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BOCCHINO CONDANNATO - Chi di legittimo impedimento ferisce, di legittimo impedimento perisce - Capita al \"cata-falco\" di fini, citato in giudizio per una causa di lavoro che andava avanti da dodici anni - Il verdetto dà ragione a un giornalista del quotidiano \"Roma\" di Napoli - nell’elenco degli azionisti del giornale figurano anche la casa di cura Madonnina e un paio di ministri di berlusconi, La Russa e Matteoli....

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Lello Parise per "la Repubblica - Bari"

ITALO BOCCHINO

Chi di legittimo impedimento ferisce, di legittimo impedimento perisce. Capita all'onorevole Italo Bocchino, citato in giudizio per una causa di lavoro che andava avanti da dodici anni e che si conclude solo il 24 febbraio 2011 quando il giudice del tribunale di Bari Simonetta Rubino emette la sentenza. Il verdetto dà ragione a un giornalista del Roma di Napoli, la più antica testata del Mezzogiorno rilanciata nel 1996 da Giuseppe "Pinuccio" Tatarella, il ministro dell'armonia del Berlusconi I.

bocchino almirante article

E torto al rappresentante legale dell'epoca della società per azioni: Bocchino, appunto. Sua moglie, Gabriella Buontempo, delle Edizioni del Roma detiene la maggioranza delle quote pari a 1 milione 184mila euro rispetto a un capitale sociale di 3 milioni 167mila euro.

fin14 ignazio larussa italo bocchino

Tra i piccoli azionisti, diversi nomi noti della politica pidiellina e dell'imprenditoria pugliese - dall'europarlamentare Salvatore Tatarella, fratello di Pinuccio, al senatore Francesco Amoruso, dal coordinatore di Io Sud Rosario Polizzi al presidente della Provincia di Foggia Antonio Pepe, dal parlamentare Michele Saccomanno all'ex parlamentare Ettore Bucciero, dai consiglieri regionali Nino Marmo ed Euprepio Curto (Udc) all'amministratore unico di Adp Domenico "Mimmo" Di Paola -, nell'elenco figurano anche la casa di cura Madonnina e un paio di ministri del governo italiano, Ignazio La Russa e Altero Matteoli.

FINI E TATARELLA

Il giornalista, Maurizio Decollanz (difeso dall'avvocato Giuseppe De Lucia), era stato "illegittimamente licenziato" nel 1998 dalla redazione barese del Roma dopo una collaborazione che andava avanti da un paio d'anni. Bocchino, chiamato a spiegare il perché e il per come, non risponde.

Ma al giudice Rubino non piacciono i "presunti impegni parlamentari" attraverso cui il deputato di Fli non vuole farsi processare: "Il generico riferimento alla qualità di parlamentare non esclude la necessità di presentarsi dinanzi al magistrato del lavoro"; inoltre, "nel processo civile non esiste una norma paragonabile all'articolo 486 del codice di procedura penale" (l'impedimento a comparire dell'imputato, ndr).

Diceva Bocchino, "falco" finiano: "Abbiamo votato il legittimo impedimento, ma non per nominare ministri sotto processo". Dei parlamentari sotto processo, non faceva menzione: compresi quelli condannati in contumacia.

 


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