Davide Frattini per il "Corriere della Sera"
Obama arriva in Arabia SauditaL'arcipelago di trentacinque isole è allacciato al deserto da un ponte-diga attraversato nei fine settimana dai sauditi in cerca del proibito: alcol e cantanti libanesi. Ieri i ventidue chilometri sono stati percorsi da duecento mezzi blindati e un migliaio di militari inviati per smorzare la ribellione che agita il Bahrein. Il vicino più piccolo e meno ricco in petrolio preoccupa la monarchia di Riad.
Che ha deciso di spedire le truppe sotto il comando del Consiglio di cooperazione del Golfo, una forza comune costituita nel 1984 con il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, l'Oman, il Kuwait. Sei nazioni come le sei braccia che reggono la perla. È la scultura al centro della piazza principale di Manama, dove i manifestanti si sono accampati da un mese per chiedere riforme.
bahrain in rivolta«Abbiamo scelto di intervenire - spiega Anwar Gargash, ministro degli Esteri per gli Emirati - perché i Paesi del Consiglio sono uniti davanti al pericolo e considerano la propria sicurezza e stabilità indivisibili». La paura tra gli alleati del greggio è che la rivolta si estenda. Dall'altra parte del ponte, si trova la provincia orientale saudita ricca di petrolio e fertile di sciiti arrabbiati, gli stessi che in Bahrein rappresentano il 70 per cento della popolazione e formano anche la maggioranza dei dimostranti.
Protestano contro la discriminazione politica ed economica, chiedono una vera monarchia costituzionale, invocano la cacciata della dinastia sunnita al potere dal 1783. Il loro partito denuncia «l'occupazione straniera»: «È stata lanciata una guerra contro il popolo senza dichiarazione di guerra».
bahrain in piazzaIl blocco di parlamentari che sostiene i regnanti al-Khalifa chiede invece l'introduzione della legge marziale per tre mesi. Il primo ministro accusa su Twitter i contestatori «di non essere pacifici»: «Un gruppo di gangster ha preso in ostaggio la vita dei cittadini nella capitale». L'accesso al centro di Manama e ai palazzi della finanza è ancora bloccato da domenica. La polizia ha attaccato con gas lacrimogeni e proiettili di gomma, gli scontri si sono estesi all'università.
Il Bahrein ospita il comando della Quinta Flotta e 2.300 soldati americani. Sabato è passato da qui il loro capo che ha pressato la famiglia al-Khalifa perché ceda alle richieste della rivolta. «Non ci sono prove che l'Iran abbia dato il via a queste rivoluzioni popolari - ha commentato Robert Gates, segretario alla Difesa Usa -. Ma se la crisi si prolunga, Teheran cercherà di sfruttare la situazione». Il Pentagono ha detto in serata di non essere stato preavvertito sull'invio di truppe.
quinta flotta usa in bahrainLa Casa Bianca ha invitato i Paesi del Consiglio di cooperazione («nostri partner») a rispettare i diritti degli abitanti, non ha chiesto il ritiro dei soldati. Il segretario di Stato Hillary Clinton ha espresso «profonda preoccupazione per quanto accade in Bahrein» . La rivalità con l'Iran sciita spinge l'Arabia Saudita a mettersi in mezzo come poliziotto del Golfo. Riad vuole stabilità, l'intromissione rischia di innescare una reazione.
esercito in bahrein«La spedizione - scrive George Friedman su Stratfor - potrebbe offrire a Teheran la scusa per giustificare un intervento, soprattutto se le truppe del Consiglio dovessero attaccare i manifestanti». L'ascendente degli ayatollah sugli sciiti locali è stato enfatizzato in passato dagli al-Khalifa, che hanno provato a convincere gli americani di manovre segrete. Senza riuscirci, almeno secondo Wikileaks.
Nel 2008 re Hamad ha accusato gli oppositori di venire addestrati dagli Hezbollah in Libano, ha immischiato la Siria («fornisce i passaporti falsi per questi viaggi» ) spiegando ai diplomatici che il malcontento sciita veniva alimentato da Teheran. I cablogrammi rivelano che Washington non accredita la teoria «più volte ripetuta senza presentare prove».