnutella

Idem la Confindustria di Emma Marcegaglia che, temendo di essere sembrata troppo anti-governativa nella bocciatura di ogni misura protezionista, ieri ha precisato: "Vediamo molto bene la cordata italiana. Ferrero è una grande impresa multinazionale, ha grandi capitali, grandi possibilità". Il nuovo ministro dell'Agricoltura, Francesco Saverio Romano, nominato giusto mercoledì, non ha molte rassicurazioni da offrire alla lobby degli allevatori che temono di essere sostituiti dai più economici fornitori di latte francesi: "Non ho ancora avuto modo di vedere il dossier, ma nei prossimi giorni incontrerò i vertici e affronteremo l'argomento".

L'unico che sembra avere le idee davvero chiare è Corrado Passera, il capo operativo di Intesa Sanpaolo. Il banchiere parla di operazione di sistema, un affare al servizio dell'Italia. Intesa però è azionista al 20 per cento di Granarolo, secondo produttore di latte nazionale dopo Parmalat. Nel nuovo polo industriale tricolore potrebbe entrare anche l'azienda partecipata da Intesa e Passera riuscirebbe così a trovare una destinazione per quella quota azionaria comprata nel lontano 2005.

Michele Ferrero

All'epoca l'obiettivo della banca era quello di salvare in qualche modo Yomo. Intesa, pesantemente esposta verso l'azienda lombarda sull'orlo del fallimento, traghettò lo storico marchio dello yogurt verso Granarolo, di cui, appunto, rilevò il 20 per cento. Di lì a poco però fu proprio l'acquirente a finire nei guai. Assediata da debiti e perdite, il gruppo lattiero controllato dalla Lega delle cooperative è tornato a galla solo nel 2009. E adesso forse Passera spera che Granarolo possa trovare un approdo sicuro tra le braccia di Parmalat. Ma Intesa deve fare i conti con i francesi. L'intervento del governo serve a dare tempo per organizzarsi a Passera e ai suoi eventuali compagni di cordata.

Federico Ghizzoni

Per rinviare la riunione dei soci di Parmalat, prevista a metà aprile, serve però la delibera del consiglio di amministrazione in carica. Sul voto favorevole di Bondi, sostenuto anche da Intesa in funzione antifrancese, non ci sono dubbi. Tra gli amministratori ci sono però nomi di peso come Marco De Benedetti, l'ex amministratore delegato dell'Eni, Vittorio Mincato, e il numero uno di Luxottica, Andrea Guerra. Resta da vedere se saranno tutti d'accordo nell'approvare un provvedimento quantomeno irrituale, anche se ammantato di nazionalismo.

 


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