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BUIO IL CONO D’OMBRA PER LA MELANDRI - RICICCIA L’EX MINISTRA SUL CORRIERE (PAGINE ROMANE) E VIENE SUBITO SFANCULATA

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Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera - edizione Roma"

GIOVANNA MELANDRI

Il risveglio è stato traumatico. Letta l'intervista di Giovanna Melandri sul Corriere («sul Piano Casa il Pd in Regione doveva essere più vigile», le parole dell'ex ministro), Esterino Montino, capogruppo dei democratici alla Pisana, ex vicepresidente e poi ex reggente dopo lo scandalo trans che investì Piero Marrazzo, era furibondo. Poi, piano piano, la rabbia è sbollita e ha lasciato spazio al ragionamento.

Montino, sentito la Melandri? Dovevate alzare di più la voce sul Piano casa...
«Lei dice una cosa sbagliata, ha parlato con superficialità, dimostrando di non conoscere cosa è successo sul Piano casa».

E cosa è successo?
«La nostra battaglia è iniziata un anno fa e il provvedimento è arrivato in consiglio a fine luglio, dopo 10 mesi: abbiamo presentato 700 emendamenti, ci hanno accusato di fare ostruzionismo. Ad essere distratta è la Melandri, non noi...».

Perché l'ex ministro vi critica?
«Per fare vedere che c'è ancora. Lei è scomparsa da circa due anni e sa perfettamente che fa più notizia attaccare la propria parte politica che gli avversari. Dovremmo smetterla di darci addosso l'uno con l'altro...».

GIOVANNA MELANDRI

È vero che la richiesta di impugnativa del Piano casa è partita dai Verdi, e non dal Pd?
«Il ricorso è partito da loro. Poi ce lo hanno sottoposto e io l'ho fatto vedere al nostro avvocato, Gianluigi Pellegrino, che lo ha valutato. A quel punto, ho chiamato Nando Bonessio (responsabile regionale dei Verdi, ndr) per fargli apporre anche la nostra firma, ma il documento era già partito. Abbiamo fatto un comunicato congiunto».

Ma perché non siete stati voi, il principale partito d'opposizione, il motore di un'iniziativa così importante?
«Stavamo lavorando con Pellegrino, ed è arrivata l'impugnativa dei Verdi. A quel punto farne un'altra non aveva senso. Sono solo arrivati prima».

Il problema non sarà che alcuni degli interventi più contestati, come la pista di sci al Terminillo e il porto di Tarquinia, sono sostenuti anche dagli amministratori del Pd?
«Il Terminillo è una proposta avanzata in passato anche del centrosinistra, in accordo con la Provincia di Rieti (guidata da Fabio Melilli del Pd, ndr). Ma non andava messa nel Piano casa: certi progetti vanno discussi caso per caso, e non con una norma generale che autorizza di tutto. Nessuno ne parla, ma nel Piano c'era anche il raddoppio della Luiss, l'università di Confindustria».

E Tarquinia, dove il sindaco è Mauro Mazzola, sempre del Pd?
«Lì il discorso è più complesso. Il porto è bloccato dalle norme paesaggistiche messe dalla giunta Marrazzo. Lo dissi a Mazzola: se quel progetto si può fare senza forzature e in conformità con un Piano sulla portualità, parliamone».

ESTERINO MONTINO

Se la Polverini togliesse la pista del Terminillo dal Piano casa, e la presentasse come proposta a sé, votereste a favore?
«Se fosse in sintonia col progetto voluto da noi e dalla Provincia di Rieti saremmo disposti ad approvarlo. Bisogna essere coerenti».

Montino, sa che qualcuno vi accusa di consociativismo?
«C'è chi ci dà degli ostruzionisti, chi dei consociativi. Secondo me non si deve essere sempre barricaderi: mantengo un profilo da forza di governo. La verità è un'altra...».

Sarebbe?
«Noi abbiamo sempre criticato la Polverini, ma c'è qualcuno che vuole colpire un gruppo, quello regionale, che sta sempre sul pezzo».

Qualcuno chi?
«C'è una sorta di schizofrenia dentro il Pd. Se ogni volta l'oggetto del contendere si riduce ad essere polemici al nostro interno, non andiamo molto lontani».

Certe nomine della Polverini hanno alimentato certi rumors: Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo-Forlanini, è di area di centrosinistra. Stessa cosa per Vitaliano de Salazar, allo Spallanzani. Coincidenze?
«Non ho mai suggerito dei nomi alla Polverini. Se poi lei sceglie personalità di alto profilo, che si trovano nel campo nostro, sono contento. Con Morrone, nello specifico, ho anche avuto un periodo di grande freddezza in passato».

GIOVANNA MELANDRI

All'Asp, fino a poco tempo fa, c'era il senatore Pd Lucio D'Ubaldo. All'Arpa c'è ancora il commissario Corrado Carrubba, nominato da Marrazzo. Dei casi, anche questi?
«Ci saranno problemi nel centrodestra per trovare altre soluzioni. D'Ubaldo aveva posto fin dall'inizio il problema di andarsene, io per primo gli ho detto di non farlo. E con Carrubba cosa dovrei fare? Dirgli di andarsene perché governa il centrodestra? Sono contrario allo spoils system».

Voto alla Polverini finora?
«Direi 3 meno meno... Sta giocando una partita in proprio per la leadership nel Pdl, ma lo fa a scapito dell'azione amministrativa nel Lazio».

Mica rimpiangerete Storace?
«Sono facce della stessa medaglia: poca incisività, molte polemiche e troppa pienezza di sé».

 


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