1 - ARPE LE SUONA A PONZELLINI: I QUATTRINI DELL'AUMENTO DI CAPITALE CON UNA PRESA DI POSSESSO DELLA GOVERNANCE
Gli amici di Romano Prodi raccontano che quando 61 anni fa in una calda giornata di agosto nacque Massimo Ponzellini, la madre dovette rinforzare la culla con borchie metalliche. Per due ragioni: perché la riccioluta creatura pesava al di sopra della media ed era terribilmente inquieto.
Questi tratti il massiccio banchiere li ha conservati e ingigantiti nel corso degli anni, ma non è mai apparso agitato come in questi giorni che decidono del suo futuro e della Banca Popolare di Milano dove è diventato presidente un paio di anni fa. Il prossimo weekend sarà fondamentale per capire il destino di quest'uomo che, dopo essere stato allevato da Romano Prodi, ha ricoperto un'infinità di incarichi per poi approdare nelle braccia della Lega e di Giulietto Tremonti.
GIULIO TREMONTIDurante la famosa "cena degli ossi" che si è svolta all'inizio dell'anno con lo stato maggiore del Carroccio, i "barbari" padani gli hanno assicurato che il suo nome è dentro l'organigramma delle poltrone pubbliche che scadranno in primavera. Prima di lasciare la banca milanese, dove è stato eletto il 25 aprile 2009 con 5.294 voti su 10.024 soci partecipanti, il massiccio Ponzellini vorrebbe comunque lasciarsi alle spalle una situazione che non presti il fianco alle critiche.
Alberto NagelL'operazione appare molto difficile perché Bpm ha le gambe fragili e ha un assoluto bisogno di un aumento di capitale di almeno 600 milioni. Di questo tema il "peso Massimo" bolognese ha parlato tre giorni fa a Piazzetta Cuccia con Alberto Nagel, ma ieri di fronte al crollo in Borsa del titolo si è affrettato a precisare che "non è stata assunta alcuna determinazione su presunte operazioni di aumento del capitale".
Negli ambienti della finanza milanese questa versione non appare credibile, e si aggiunge alle voci sulle fibrillazioni che stanno scuotendo la banca. Tra queste, la possibile sostituzione del direttore generale Fiorenzo Dalu, un 59enne milanese che da semplice impiegato e direttore di filiale è riuscito nel 2007 a diventare il numero 2 dell'Istituto.
MATTEO ARPE & GIRLFRIENDI sindacati, che dentro Bpm sono fortissimi, chiedono la sua testa e propongono come alternativa Enzo Chiesa, un manager più giovane (47 anni) che dopo la Bocconi ha fatto esperienze in Olivetti, Banca Akros e nel 2005 è diventato direttore finanziario della banca di Ponzellini.
FAMIGLIA LIGRESTIL'appuntamento decisivo sarà lunedì prossimo quando - come spiega il "Sole 24 Ore" - i due problemi dell'aumento di capitale e del nuovo direttore saranno dibattuti in un pre-consiglio informale alla vigilia del board decisivo. In mezzo a questo bailame si inseriscono le voci riprese pochi giorni fa da Dagospia sul dialogo che il banchiere bolognese avrebbe avviato con Matteuccio Arpe. Oggi questi rumors che sembravano stravaganti hanno preso più consistenza, e "Repubblica" conferma l'incontro dell'enfant prodige Arpe con il leghista doc della finanza Ponzellini.
Federico Ghizzoni UNICREDITSecondo la ricostruzione del giornalista Giovanni Pons, Ponzellini avrebbe proposto a Matteuccio di sottoscrivere circa un terzo del futuro aumento di capitale per una cifra intorno ai 200 milioni "a cui si accompagnerebbe un contributo manageriale". E qui Dagospia è in grado di aggiungere qualcosa di più su questo "contributo manageriale" perché nel dialogo avviato alla luce del sole ai piani alti della Banca Popolare di Milano, il 47enne "rothweiler" della finanza ha posto una condizione imprescindibile.
perissinotto giovanniIn pratica, prima di accettare qualsiasi intervento di natura finanziaria, l'abbronzato ex-amministratore di Capitalia avrebbe messo un punto fermo sulla guida futura della Banca. Matteuccio è un uomo che studia i numeri primi e si considera il primo dei numeri primi, per cui vorrebbe accompagnare i quattrini dell'aumento di capitale con una presa di possesso della governance.
A quanto si dice sembra che non sia spaventato dalla diabolica dialettica sindacale che condiziona la vita e le scelte della Popolare di Milano. Anche quando dovette affrontare il problema degli esuberi in Capitalia, Arpe evitò sempre scontri frontali fino al punto di inventarsi il famoso progetto "Delta2" che consentì il mantenimento dei livelli occupazionali. Di sicuro comunque non potrebbe accettare una gestione su tavoli paralleli con i sindacati che pretendono di mettere bocca su ogni decisione.
petr kellnerNel weekend il massiccio Ponzellini dovrà cercare di capire se ci sono le condizioni per uscire senza danni personali dal piccolo inferno in cui si è cacciato. Dal ministero dell'Economia gli sono arrivati numerosi messaggi di incoraggiamento che prefigurano la presidenza della Banca del Mezzogiorno oppure dell'Eni.
Per gli amici di Prodi che l'hanno visto nella culla, il sonno del banchiere bolognese resterà agitato fino al 4 aprile quando l'amico Giulietto fornirà le liste per le poltrone pubbliche in scadenza.
2 - LIGRESTI, ARCHIVIARE QUESTA STORIA DI POLVERE E DI MATTONI -GENERALI, I MEDIATORI DI GERONZI IN AZIONE
I giornalisti che si occupano di economia non vedono l'ora di mettere la parola fine a due vicende che sfuggono alla comprensione della maggior parte dei lettori.
La prima sta per concludersi ed è quella che riguarda il salvataggio di Totuccio Ligresti e della sua famiglia che le banche con Unicredit in prima fila hanno deciso di salvare dal miliardo di debiti per evitare ulteriori sfracelli. E anche a costo di passar sopra ai 70 milioni che il costruttore di Paternò e i suoi figli si sono spartiti negli ultimi tempi, non si vede l'ora di archiviare questa storia di polvere e di mattoni.
La seconda vicenda nella quale l'aria si è fatta pesante e la comprensione difficile riguarda le Generali di Trieste con un conflitto che sembra attraversare la più antica compagnia d'Italia fino al punto di rimetterne in discussione la credibilità. Anche i più volenterosi stentano a capire che cosa ci sia dietro il lancio quotidiano di missili che i grandi azionisti e il top management del Leone si sparano in faccia.
Da parte loro Consob e Isvap, i due organi di controllo della Borsa e delle Assicurazioni, vorrebbero saperne di più soprattutto dopo aver letto l'articolo "bomba" pubblicato ieri dall'"Espresso" sulle operazioni condotte da Giovanni Perissi-Rotto e il miliardario cecoslovacco Petr Kellner.
bollore articleL'unica cosa certa è che per rimettere un po' di trasparenza e di pace nella Compagnia deve entrare in campo una mediazione. A quanto sembra i mediatori sono già in azione; il primo è Tarak Ben Ammar, l'unico in grado di placare l'ira del francese Bollorè che si è rifiutato di approvare l'ultimo bilancio e ha sollevato il mattone sotto il quale si sono scoperti vermetti pericolosi. È bene che il produttore televisivo (amico di Berlusconi) parli in francese con il suo amico francese (amico di Sarkozy) chiedendogli una tregua, ed è bene che il dialogo avvenga tra di loro ben lontani da quello scarparo marchigiano che Bollorè e Tarak considerano un maleducato.
della valle colosseo"Non sono servo di nessuno - ha esclamato Tarak nel programma televisivo di Piroso - non sono un arabo di servizio, e tu Della Valle rifletti prima di parlare e leggiti le carte prima di insultare".
Accanto al mediatore che parla francese scenderà in campo un altro mediatore che parla italiano. È Caltagirone, per gli amici Caltariccone, uno che crede alle potenzialità di Generali e non ha alcuna intenzione di compromettere il suo patrimonio.
Non più tardi di ieri l'imprenditore romano ha tirato fuori dal portafoglio 5,4 milioni per comprare altre 360mila azioni di Generali in modo da superare di poco la soglia del 2% nella Compagnia. Con questa fiducia e soprattutto con questi soldi Caltariccone è l'unico che può prendere da una parte Dieguito Della Valle e parlargli da padrone a patron. Tra loro ci sono dieci anni di differenza, ma non è l'anagrafe a segnare la diversità quanto il peso di un patrimonio che nel caso di Caltariccone è di almeno cinque volte superiore a quello dello scarparo.
CESARE GERONZIQuesto è il momento in cui le azioni si pesano e si contano: Dieguito di azioni non ne ha nemmeno una e il suo tesoretto non può consentirgli di strillare come una gazzella in calore.
I mediatori sono all'opera pronti a portare il frutto del loro lavoro nelle mani di quel Cesarone Geronzi che si è chiuso in un silenzio sospetto.
3 - MARPIONNE VALUTA LA QUOTAZIONE DELLA FERRARI. PER GLI ANALISTI SI AGGIRA INTORNO AI 5 MILIARDI DI EURO E LA FIAT POTREBBE CEDERE FINO AL 39% DELLA CASA DI MARANELLO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che Sergio Marpionne ha bisogno di quattrini per portare avanti i suoi progetti americani e il fantomatico programma "Fabbrica Italia".
Questo è il motivo per cui secondo un lancio della Reuters di poche ore fa, il manager dal pullover sgualcito starebbe valutando la quotazione di Ferrari di cui la Fiat non più tardi di una settimana fa ha comprato per 122 milioni il 5% del capitale ancora in mano al fondo di investimento di Abu Dhabi, Mubadala.
Secondo gli analisti la valutazione di Ferrari si aggira intorno ai 5 miliardi di euro e la Fiat potrebbe cedere fino al 39% della Casa di Maranello".
Carlo Rossanigo4 - ROSSANIGO IN THE SKY
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che a Sky Italia è arrivato un nuovo direttore per le relazioni esterne.
È Carlo Rossanigo, 46 anni, laureato alla Bocconi (la madre di tutti i sapientoni), che per sei anni è stato direttore comunicazione in Microsoft Italia".