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1- IL VENTENNIO DI SILVIO! ALTRO CHE GHEDDAFI E MUBARAK ABBATTUTI DALLE RIVOLTE, L’UNICO SOVRANO INTOCCABILE DEL MEDITERRANEO È IL CAVALIER POMPETTA, OGGI PIÙ FORTE CHE MAI! 2- ARCHIVIATO IL TERZO POLO. GRAZIE ALLE DOVIZIOSE ACQUISIZIONI DEI \"CASSIERI\" VERDINI & SANTADECHÉ, FINI STERILIZZATO ANCHE ALLA CAMERA CON QUOTA 28 DEPUTATI, NON PUÒ PIÙ NUOCERE NELLE COMMISSIONI. PER MONTEZEMOLO È BASTATA SOLO UNA POLTRONA: IL COMITATO OLIMPICO (PER IL QUALE SERVE L’APPOGGIO DEL GOVERNO) 3- LA LEGA, ACCONTENTATA SUI NUMERI PARLAMENTARI, ORA NON PUÒ PIÙ SFILARSI. CANCELLATA LA DIRETTA DELL’ANNUNZIATA DA RADIO PADANIA (PER EVITARE “INCIDENTI”) 4- PROSSIMO OBIETTIVO DEL BANANA: I GIUDICI. IL GOVERNO AVANTI COME UNO SCHIACCIASASSI SU PROCESSO BREVE, BAVAGLIO INTERCETTAZIONI E RIFORMA DELLA CONSULTA 5- MESSO A TACERE IL PALAZZO, IL BANANA PENSA A RECUPERARE IL CONSENSO SUL CASO RUBY: CAMPAGNA A TAPPETO SULLE TV, A COMINCIARE DALLA TANA DEL LUPO “BALLARҔ 6- LA PROFEZIA DEI “99 GIORNI CHE TRAVOLSERO IL CAVALIERE”: SI ARRIVA ALLO SCONTRO FINALE, CON TANTO DI REFERENDUM (COME PROPONE OGGI BERLUSCONI SULLA GIUSTIZIA) E SCENDE IN CAMPO L’UNICO CHE PUÒ FERMARLO, IL PANAMA PRESIDENZIALE NAPOLITANO. CHE OGGI HA BATTUTO UN ALTRO COLPO CONTRO L’INOSSIDABILE DI ARCORE…

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DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE

1- IL CAVALIERE RAGGIANTE ("FINI E' FINITO") PRONTO ALLO SCONTRO FINALE SULLA GIUSTIZIA: IN PREPARAZIONE IL BLITZ NELLA TANA DEL LUPO, A BALLARO'
Francesco Bei per "La Repubblica"


Sfida il Quirinale con un attacco frontale alla Consulta, accusata di cassare «leggi giuste». Non teme più la reazione di Napolitano, il Cavaliere ormai si sente invincibile. A gasarlo sono stati Denis Verdini e Daniela Santanchè, che da giorni lavorano ai fianchi le truppe di Fini. La notizia che aspettava è arrivata ieri, con il rientro da Fli del veneto Luca Belletti. «È fatta - ha esultato il premier - ormai non mi ferma più nessuno. Con questa mossa abbiamo ucciso Fini e ora la Lega dovrà venirci dietro fino allarme della legislatura».

MARRIMO DALEMA INSEGA A ROSI BINDI LORIGAMI

Il cruccio del premier è infatti legato agli «scricchiolii» che da qualche tempo arrivano dal Carroccio. Piccoli segnali, come l`incontro segreto tra Massimo D`Alema e Roberto Maroni, oppure la Padania che si apre a un`intervista di Pier Luigi Bersani sul federalismo. Senza contare lo scambio continuo di informazioni tra i vertici leghisti e Napolitano, culminato nell`udienza di Bossi al Colle della scorsa settimana.

La Lega appare insomma preoccupata dall`abbraccio soffocante con un leader indebolito dalle inchieste e dalla pressione internazionale. E inizia a guardarsi intorno. «Facevamo fatica a portare a casa le riforme quando avevamo una maggioranza ampia - confessa un leghista di primo piano - figuriamoci adesso. Berlusconi ha il fiato grosso e ci vuole trascinare in una crociata "o con me o contro di me", ma a noi conviene?».

FINI CON ENZO RAISI EDITORE DEL SECOLO Una foto di archivio di Roberto Maroni assistito da Roberto Calderoli e Umberto Bossi dopo gli incidenti di via Bellerio

Timori diffusi nel Carroccio, mala realtà, spiegano invece dal Pdl, è che il patto tra Berlusconi e Bossi regge ancora. «Umberto- ha spiegato il Cavaliere a un fedelissimo - quando è venuto a cena a palazzo Grazioli mi ha chiesto come condizione di riprendere in fretta il controllo delle commissioni della Camera. Fatto questo, mi ha assicurato che andremo avanti insieme fino alla fine della legislatura».

Così ora il premier è «certo» di aver ripreso in mano il proprio destino. E, dopo aver snobbato Montecitorio per anni, sembra essere diventato un grande esperto di alchimie parlamentari. «Un deputato al giorno toglie il medico di torno», scherza Verdini. La contabilità degli ultimi arrivi sembra in effetti dargli ragione. L`operazione allargamento è ancora in corso, ma gli esperti del Cavaliere invitano a non guardare soltanto al gruppo dei Responsabili - che pure in sordina sta crescendo con l`arrivo dal Pdl di Mottola, Lehner e altri due - ma anche a quello che succede dentro Fli.

maroni-saviano

Con l`addio di Belletti, Rosso e l`ormai prossima (secondo il Pdl ovviamente) fuoriuscita di Barbareschi, Fli scenderebbe a 28 deputati. In questo modo, essendo 14 le commissioni, il capogruppo Della Vedova non potrebbe mandare più di due deputati in ciascuna. Consentendo quindi al Pdl di riprendere il controllo delle tre commissioni che finora avevano inchiodato il governo: Bilancio, Giustizia e Affari Costituzionali.

fini barbareschi

Berlusconi non sta più nella pelle: «Abbiamo vinto, stanno scappando tutti da Fli uno ad uno. Tra un po` Fini perderà anche il gruppo alla Camera». Per questo, anche a costo di scontentare Saverio Romano, ancora per qualche giorno il rimpasto di governo dovrà aspettare. Al Cavaliere infatti quei dieci posti da sottosegretario servono molto per allettare i finiani indecisi: può promettere tutto a tutti.

C`è un`altra operazione strategica in corso e ruota intorno alla possibilità di sollevare un conflitto d`attribuzione alla Consulta per bloccare il processo Ruby. Il regolamento affida questa decisione all`ufficio di presidenza della Camera, dove il Pdl è in minoranza per un voto.

Ma se Gianfranco Micciché riuscisse (con un prestito di deputati dal Pdl) a formare un suo gruppo "Forza del Sud", avrebbe diritto a un posto da segretario d`Aula e quindi entrerebbe nell`ufficio di presidenza. Così Berlusconi avrebbe la ragionevole speranza di poter legare le mani ai pm di Milano.

7cap15 gianfranco miccicheBENEDETTO DELLA VEDOVA

Baldanzoso, ormai deciso a giocarsi il tutto per tutto, il Cavaliere sta meditando anche un clamoroso effetto a sorpresa. L`intenzione è quella di presentarsi in tv a spiegare la sua «verità» sul caso Ruby e le feste di Arcore. Berlusconi ha confidato ad alcuni amici questa intenzione, spiegando anche di voler sfidare i suoi nemici «andando nella tana del lupo».

bertone_b_napolitano

Non un monologo ingessato «alla Breznev» (definizione di Giuliano Ferrara), come quello che sarà diffuso oggi dai Promotori della libertà. Ma un vera intervista con un vero giornalista. Finora i suoi avvocati sono riusciti a trattenerlo, ma il Cavaliere è intenzionato ad andare. Il talk scelto è "Ballarò".

2- L'ARGINE DI NAPOLITANO AL BANANA: LA COSTITUZIONE E LE LEGGI GARANTISCONO GIUSTIZIA
Lavinia Rivara per "Repubblica.it"


Non si è fatta attendere la risposta del presidente della Repubblica all'offensiva sulla giustizia lanciata negli ultimi giorni da Silvio Berlusconi. In una intervista al giornale tedesco "Welt am sonntag" Giorgio Napolitano affronta direttamente il tema del Rubygate e se da una parte rileva che il premier "ha le sue buone ragioni" per respingere le gravi accuse rivoltegli dalla procura di Milano, dall'altra il capo dello Stato non solo ricorda che Berlusconi possiede "buoni mezzi giuridici" per difendersi, ma soprattutto sottolinea che "sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi, garantiscono che un procedimento come questo si svolgerà secondo giustizia". E dunque, conclude il capo dello Stato, "confido nel nostro Stato di diritto".

napolitano berlusconi

In altre parole - ed è questo il vero messaggio che il Colle manda al premier - non c'è bisogno di stravolgere nè la Costituzione nè le nostre leggi per godere del diritto alla difesa. Ma Berlusconi non solo non ascolta ma sembra voler sfidare apertamente il capo dello Stato.

BERLUSCONI RUBY

Così, mentre le agenzie di stampa stanno ancora rilanciando le parole di Napolitano, il premier diffonde l'ennesimo messaggio ai Promotori della libertà in cui torna ad attaccare la magistratura, "divenuta sempre più un contropotere politico", insistendo sulla legge anti-intercettazioni. "Introdurremo una normativa che ponga fine agli abusi e alle violazioni della privacy" dice, sostenendo che negli Usa "chi passa le intercettazioni alla stampa va in galera e ci resta per molti anni".

Di certo la settimana che si apre sarà rovente sia per la giustizia che per i processi del premier. Già si profila l'ipotesi che il capo del governo invochi il legittimo impedimento per il primo procedimento che ha in calendario, quello sul caso Mills (l'udienza è il 28 febbraio), mentre il Pdl potrebbe chiedere subito alla Camera di sollevare il conflitto di attribuzione sul caso Ruby.

FEDE ANNUNZIATA big

E in Parlamento si andrà probabilmente avanti a tappe forzate su processo breve e intercettazioni. Anche perchè la maggioranza potrebbe avere ora i numeri per farlo: dopo Bellotti anche Barbareschi lascia Fli. Settimana importante anche per il federalismo: alle Camere tornerà infatti quel decreto sul fisco municipale stoppato dalla bicameralina.

ENRICO MENTANA PIERLUIGI BERSANI GIOVANNI FLORIS - copyright Pizzi

E per la Lega il momento è così delicato da aver annullato (temendo contestazioni contro Berlusconi) il filo diretto con Radio Padania previsto nella trasmissione di Lucia Annunziata. Nuove prove dunque per la maggioranza. Del resto lo stesso Napolitano, pur ammondendo una politica divenuta ormai "guerriglia", sottolinea che "un governo regge finchè dispone della maggioranza in Parlamento e - aggiunge - opera di conseguenza". Cioè governa.

3- ROSSO, BELLOTTI, BARBARESCHI: FLI CADE A QUOTA 28 E SI RIMETTONO IN GIOCO LE COMMISSIONI. INTANTO MONTEZEMOLO SI RIFUGIA "CORAGGIOSAMENTE" NEL COMITATO OLIMPICO
Enrico Paoli per "Libero"


Il pollaio del terzo polo perde un altro gallo e i futuristi sono sempre più senza futuro. A lasciare il recinto, alquanto posticcio, del cosiddetto terzo polo tirato su dalla trimurti Fini-Casini-Rutelli, è Luca Cordero di Montezemolo, che alle risse della politica ha preferito le beghe delle Olimpiadi. Un modo molto poco british, ma molto italiano, per dire agli ex compagni di avventura, ammesso che lo siano mai stati veramente, quanto siano lontane le elezioni anticipate.

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Meglio i cerchi olimpici, dunque, dei cerchi elettorali, soprattutto se a chiedergli d'impegnarsi per Roma è Gianni Letta, con la benedizione del sindaco, Gianni Alemanno, e la soddisfazione di Rutelli. Per il leader dell'Api un competitor in meno. Montezemolo ha incontrato il sot¬tosegretario alla presidenza del Consiglio Letta offrendogli la propria disponibilità a gui¬dare il comitato promotore delle Olimpiadi di Roma 2020, a patto che vi siano le condi¬zioni per l'assunzione dell'impegno.

GIANNI LETTA E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO

Non solo risorse economiche necessarie per il successo dell'impresa, ma anche un appoggio pieno del governo e bipartisan, a livello parlamentare, per un'operazione che sia concepita a favore dell'Italia intera. Insomma, visto che ci metto la faccia, vorrei evitare che Berlusconi mi metta i bastoni fra le ruote.

E per un presunto candidato premier che sceglie le Olimpiadi, quelle vere, c'è un esponente di primo piano di Futuro e Libertà, quale è Luca Bellotti, che divorzia dal presidente della Camera, per tornare alla base. Un'uscita pesante quella del responsabile degli Enti locali del partito, in prima fila a Mirabello e gran tessitore di rapporti in quel Veneto che Fini avrebbe voluto conquistare.

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E se uno come Bellotti lascia la barca futurista significa davvero che la falla apertasi non è più riparabile. A dare l'annuncio del ritorno del figliol prodigo un laconico comunicato del PdL, chiaro segnale di quanto sia no frenetici i lavori in corso a via dell'Umiltà, in vista di nuovi arrivi. «L'onorevole Bellotti ha motivato la sua scelta spiegando di avere da sempre una storia politica di centrodestra», si legge nella nata ufficiale del PdL, «peraltro con incarichi di responsabilità e di governo locale nella sua regione, il Veneto, non facendo mai venire meno il suo convinto sostegno al governo nazionale, almeno fino a quando il Fli non ha deciso di votare la sfiducia all'esecutivo».

SOTTOSECRETARIO MENIA E SIGNORA

Quel voto, nonostante la kermesse milanese, rischia di trasformarsi nella Caporetto di Fini e la difesa di Roberto Menia, altro fedelissimo di Fini, secondo il quale si tratta di «casi personali, appare una pezza peggiore del male.

Intanto Enzo Raisi, finiano di ferro e futurista della prima ora, smentisce con veemenza le voci che lo vorrebbero in procinto di abbandonare i finiani. «La notizia è così falsa che dimostra quanto questa aggressione mediatica sia guidata e cerchi di destabilizzare il nostro progetto».

Progetto sempre più simile alla linea Maginót, costruita dai francesi per fermare i tedeschi e aggirata come se non fosse mai esistita. Tanto che gli esponenti della maggioranza, come dimostra il comunicato che annuncia il ritorno di Bellotti, non devono aver fatto troppa fatica a convincere i dubbiosi. Dubbiosi come Luca Barbareschi, cui il partitino finiano sembra andare sem¬pre più stretto: «Credo che il disagio di molti di Futuro e Libertà non dipenda dal mercato ma dalle proprie coscienze. So che l'onorevole Granata mi ha messo in delle liste di proscrizione, a proposito di democrazia interna. E inutile ogni ulteriore commento».

FINI, MENIA FASCISTI

Barbareschi, insomma, è con un piede e mezzo fuori da Fli. E, se ne dovesse andare, le conseguenze sarebbero rile¬vanti: sommato a quelli di Rosso e Bellotti, l'addio di Barbareschi porterebbe il gruppo di Fli alla Camera a quota 28 deputati, escludendo così i finiani dal meccanismo dei resti per attribuire i posti nelle commissioni e ridimensionandone drasticamente il peso.

4- LA PROFEZIA DEL LIBRO ANONIMO SUI "99 GIORNI CHE TRAVOLSERO IL CAVALIERE": L'UNICO A POTERLO BATTERE E' NAPOLITANO
Dal "Clandestinoweb.com"


Arriva dal sito Dagospia una curiosita' 'editoriale'. Chi potrebbe essere il diabolico autore di questa, per usare le parole di FIlippo Ceccarelli su Repubblica "power fiction", "I 99 giorni che travolsero il Cavaliere"? E mentre i politici si interrogano, Elido Fazi è stato visto lo scorso 10 gennaio a cena presso il ristorante Settimio all'Arancio di Roma con Vito Mancuso, Daniel Franklin e John Micklethwait, rispettivamente caporedattore e direttore dell'Economist. Fosse mai che a qualcuno all'Economist, dati i tempi, fosse tornata la voglia di ripartire alla carica contro Berlusconi?

Godgift - I 99 giorni che travolsero il Cavaliere

Il libro che Fazi Editore ha spedito nelle librerie e che è firmato da un nom de plume, ovvero Philip M. Godgift con il titolo "I 99 giorni che travolsero il Cavaliere" è un'attenta lettura della realtà d'oggi con l'indicazione dello sbocco che potrebbe avere l'attuale crisi politica. Philip M. Godgift, che ben conosce i segreti del Palazzo, prospetta come plausibile e prossimo scenario quello di un referendum per la repubblica presidenziale e uno scontro finale in cui si affronteranno il Cavaliere e il Presidente della Repubblica.

Protagonisti del romanzo/saggio di Godgift sono i principali politici italiani che si muovono, parlano e agiscono in maniera più che realistica durante i 99 giorni che portano alla caduta del Cavaliere. Attentati, sesso, violenza, lusinghe, ricatti, pedofilia e congreghe occulte si intrecciano sullo sfondo cabalistico della lotta politica in vista delle nuove elezioni che devono decidere le sorti dell'Italia.

Sembra tutta fantasia, si tratta invece di uno scenario verosimile, per non dire del tutto veritiero nell'immediato futuro: con un tono grottesco e a tratti esilarante, l'autore costruisce una campagna elettorale insanguinata e costellata di finti dossier, una svolta autoritaria che spingerà il Presidente Napolitano ad abbandonare il Quirinale e a candidarsi premier per il centrosinistra. Vincerà, mentre Berlusconi è costretto a fuggire ad Antigua. Lo seguono Rossana Rampilla (la Brambilla) e Mesto Gambatesa (Capezzone). Vanni Cappaespada (alias Gianni Letta), fuggito il Cainano, verrà selevato alla porpora cardinalizia.

 


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