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TRANI A GO-GO PER SADO-MASI - IL DG TAGLIA E CUCE PER CERCARE DI LIBERARSI DELLE SUE STAR PIÙ RIOTTOSE (E DI SUCCESSO): IL 4 APRILE PARTE L’APPELLO CONTRO IL REINTEGRO DI SANTORO RINFORZATO DALL’ESPOSTO CUCINATO AD HOC DAL MINISTRO DI “COLPO GROSSO” PAOLO ROMANI - IL DG ATTENDE AL VARCO ANCHE FABIOLO FAZIO, CHE NON VUOLE SAPERNE DI ACCETTARE I TAGLI AI COMPENSI RICHIESTI A TUTTE LE STAR (E ANCHE ALLE ULTIME RUOTE DEL CARROZZONE RAI): I SUOI 6 MLN IN TRE ANNI NON SI TOCCANO…

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1 - L'ULTIMA SPALLATA DI MASI A SANTORO - RICORSO ALLA CORTE DI APPELLO PER SOSPENDERE IL REINTEGRO
Antonio Massari e Carlo Tecce per "Il Fatto Quotidiano"

masi santoro

Il "metodo Trani" è sempre di moda in Rai: una guerriglia di codici e cavilli, cercando la sponda all'Agcom, per chiudere Annozero. Prossima tappa: 4 aprile, Corte d'appello di Roma. Quando il direttore generale Mauro Masi potrebbe ricevere il via libera per bloccare il programma.

Porta la sua firma la delega del ricorso, scritto dagli avvocati Roberto Pessi e Maurizio Santori. Masi chiede di eliminare il "problema" alla radice, punta a sospendere la sentenza di Appello che non solo confermò il reintegro Michele Santoro in Rai (vittima dell'editto bulgaro), ma ne blindò il ruolo come direttore di un programma di informazione per almeno trenta puntate l'anno.

MASI-VESPA-SANTORO

Masi potrebbe aver agito oltre il proprio mandato: perché la sentenza della Corte d'appello può incidere proprio sulla "collocazione aziendale" e sulla "nomina dei vicedirettori e dirigenti di primo livello". Una materia esclusiva del Consiglio di amministrazione. E non del direttore generale: lo prevede l'articolo 25, comma 2, dello Statuto della Rai. Non ci risulta che il Cda sia mai stato consultato da Masi sulla vicenda. E sono molte le somiglianze con il piano svelato dall'inchiesta di Trani: le intercettazioni che ricostruivano i rapporti (troppo) stretti tra Silvio Berlusconi e il commissario Giancarlo Innocenzi (poi dimessosi) e la parte attiva di Masi nella "caccia" a Santoro.

Ma è la tattica utilizzata da viale Mazzini e la cronologia dei fatti che ricorda il "metodo Trani". Il 27 gennaio Masi interviene in diretta ad Annozero: contesta la puntata - appena cominciata - sul caso Ruby e i festini di Arcore.

PAOLO ROMANI

Nelle stesse ore, il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, ex imprenditore televisivo e vecchio amico di Berlusconi, sta ordinando una portata di pesce in un ristorante nel centro di Roma, a due passi dal Palazzaccio, la Cassazione. Quando Masi riattacca il telefono, e augura la buonanotte a Santoro, Romani lascia il tavolo - il pesce ancora nel piatto - e corre via con i suoi collaboratori.

Non sappiamo se tra le due scene vi sia un nesso diretto. C'è però un fatto certo: il giorno dopo, il 28 gennaio, all'Agcom giunge un esposto. Riguarda due puntate di Annozero e lo scandalo Ruby. È in carta intestata e firma in calce: il ministro, Paolo Romani. L'inventore di Colpo grosso e mentore di Maurizia Paradiso "consiglia" all'Agcom di visionare Annozero: nelle puntate del 20 e 27 gennaio s'è "dato ampio rilievo ad affermazioni di carattere gratuito, denigratorio e gravemente lesive della dignità e del decoro di eminenti personalità politiche". Romani lamenta che sono state "proferite da soggetti coinvolti nell'attività di indagine della Magistratura".

L'esposto aziona l'offensiva di Masi: viene inserito nell'istanza (7 febbraio) che Masi deposita in Cassazione per anticipare di tre anni l'ultima e definitiva sentenza su Santoro e viene ampiamente citato nel ricorso (28 febbraio) alla Corte d'appello. È il chiodo che regge il quadro.

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Nel ricorso si legge del "pericolo di un grave e irreparabile danno economico" per la Rai, visto che il ministro Romani ha "stigmatizzato" il contenuto delle puntate di Annozero. Gli avvocati si spingono oltre: sostengono che l'esposto "con ogni probabilità sarà considerato fondato dall'Agcom, con la conseguenza pressoché certa che l'Agcom sanzionerà la Rai con pene fino al 3% del fatturato aziendale". Parliamo di circa 90 milioni di euro.

Le congetture dei legali, però, si scontrano con fatto certo. Almeno per ora: l'Agcom non ha neanche aperto un'istruttoria in seguito all'esposto di Romani. Quel 3 per cento evocato dinanzi alla Corte d'appello ricorda proprio un'intercettazione ascoltata nell'inchiesta di Trani.

Nel dicembre 2009 Masi parla con il commissario Agcom Innocenzi, dicono che sia impossibile fermare Santoro con un atto ex ante, cioè prima che vada in onda: "O l'Autorità mi dice, stiamo a tre ore dalla trasmissione, che c'è una violazione ex ante fortissima oppure, che faccio io?". Innocenzi risponde che si può intervenire solo dopo. E suggerisce la multa milionaria: "L'Autorità ti può dire: sappi che se per caso tu non rispetti queste cose qui, io ti acchiappo e ti do il 3 per cento di multa". "Benissimo...", annuisce Masi.

CLAUDIO CAPPON

È lo stesso Berlusconi a sollecitare Innocenzi nelle telefonate di Trani: "Quello che adesso bisogna concertare è che l'azione vostra sia un'azione che consenta... che sia da stimolo alla Rai per dire 'chiudiamo tutto'". L'esposto di Romani, usato da Masi per giustificare i suoi ricorsi, sembra ricalcare il "metodo" tentato nel 2009. Ma lasciamo l'inchiesta giudiziaria e torniamo ai fatti di questi giorni.

Dopo l'istanza in Cassazione di due settimane prima, il 28 febbraio l'offensiva è completa. arriva anche il ricorso in Corte d'appello: si chiede di annullare la sentenza che consente a Santoro di fare il proprio lavoro in Rai. Masi elenca le colpe di Annozero: l'intervista a Nadia Macrì, una delle donne incontrate ad Arcore dal premier, non doveva essere realizzata. Il motivo: anticipa un "atto di competenza della Procura".

Gli improperi di Lele Mora, che s'augurava un atto di squadrismo fascista contro i cronisti di Annozero, violano i diritti dei minori in fascia protetta. Non sappiamo se Masi avesse una delega talmente elastica per rivolgersi alla Corte d'appello sulla collocazione aziendale di Santoro. Sappiamo, però, che se la Corte d'appello gli darà ragione, la "chiusura" di Annozero, auspicata da Berlusconi, sarà sempre più vicina.

prov45 fiorello fans

2 - FAZIO NON VIENE VIA MA VUOLE SEI MILIONI...
Enrico Paoli per "Libero"

L'anno scorso si era limitato a chiedere un po' di buon senso a tutti. Che, tradotto in euro, gli aveva permesso di ottenere una decurtazione del 10% dei compensi dai contratti delle star della Rai. Questa volta no. Questa Mauro Masi, direttore generale della tv pubblica, va girando per i piani del palazzone di viale Mazzini ricordando a tutti che bisogna «tagliare i costi » e «ridurre i compensi».

La crisi, insomma, è arrivata anche nel paese dei balocchi del piccolo schermo e il refrain «bambole non c'è una lira» sta diventando una sorta di regola certosina, volendo centrare il pareggio di bilancio previsto dal piano industriale voluto proprio da Masi.

ATTILIO ROMITA

Eppure c'è chi, come Fabio Fazio, di crisi, tagli, riduzione dei compensi non vuol sentir parlare. Anzi, essendo il suo uno dei contratti più onerosi della Rai, guai a parlare di decurtazioni. Il buon Fazio è disposto, al massimo, a sottoscrivere un accordo che preveda lo stesso importo, due milioni di euro all'anno garantiti per tre anni, del precedente contratto. Al quale bisogna aggiungere le serate speciali, tali sono le puntate di "Vieni via con me", ed eventuali prestazioni straordinarie. Altre condizioni non vengono prese in considerazione.

AUGUSTO MINZOLINI

Masi, che proprio in questi giorni ha ufficialmente aperto la stagione dei rinnovi del contratti (una sorta di stagione venatoria per star e manager) ha fatto sapere che non «accetta di sedersi al tavolo delle trattative» se la controparte non è disposta a cedere sui soldi. Fazio, peraltro, rientra in quella eletta schiera di star televisive a cui l'ex direttore generale, Claudio Cappon, regalò il «privilegio» del contratto triennale garantito, andando contro tutte le regole di mercato.

La riduzione del compenso di Fazio, assieme a quella delle altre star, potrebbe essere utilizzata per riportare Fiorello in Rai, uno degli obiettivi principali dell'agenda Masi. I primi abbocchi avrebbero dato già buoni risultati, grazie anche all'impegno di Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e del Giornale Radio.

antonio preziosi

E mentre Masi taglia, il Tg1 ricuce. La redazione del giornale diretto da Augusto Minzolini ha rinnovato il proprio comitato di redazione, l'organo interno di rappresentanza sindacale. Alle elezioni hanno partecipato 160 giornalisti sui 164 , pari al 97,5%. Alla fine sono stati eletti Simona Sala, indicata dal Pd, con 82 voti, Attilio Romita, espressione della componente di centrodestra con 75 voti e Alessio Rocchi, candidato di bandiera della sinistra, con 64 voti. Con un cdr che vira verso la maggioranza (Romita è stato il più votato in assoluto), Minzolini vede rafforzata la sua posizione.

 


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