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1- COSÌ LA PIAZZA DI SANTORO & TRAVAGLIO PREPARA LA SUA TELERIVOLUZIONE D’OTTOBRE 2- UNA NUOVA TELEVISIONE ALL’INCROCIO DI TUTTI I MOVIMENTISMI, LONTANA DA TUTTI I PARTITI 3- DOPO LA SERATA BOLOGNESE “TUTTINPIEDI” PER LA FIOM, MICHELONE DICE: "C’È UN ENORME PUBBLICO CHE CI CHIEDE DI ROMPERE GLI SCHEMI ED È DISPOSTO A FINANZIARCI" 4- “BASTA UNA PROTESTA D’AUTUNNO PER LA MANOVRA ECONOMICA IN UN PANORAMA DI QUASI CRACK”, DICE UN INSIDER, “E LA ‘COSA’ DI SANTORO METTE FUORI LA TESTA” 2 - DIETRO IL PROGETTO, SI MUOVE IL PATRON DI TELELOMBARDIA SANDRO PARENZO: "CON MICHELE STIAMO PENSANDO AL DIGITALE. TG AFFIDATO AL GIORNALE DI TRAVAGLIO"

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1- COSÌ LA PIAZZA DI SANTORO & CO. PREPARA LA SUA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
Marianna Rizzini per "il Foglio"

Michele Santoro, Marco Travaglio, il giudice Antonio Ingroia, i professori Paolo Flores d'Arcais, Alberto Asor Rosa, Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida e Stefano Rodotà, l'editorialista Barbara Spinelli, Roberto Saviano, il sindaco di Napoli ed ex magistrato Luigi de Magistris, Serena Dandini, Dario Fo, i precari militarizzati, gli studenti, le neo femministe del "se non ora quando?", i lettori del Fatto quotidiano, la Fnsi, gli arrabbiati della cultura, don Mazzi, don Gallo e i frati volanti sulla bandiera della pace, gli ex elettori di Antonio Di Pietro delusi dal Di Pietro in svolta moderata, i blogger non più grillini, il popolo dei post-it gialli in guerra preventiva alla legge sulle intercettazioni, i noTav, i no copyright e i popoliviola della protesta situazionista che un giorno sventolano la Costituzione o un giorno si fanno cacerolazo sudamericano.

santoro travaglio

Tutti questi, più i metalmeccanici Fiom, più gli ex girotondini in cerca di buona causa, più i no global d'antan che sciamano stanchi nei cortei annuali dell'anticapitalismo. Sono la base, la materia e la voce per la realizzazione di ciò a cui pensava Santoro il primo luglio scorso, quando ha detto "con l'aiuto fondamentale del pubblico dimostreremo che un paese semilibero non ci basta: tutto cambia".

Sono il postdipietrismo e postgrillismo che si ammantano della parola "Costituzione". Spunta infatti il ricordo di quel 2 febbraio 2011: Santoro, Travaglio e Barbara Spinelli che lanciano il manifesto "Per legittima difesa" (dei "magistrati" e della "libera informazione"), e annunciano un "movimento" "per la difesa dei princìpi alla base della nostra Costituzione". Ci sta dentro tutto e il contrario di tutto (volendo anche un partito).

santoro travaglio

C'è chi dice che Michele Santoro, complice le vittoriose campagne di autofinanziamento su Internet per le sue serate da mattatore in streaming, e contando sul passaparola indignato degli appellisti internettiani, un po' ci ha pensato, a trasformare la piazza mediatica in piazza elettorale. Ci ha pensato molto prima di candidarsi non troppo scherzosamente a "direttore generale della Rai" e molto prima di dire a Enrico Mentana "tu sei diversamente libero" a margine della rottura di trattativa con La7 (fa niente se Mentana si era già fatto garante legale di un eventuale "Annozero" targato TelecomItaliamedia).

Santoro VESTITO DA operaio

E forse la saldatura Santoro-Travaglio-Ingroia-Fiom durante la serata bolognese "Tuttinpiedi" per i centodieci anni del sindacato metalmeccanici (17 giugno 2011), con quei due euro e cinquanta di autofinanziamento, è stata una prova generale di una "cosa" movimentista che si sta già muovendo e che dopo l'estate si paleserà come nuova creatura che a parole vuole essere apolitica e apartitica: "Basta una protesta d'autunno per la manovra economica in un panorama di quasi crack", dice un insider, "e la ‘cosa' di Santoro mette fuori la testa".

MICHELE SANTORO FOTO ANSA

Chissà. Se è così, ci sono molti antefatti. C'è stato il 2 ottobre 2009, con Santoro paladino del "pubblico che non vuole censure" (si era in piena campagna anti bavaglio targata Fnsi). C'è stato il 25 marzo 2010, con Santoro su un palco bolognese per "Raiperunanotte", la capostipite delle serate in streaming autofinanziate (parola d'ordine: il superamento del divieto di talk-show durante la campagna per le regionali).

C'è stato il primo luglio 2010, con piazza Navona all'apoteosi dell'antibavaglio e con tolleranza zero verso Patrizia D'Addario venuta a dare solidarietà. Ci sono stati i NoBday dal volto truce e il mite 16 ottobre 2010, la manifestazione congiunta Fiom-intellò (da Flores d'Arcais ad Andrea Camilleri a Furio Colombo): fu allora che letterati e professori si invaghirono dello slogan "no ai ricatti, sì ai diritti" e scesero in piazza colmi di nostalgia per Mimì metallurgico ferito nell'onore.

RaiXunaNotte

Fu allora che l'antiberlusconismo si saldò all'antimarchionnismo, e l'amarcord sessantottino si unì al futuribile "no" ai "criminali al potere", formula abbastanza vaga da esser buona per tutte le stagioni. Passa qualche mese, ed è l'altra gamba del movimentismo indignato - i magistrati che si buttano più o meno apertamente in politica - a indossare la bandiera della Fiom.

Ecco dunque il pm Ingroia sul palco di "Tuttinpiedi" a dire noi siamo come voi, magistrati e operai, non fanno lavorare noi come non fanno lavorare voi, e come voi noi vogliamo rispetto. Poi, un profluvio di parole a forte impatto emotivo per rimando agli "eroi" Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, screditati prima del martirio.

"Mi batterò ancora fuori e sopra i palchi", ha detto infine Ingroia in giorni in cui il magistrato insultato, lo scrittore coraggio, il conduttore che si definisce "epurato" diventano i re taumaturghi del cosiddetto "pubblico" (così Santoro chiama le moltitudini internettiane che periodicamente si indignano). C'è un "enorme pubblico che "ci chiede di rompere gli schemi" ed è disposto "a finanziarci", dice il conduttore, collocandosi come un vigile all'incrocio tra i movimentismi tutti.


2 - L'EDITORE SANDRO PARENZO: «TELESANTORO? LA VOGLIO FAZIOSA COME LUI» - IL PATRON DI TELELOMBARDIA: «CON MICHELE STIAMO PENSANDO AL DIGITALE. TG AFFIDATO AL GIORNALE DI TRAVAGLIO»
Paolo Bracalini per "il Giornale"

«Mi chiede se, da editore televisivo, prenderei Santoro, anche senza sapere in anticipo le scalette? E io le rispondo sì, certo che sì». Un pensiero ce lo sta facendo, ma non da oggi e nemmeno da ieri. «Michele lo conosco dall'88, ci sentiamo spesso. Credo che in questi giorni ci faremo una chiacchieratina...» racconta Sandro Parenzo, patron di Telelombardia e Antenna3, uno degli inventori della tv privata in Italia,e da ultimo anche produttore dell'evento- tv di Santoro.

Insomma Parenzo, farete un canale insieme.
«Ci stiamo pensando, il digitale ha aperto molti spazi. Sono 17 anni che io e lui ci diciamo sempre la stessa cosa: " Ah quanto sarebbe bello fare una televisione nuova"».

É la volta buona, con TeleZero.
«In effetti, lo Zero è un marchio di fabbrica ».

Come se la immagina questa tv?
«Un canale di informazione, che oggi tira più di tutto. E un Tg prodotto dal Fatto quotidiano».

Rete ultraschierata.
«Un canale tematico si rivolge ad un pubblico specifico, non è generalista. E poi è un modello che funziona, e io faccio l'editore».

Current tv di Al Gore ci ha tentato...
«Ma è solo una suggestione... Producono 2 ore alla settimana di materiale nuovo, capisce...».

Wikipedia però scrive che lei nel'89, da produttore a Tmc, «censurò gli schetch di Daniele Luttazzi».
«È una balla. Facevamo Banane, un programma comico. Semplicemente quelle gag non facevano ridere e non le abbiamo montate. Va molto di moda fare i censurati...».

Lo dica a Santoro.
«Lui ha elaborato un linguaggio televisivo unico in Europa. Un mix di teatro, fiction e talk show, straordinario».

Ma un po' fazioso.
«Perché Vespa no? Io credo che non esistano giornalisti non di parte. Altri­menti si fa l'Ansa».

E Fabio Fazio?
«Lo portai io a Raitre, quando lavoravo con Guglielmi. Imitatore superbo, parlava con qualcuno e dopo due minuti lo rifaceva alla perfezione. Ma ha sempre voluto superare quel personaggio ».

Si capisce che le piaceva più di adesso.
«Ora lo trovo molto lezioso...».

Quindi niente Fazio nella vostra rediviva Telesogno.
«Lasciamo perdere Telesogno con tutti quei nomi che portano una jella... »

Diciamo CanaleZero, TeleSantoro, IlFattotv. Se non ci riuscite?
«Penso che Michele si metterà a produrre i propri contenuti, che poi potrà vendere a chi la vuole».

Alle sue reti per esempio.
«Certo, se potessi avere Annozero al giovedì lo farei subito».

Non vale, è suo amico.
«Ma sono amico anche di Berlusconi, ci sentiamo spesso anche con lui».

E cosa le dice?
«Magari capita che mi dica "hai fatto una cosa troppo di sinistra, guarda che così perdi metà del pubblico"».

Ma lei è di sinistra?
«Io prendo insulti da destra a sinistra, mi danno del leghista o del comunista. " Se ti attaccano tutti vuol dire che stai facendo una buona tv" mi dice sempre il professor Berlusconi».

Professor.
«Certo, professore di televisione. Ho cominciato con lui. Ero arrivato a Roma nel '72 per fare lo sceneggiatore. Avevo scritto 'Malizia' , altri film per Tognazzi. Mi presentano un signore di Milano che faceva il costruttore ma voleva fare film».

Berlusconi.
«Lo incontro, lo sconsiglio: troppo costoso. Lui sparisce e dopo qualche tempo mi chiama: "Io non farò il cinema, ma lei la farebbe la televisione?". Stava mettendo in piedi la sua tv privata, aveva già preso Mike Bongiorno. Accetto e mi appassiono talmente che gli propongo di aprire una sede a Roma, proprio davanti alla Rai. Dall' 80 all'84, quattro anni straordinari».

Lei, lui e chi?
«Confalonieri, Galliani, Dell'Utri, Bernasconi. Lavoravamo 14 ore al giorno. Con Berlusconi che la sera indicava gli uffici della Rai e diceva: vedete, loro vanno a casa alle 17, se noi lavoriamo il doppio vinciamo. Dopo qualche tempo, nell'83, superammo RaiDue. Una delle giornate più belle della mia vita».

 


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