Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"
gheddafi bigL'Alba dell'Odissea si è tramutata nel crepuscolo delle velleità. Ben più pericolose dei cannoncini libici. Non c'è cosa peggiore di andare in battaglia senza sapere chi comanda e su quali siano gli obiettivi reali. Compreso se sia possibile eliminare fisicamente Muammar Gheddafi.
SARKOIl missile sparato dagli inglesi sul rifugio di Bab Al Aziziya è un'indicazione precisa. Gli americani, con qualche imbarazzo, lo hanno negato: il quartier generale è un bersaglio, il Raìs no. Ambiguità che ritroviamo nelle dichiarazioni dei britannici. Il capo di stato maggiore, generale Sir David Richards, ha assicurato: il dittatore non è nel mirino. Sibillino il ministro degli Esteri William Hague: «Dipende dalle circostanze» .
LIBIA- MAPPA DELLA GUERRAInsomma, se capita. E fonti governative hanno aggiunto che la risoluzione Onu permetterebbe di colpirlo in quanto rappresenta una minaccia per il suo popolo. La cortina fumogena nasconde in realtà i timori di quanto è avvenuto in Iraq. Nel 1990, George Bush senior ha risparmiato Saddam perché gli arabi - si è sempre detto - non lo avrebbero permesso. I parametri sono mutati con l'invasione del 2003: il fine era il cambio di regime. Anche allora missili da crociera lanciati a grappoli. Un tentativo di togliere di mezzo il leader per avere un Iraq «desaddamizzato» .
attacco francese GÈ andata in modo diverso. Saddam era davvero nascosto sotto terra, ma in una buca nel retro di una casa. La proposta torna per Gheddafi perché un missile potrebbe levare dai guai la coalizione dei divisi. La natura del regime, che somiglia ad una cosca, può favorire questa opzione. Sul piano militare sarebbe la soluzione ideale ma non su quello politico. I primi a non essere d'accordo sono i ribelli. «Tocca a noi destituire Gheddafi, non vogliamo che sia ucciso dagli alleati» , è stato il messaggio.
Gheddafi e ObamaPoi ci sono le obiezioni di molti Paesi che farebbero a meno del colonnello ma non possono accettare che sia fatto fuori da potenze occidentali. I dubbi sulla sorte del dittatore sono aggravati dalla discordia tra i presunti alleati. La vera battaglia si combatte negli stati maggiori. I francesi hanno mandato i loro caccia a Bengasi mentre si stava ancora discutendo su come agire. Hanno preteso di comandare, tirandosi dietro gli inglesi. Del resto Sarkozy lo aveva detto: se la comunità non ci segue agiremo in modo unilaterale.
Mike MullenMa per dare la vera spallata hanno dovuto affidarsi alla potenza di fuoco americana. Agli alleati che chiedevano l'ombrello Nato, Parigi ha risposto che «non sembrava opportuno» . Gli altri conflitti combattuti in questi anni- al di là degli esiti- hanno sempre avuto una catena di comando precisa che non ha impedito ai membri delle coalizioni di imporre delle proprie regole di ingaggio. È avvenuto in Iraq, si è ripetuto in Afghanistan.
Ci sono stati e ci sono dissensi ma tutto si è svolto all'interno di una strategia condivisa. La campagna di Tripoli è invece iniziata senza aver fissato la meta. I francesi hanno bombardato i blindati libici per consentire ai ribelli di guadagnare posizioni. Gli americani hanno spiegato che non è loro intenzione fare da ombrello agli insorti. I francesi hanno riconosciuto il comitato rivoluzionario, gli americani hanno negato di avere contatti diretti con gli oppositori armati. Verità, bugie, pragmatismo. Che celano contrasti profondi.
Ammiraglio Mike Mullen capo Stato Maggiore USAGli alleati- compreso un cauto Barack Obama - sostengono che non vogliono rovesciare il regime però aggiungono che il dittatore «se ne deve andare» . In che modo? Una tabella di marcia suggerita dagli esperti prevede: 1) Stabilizzare le aree ribelli con la no-fly zone. 2) Riorganizzare e armare gli insorti per incoraggiare la rivolta. 3) Picchiare sul regime finché non si produca un crac. Ma queste linee le hanno discusse nei vertici preparatori? Forse lo hanno fatto, ma ogni partecipante si è tenuto una sua carta di riserva.
Se c'erano delle riserve dovevano essere poste prima di accendere i motori dei caccia. Infine la risoluzione Onu. Parla di misure necessarie per proteggere i civili. Formula vaga che ha trasformato i raid in un coinvolgimento nel conflitto civile. Parigi e Londra - con i loro comandi - sono pronte a farlo, altri partner si oppongono (come l'Italia) mentre gli Usa sono apparsi divisi tra la prudenza della Casa Bianca e l'interventismo umanitario della Clinton. Il rischio è che alla fine la spunti di nuovo Gheddafi che- non dimentichiamolo - non è la vittima ma il carnefice.