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TERREMOTO? QUALE TERREMOTO? - A TOKYO LA VITA CONTINUA CON UNA NORMALITÀ STRANIANTE AGLI OCCHI DEGLI OCCIDENTALI: TUTTO FILA COME SE NULLA FOSSE SUCCESSO: SHOPPING, SPIEDINI TAKE AWAY E VOGLIA DI ROUTINE - UNICA CONCESSIONE ALLA PAURA RADIOATTIVA, LE MASCHERINE SUL VOLTO (MA LE METTONO sempre PER NON ATTACCARSI IL RAFFREDORE) E UNA MANIFESTAZIONE ANTINUCLEARE TALMENTE COMPOSTA CHE ASPETTA IL SEMAFORO VERDE PER ATTRAVERSARE LA STRADA…

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Roberto Giovannini per "la Stampa"

Militari giapponesi

Quando un po' di gente (magari tanta) va via da una megalopoli di 36 milioni di abitanti, questa città non si svuota, no. Non è un deserto. Non è in agonia.

Provare per credere: domenica pomeriggio, ore 17 appena suonate, al celeberrimo incrocio diagonale di Shibuya, davanti alla stazione omonima, a pochi passi dalla statua del fedelissimo cane Hachiko. Quando scatta il verde per i pedoni, è come se si muovesse tutta insieme una sconfinata marea umana, una folla allegra di passanti.

Giappone

Centinaia e centinaia di ragazzi con i capelli lisci, ragazze con calze a mezza coscia e scarpe improponibili, impiegati, donne, turisti. Chi parla al telefono, chi chiacchiera, chi confronta i reciproci look, chi fuma nelle limitatissime aree dove si può. A fiumane si infilano nei negozi rigurgitanti gente, a guardare provare comprare ogni sorta di abito, accessorio, gadget.

Dentro il palazzo dello «Shibuya 109» - il tempio di tutte le mode più pazze e bizzarre immaginabili rivolte alle teenager (vere o presunte) - non si riesce quasi a camminare.

Giappone

No, questa non è una città in agonia, come sensazionalisticamente descrive (sbagliando) chi conosce poco una città complessa come Tokyo, che forse non ha l'eguale nel mondo. Una città dove tanti si fidano delle rassicurazioni delle autorità. Dove tanti, con evidente «tigna», vogliono dimostrare al resto del mondo di non aver paura.

Dove si continua a fare tutto come sempre: il venditore di yakitori resta all'angolo della strada a vendere i suoi spiedini di carne nelle viette del quartiere di Asakusa; il ferroviere dello Shinkansen fa l'inchino prima di controllare i biglietti di un vagone; la commessa del grande negozio di moda di Ginza saluta i nuovi arrivati con il suo eterno «sumimasen».

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E poi la verità è che la stragrande maggioranza dei tokyoti non può andarsene. È costretta a rimanere in città. Anche i più preoccupati mettono in mezzo i genitori o i parenti anziani per spiegare che devono restare.

E dunque anche in una giornata come quella di ieri, con le nuove notizie sull'evidente e progressivo aumento della contaminazione dell'acqua, alla fine gli abitanti della metropoli possono solamente continuare la loro vita quotidiana il più tranquillamente possibile. Come se fosse una giornata di metà marzo come tante, in bilico fra inverno e primavera.

I campioni continuano a mostrare una progressione che non rassicura: l'acqua di rubinetto in città è passata dai 1,5 becquerels per chilo di iodio-131 (la soglia di tollerabilità stabilita per legge e considerata «accettabile» è di 300 becquerels) a 3. Sono comparse anche tracce di cesio; quel che è peggio è che i dati sono particolarmente negativi nelle prefetture a Nord di Tokyo, Ibaraki, Gunma e Tochigi.

Giappone

I valori sono sempre molto inferiori a quelli pericolosi, va detto. Ma intanto la schifezza radioattiva sputata dalla centrale c'è. Se non altro, ieri (giorno al centro di tre giorni di ponte) non ci sono stati tagli di corrente o restrizioni ai trasporti, visto che industrie e aziende sono per lo più chiuse per festa.

Giappone

Certo, contro il cesio e lo iodio nell'acqua a poco servono le onnipresenti mascherine di garza che portano (quasi) tutti quando escono. Un'abitudine che nasce dal desiderio (tipicamente garbato e giapponese) di chi ha pure un banale raffreddore di non passare ad altri i suoi germi. E anche dalla paura di ammalarsi, paura che le passate epidemie di Sars e di influenza aviaria hanno generalizzato. Anche chi beve acqua imbottigliata dovrà lavarsi, c'è poco da fare.

Tokyo

Ieri, in uno scenario un pochino paradossale per noi europei, sempre nel quartiere di Shibuya si è tenuta una manifestazione antinucleare, anche se in realtà nell'agenda dei promotori (sindacati di sinistra e gruppi studenteschi) c'erano la lotta contro la guerra e il capitalismo.

GIAP REATTORE FUKUSHIMA medium

Assenti, per scelta, i gruppi antinucleari ed ecologisti più organizzati, come il Cnic e il Wwf, che sostengono si tratti di iniziative nefaste per la causa, che comunque aumenta consensi. Circa un migliaio di persone, tanti stendardi con scritte, fischietti, tamburi. Paradossale per noialtri, perché il corteo formatosi vicino allo Stadio Olimpico nel parco di Yoyogi prima ha aspettato il semaforo verde e il via libera dei vigili per uscire dal parco.

La centrale nucleare di Fukushima dopo lo tsunami

Poi, i manifestanti con grandissimo ordine e compostezza - sempre scandendo slogan contro l'energia nucleare e il governo Kan e per chiedere aiuti per i terremotati - si sono limitati a occupare la corsia preferenziale per i mezzi pubblici, vigilata da un numero inverosimile di agenti, molti in borghese.

La centrale nucleare di Fukushima dopo lo tsunami

Per cui, da una parte le macchine continuavano a passare. Dall'altra, sui marciapiedi del distretto di Shibuya e di Harajuku, i ragazzi abbigliati di tutto punto gettavano uno sguardo un po' distratto, scattando foto con i loro smartphone.

 


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