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La decisione della Merkel, insieme a Cina e Russia, di astenersi all´Onu sulla guerra a gheddafi, ha scatenato una tempesta a Berlino - il presidente russo Medvedev: “INTERVENIRE È SBAGLIATO” (dietro c’è LA PAURA DELLA RIVOLTA “CAUCASICA”) - HILLARY, SUSAN, SAMANTHA: OBAMA CONVINTO DALLE DONNE - CLINTON: “SONO STUFA DI AVERE UN LEADER CHE NON SA DECIDERE”...

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1- LA RUSSIA: "INTERVENIRE È SBAGLIATO" - LA PAURA DELLA RIVOLTA "CAUCASICA" ECCO PERCHÉ MEDVEDEV DICE NO
Chiara Paolin per La Stampa

"Questa azione bellica che fa riferimento alla risoluzione 1973 approvata frettolosamente dal Consiglio di sicurezza dell'Onu è deplorata da Mosca". Alexander Lukashevich, portavoce del ministero degli Esteri, non ha usato mezzi termini per condannare l'intervento armato.

10 Obama Sarkozy e la Merkelberlusconi obama sarko merkel cameron e altri leader al G jpeg

Dichiarazione in linea con l'astensione dal voto al Palazzo di Vetro, scelta condivisa da Cina e India. Tre giganti sulla scena mondiale che dimostrano poco entusiasmo per il processo democratico in atto nel Nordafrica: come spiegare un'azione militare a favore di chi chiede più libertà e ridistribuzione economica quando le stesse richieste vengono cassate in patria? In particolare la Russia ha seri motivi di cautela nel valutare lo scenario che, soffiando dalla Libia all'Iran, rischia di contagiare il Caucaso.

"Nonostante le tesi rassicuranti secondo le quali è improbabile che gruppi radicali prenderanno il potere o aumenteranno la loro influenza nel paesi nordafricani, noi siamo preoccupati - ha detto il presidente russo Medvedev - Se questo succederà avrà inevitabili ripercussioni in altre regioni del mondo, compreso di certo il Caucaso del Nord".

Berlusconi Medvedev Putin

Per questo le mosse Onu scontentano il governo di Mosca e infiammano l'opinione pubblica soprattutto nelle conversazioni via Internet: i critici del regime credono nei moti chiedendo anche per la grande Russia maggiore libertà. Boris Nemtsov, ex vicepremier e attuale oppositore, durante una manifestazione ha accostato Putin a Mubarak invitando tutti a seguire l'esempio dei "fratelli rivoltosi".

HILLARY COL BRACCIO ROTTO E OBAMA

Certo in Russia i giovani non sono la maggioranza, e i media subiscono enormi pressioni, ma evidentemente si vuole prevenire ogni tipo di pericolo. Non fosse altro per il timore di nuovi attentati: per turismo e business, ogni calo di sicurezza è una minaccia serissima. Più degli attacchi sui civili a Bengasi.

Medvedev Gheddafi Chavez

2- LA GERMANIA SI DEFILA, BUFERA SULLA MERKEL
Andrea Tarquini per La Repubblica

«Colpo alla posizione internazionale della Germania», denuncia il settimanale liberal Der Spiegel. «Ci danneggiamo da soli nel mondo», incalza l´editoriale di oggi sul governativo Die Welt. La decisione del governo Merkel di astenersi all´Onu insieme a Cina e Russia sulla no-fly zone, e di non votare come le altre potenze occidentali, ha scatenato una tempesta a Berlino. Critiche bipartisan da tutti i media, polemiche negli stessi partiti di governo.

Obama si inchina a Hu Jintao

E l´ombra sinistra della voglia di appeasement con i dittatori (la politica con cui Londra e Parigi nel 1938 con Chamberlain e Daladier sacrificarono la Cecoslovacchia a Hitler anziché reagire, sperando invano di evitare la guerra) pesa sulla potenza che, dalla difesa dell´euro all´austerità dei conti pubblici fino alle scelte sul nucleare, alza sempre la voce da aspirante leader per dettare legge all´Europa. Ma nel momento critico, sulla Libia si schiera come Hu Jintao, come Putin o in Italia come la Lega.

Obama-Berlusconi-Medvedev

«Germania isolata nel mondo occidentale», scrive la Sueddeutsche Zeitung di Monaco. Anche le testate più filogovernative non sono tenere: «è il grande errore della Germania, è un segnale sbagliato lanciato al mondo, e ci danneggia molto», ammonisce Die Welt, aggiungendo «stare sulla stessa barca non con l´Occidente bensì con Cina e Russia non è una scelta di cui essere fieri». Riluttanza inspiegabile e dannosa, insiste Der Spiegel.

È stato insomma il venerdì nero di un clamoroso autogoal sulla scena mondiale per Angela Merkel. Le accuse dei media si fanno ancor più pesanti, guardando alle scadenze elettorali di domani e di domenica prossima: con elezioni in tre Stati, difficilissime e pericolose per il governo, il centrodestra cerca con ogni mezzo di guadagnare consensi.

OBAMA E GHEDDAFI

Anche, come ha detto in Parlamento ieri il vicecancelliere Guido Westerwelle, assicurando che «nessun soldato tedesco andrà in guerra». Menzogna spudorata agli occhi del mondo globale: ogni testata o canale tv ricordano che l´Onu ha detto sì a una no-fly zone ma non ha chiesto né operazioni militari terrestri né specifici contributi di un paese o di un altro.

A Berlino gli osservatori più impietosi rilevano che la Germania sempre pronta ad alzare la voce con tutti sull´euro, sui conti pubblici o sul nucleare non ha i titoli per una simile azione d´emergenza: le ore di volo d´addestramento annuali nella Luftwaffe sono appena un terzo di quelle nella Royal Air Force.

3- HILLARY, SUSAN, SAMANTHA: OBAMA CONVINTO DALLE DONNE - CLINTON: "SONO STUFA DI AVERE UN LEADER CHE NON SA DECIDERE"
Glauco Maggi per La Stampa

obama e gheddafi mina big Robert Gates e Berlusconi

Michelle avrà provato forse un attacco di gelosia nel leggere, sul «New York Times», la ricostruzione del cambio di posizione del marito sulla Libia: da deciso oppositore alla «no fly zone», la zona di interdizione al volo, si è convertito al coinvolgimento degli Stati Uniti nella partita di Bengasi per il pressing serrato di tre donne.

Una delle quali, Hillary Clinton, aveva oltretutto subito il veto della stessa First Lady a occupare la stanza da vicepresidente alla Casa Bianca, dopo la battaglia delle primarie. Il comandante in capo rischia di pagare, in termini di sondaggi, la scelta di aver rimandato a lungo la decisione sull'intervente e il fatto di essere a Brasilia, nel giorno del lancio dei missili sulla Libia, a promuovere l'export Usa. La reazione dell'opinione pubblica agli eventi di questi giorni sarà più chiara solo quando emergerà l'esito delle operazioni contro Gheddafi.

Obama si era di fatto allineato, in precedenza, alle sortite minimizzanti dei due uomini di maggiore peso della sua Amministrazione, il vicepresidente Joe Biden e il ministro della Difesa Robert Gates: il primo aveva detto che il leader egiziano Mubarack «non è un dittatore», prima che finisse travolto dalla piazza e dal suo stesso esercito; il secondo aveva insistito che la «no-fly-zone» è un atto di guerra, e che era meglio evitarla. Dar retta al gentil sesso, sia pure all'ultimo momento utile (si spera), lo ha ora reso un presidente più bellicoso.

Susan Rice

Insieme a Hillary Clinton hanno giocato un ruolo decisivo Susan Rice, ambasciatore Usa all'Onu, e Samantha Power, ex giornalista e attivista sui temi umanitari che siede nel Consiglio di Sicurezza Nazionale. Sono entrambe parte della ristretta cerchia di amici e confidenti di Obama.

Manifestazioni in Cina

Ed ecco come si è sviluppata la trama interventista. All'inizio della settimana, a Parigi, Hillary Clinton era livida per la inconsistenza della politica Usa in Medio Oriente. Arrivò a dire, secondo quanto un funzionario anonimo del suo dipartimento ha riferito a «The Daily», che era stufa «di un presidente che non sa decidere se oggi è martedì o mercoledì». Lunedì sera, in albergo, aveva attaccato il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi per aver mandato truppe contro i manifestanti in Bahrein, mentre lei gli aveva chiesto di intervenire semmai in Libia.

Sino a quel momento, però, anche Hillary, come Obama, era scettica sul coinvolgimento degli Stati Uniti in una terza guerra con gli arabi dagli esiti imprevedibili. È stato Gheddafi, con la minaccia di sterminare gli insorti, a farle cambiare idea. Lei ha poi trovato subito una alleanza imprevedibile con la Power e con la Rice, più inclini all'intervento: la Rice, avendo lavorato nella seconda Amministrazione Clinton come consulente sull'Africa, ricordava il genocidio in Ruanda, quando gli Usa non riuscirono a fermare il massacro. In seguito, Bill ammise che quel fallimento era stato il maggior rammarico della sua presidenza.

Il terzetto si è diviso i compiti, la Clinton vincendo le resistenze di Gates e le altre ottenendo all'Onu la maggioranza dei dieci sì alla risoluzione anti Gheddafi. Obama, assediato, ha capitolato. «Mancava solo che Hillary mi gettasse sassi la notte contro le finestre...», ha poi ammesso il Presidente scherzando con i giornalisti.

 


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