1 - LA CORTE EUROPEA SUL CASO GIULIANI «L'ITALIA NON VIOLÒ I DIRITTI UMANI»...
Luigi Offeddu per "il Corriere della Sera"
L'Italia non ha responsabilità nella morte di Carlo Giuliani, il giovane dimostrante ucciso a Genova nel luglio 2001 durante i tumulti che accompagnarono il vertice del G8: così ha sentenziato ieri a Strasburgo la Corte europea dei diritti dell'uomo, a quasi dieci anni dai fatti. Un'assoluzione doppia: da un lato per Mario Placanica, il carabiniere che sparò il colpo mortale mentre era assediato sul suo furgone dai manifestanti; e dall'altro per il governo italiano dell'epoca, accusato di non aver ben organizzato l'operato delle forze dell'ordine, e di aver condotto un'inchiesta superficiale sulla morte del giovane.
Così non fu, dicono ora i giudici della Grande Camera della Corte, con un voto a maggioranza: 13 voti a favore, 4 contrari. Hanno deliberato nell'ambito di stretta competenza del loro tribunale internazionale, e cioè il controllo sul rispetto dei diritti umani: in questo caso il diritto alla vita di Carlo Giuliani.
GRAFFITO CARLO GIULIANISecondo gli stessi giudici, il carabiniere Placanica si trovò «sotto un attacco illegale e molto violento», e agì «nell'onesta convinzione che la propria vita e la propria integrità fisica, come quelle dei colleghi, si trovassero in pericolo» . In altre parole: responsabili della tragica morte di Giuliani furono i dimostranti aggressori, anche se la pallottola mortale non fu sparata da loro.
Non è stato dunque accolto il ricorso presentato dai genitori e dalla sorella di Giuliani. La sentenza, che in parte (nell'assoluzione di Placanica) conferma quella di primo grado emessa nel 2009, è stata letta in un'aula quasi deserta e in un'atmosfera quasi irreale, lontanissima dai bagliori e dal frastuono di quel torrido 20 luglio, davanti alla basilica di piazza Alimonda a Genova.
CARLO GIULIANI- G8Ma se molto tempo è ormai trascorso da allora, è certo che neppure questo verdetto basterà a chiudere la vicenda. «È una notizia deludente e negativa- ha commentato Giuliano Giuliani, il padre della giovane vittima - ma non ci arrendiamo: ci rivolgeremo al tribunale civile».
Opposto il giudizio di Roberto Castelli, viceministro della Lega Nord, all'epoca ministro della Giustizia: «La sentenza dà un contributo di chiarezza perché stabilisce che il governo di allora si comportò correttamente». Concorda Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati del Pdl: il verdetto «chiude il caso internazionale costruito dagli speculatori politici, scacciando ogni ombra sull'operato delle nostre forze dell'ordine».
Carlo GiulianiDal fronte opposto rispondono altre voci: «Non siamo abituati a discutere le sentenze e non lo faremo neanche questa volta - dice Oliviero Diliberto della Federazione della sinistra - ma le immagini di quel che accadde a Genova nei giorni del G8 sono ancora vive nei nostri occhi. Tanti ragazzi, tanti nostri giovani hanno vissuto sulla propria pelle una violenza terrificante».
Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista esprime «sdegno e tristezza» e giudica la sentenza «una vergogna» . Mentre per Vittorio Agnoletto, nel 2001 portavoce del Social Forum, i giudici di Strasburgo hanno «coperto un'omertà di Stato» .
2- LE FORZE DELL'ORDINE: «ERAVAMO IMPREPARATI A QUELLA VIOLENZA. DA ALLORA NUOVE STRATEGIE - ORA CI HANNO RESTITUITO LA DIGNITÀ»...
Giovanna Cavalli per "il Corriere della Sera"
«Ci hanno restituito la dignità. Tutti gli italiani hanno visto cos'era successo, quelle immagini parlavano da sole: la camionetta intrappolata, i sassi, i colpi di spranga, l'estintore lanciato per uccidere. Perciò ora che anche la Corte di Strasburgo ci dà ragione, io non mi stupisco» ammette Enzo Letizia, segretario dell'Anfp, l'associazione funzionari di polizia. Per i giudici della Grande Camera non è vero che l'Italia non aveva organizzato al meglio le operazioni delle forze di polizia al G8 di Genova.
GIANFRANCO FINI«I nostri uomini erano più che sufficienti, purtroppo abbiamo subito l'aggressione collettiva di varie frange, venute pure dall'estero, intenzionate a violare la zona rossa. Abbiamo fatto il possibile per evitare incidenti, non ci siamo riusciti e lo riconosco, abbiamo commesso i nostri errori: eravamo impreparati a quel tipo di violenza così massiccia e ci siamo arroccati. Non lo rifaremmo mai più. Dieci anni dopo quella è ormai preistoria». Adesso il primo comandamento nelle manifestazioni è evitare ogni contatto fisico «in cui ciascuno esprime il peggio di sé».
I poliziotti, i funzionari, gli ispettori, studiano alla scuola per l'ordine pubblico di Nettuno. «E si vede. Tanto è vero che in una situazione simile, ovvero il 14 dicembre scorso, durante la manifestazione contro la riforma Gelmini, abbiamo fatto tante di quelle cariche di alleggerimento che ci sono finiti i lacrimogeni». Mai più come il 2001. «Gli uomini sono più preparati ad affrontare certe situazioni. A parte un solo imbecille, il poliziotto che passeggiava sui corpi dei dimostranti. Bravissimo invece quel finanziere il cui primo pensiero è stato difendere la sua arma».
Roberto CastelliDice che è cambiata proprio la strategia: «Fondamentale è diventato lo scambio di informazioni tra le forze dell'ordine. Che deve essere capillare. Vanno contattati i centri sociali, le organizzazioni, i gruppi. Serve il dialogo, la collaborazione. Perché i manifestanti esercitano un proprio diritto e non sono nostri avversari. Come noi non dobbiamo essere obiettivi da colpire». Il segretario dell'Anfp conta su due provvedimenti che aiuteranno chi tutela l'ordine pubblico.
«Regolamenteranno l'uso degli spray a base di peperoncino, utili appunto ad evitare pericolosi contatti. E verranno introdotte le microtelecamere con cui immortalare il vero responsabile di un'aggressione. Come allo stadio. Sa che gli incidenti si sono ridotti dell' 85 per cento? La scorsa domenica nessuno» . Il suo credo è quasi pacifista: «La forza resta l'estrema ratio. Le violenze di piazza non le vogliamo. Ogni manganellata per noi è una sconfitta».