Giovanni Pons per "Affari & Finanza" de "la Repubblica"
Salvatore e Jonella LigrestiSalvatore Ligresti alla tenera età di 79 anni si sta giocando la partita decisiva per la sopravvivenza del suo gruppo. Da diversi mesi ormai l'attenzione dei mercati è rivolta sui titoli della sua galassia, Premafin, FondiariaSai, Milano Assicurazioni, tutti sottoposti a forti oscillazioni a seconda delle notizie che via via li riguardano.
Tuttavia, nelle ultime settimane, è arrivato a Ligresti un segnale inequivocabile.
Un segnale che anche nell'entourage ovattato dell'ingegnere di Paternò hanno interpretato in chiave politica. Il fatto è noto: la Consob non ha dato il via libera all'operazione messa in piedi con i francesi di Groupama, o meglio, ha subordinato l'autorizzazione al lancio dell'Opa, una parola che Ligresti proprio non ama sentire.
gero19 ligresti figliaLo stop è arrivato da una nuova commissione, quella ora guidata da Giuseppe Vegas, per molto tempo uomo di fiducia di Giulio Tremonti al ministero dell'Economia. La votazione in seno alla Consob è stata presa quasi all'unanimità, se si esclude l'astensione di Paolo Troiano, il consigliere di Stato diventato commissario Consob nell'ultima tornata di nomine.
2 ger07 ligresti geronziTroiano era capo di gabinetto all'Antitrust quando nell'ormai lontano settembre 2002 un'indagine invasiva negli uffici di Mediobanca permise agli uomini di Giuseppe Tesauro di dimostrare un legame molto stretto tra la banca d'affari, la Fondiaria da poco finita nell'orbita Ligresti e le assicurazioni Generali. Un triangolo bancario assicurativo incestuoso che per l'Antitrust era da smantellare e che ebbe come effetto concreto quello di sciogliere almeno parzialmente le partecipazioni incrociate, con Fondiaria costretta a vendere il grosso della quota in Generali con contestuale uscita di suoi consiglieri dal board di Trieste.
2 ger03 ligresti ceccherini geronziE poi, qualche mese dopo, il 18 dicembre 2002, il secondo tragico effetto di costringere la Consob a rivedere la decisione presa meno di un anno prima che esentava dall'obbligo di Opa la Sai di Ligresti nell'acquisto della Fondiaria avvenuto con il contributo fattivo di un gruppo di investitori finanziari che andavano da Francesco Micheli alla Jp Morgan di Federico Imbert, a Interbanca, Mittel e Commerzbank.
GIANNI LETTAI cosiddetti cavalieri bianchi erano scesi in campo in aiuto di Ligresti perché nel settembre 2001 la Consob aveva in un primo tempo imposto l'obbligo di Opa alla Sai che aveva acquistato in tutta fretta da Montedison una partecipazione in Fondiaria, sapientemente sfilata alla Montedison dalla Mediobanca di Vincenzo Maranghi poche ore prima che sulla società energetica arrivasse l'Opa congiunta della Fiat e dei francesi di Edf.
GIULIO TREMONTIIl dietrofront tardivo della Consob fu però inutile poiché a distanza di un anno l'Opa non era più fattibile anche perchè nel frattempo Sai e Fondiaria si erano fuse. E così i piccoli risparmiatori rimasero a bocca asciutta come spesso è accaduto in Italia, pur in presenza di un passaggio di mano evidente del controllo del secondo gruppo assicurativo italiano.
han 40 giuseppe vegasDa quel momento in poi cominciò a diffondersi in Borsa e negli ambienti finanziari la consapevolezza che Ligresti potesse contare su un atteggiamento non punitivo dell'organo di vigilanza per le sue iniziative. E in effetti negli anni successivi è sembrato proprio che Ligresti potesse far passare qualsiasi aggiustamento nella sua lunga catena di controllo.
La sua strategia, da un certo punto in avanti, si è dimostrata veramente poco lungimirante. Ha cominciato a scaricare ai piani inferiori, leggasi Fonsai e Milano, tutta una serie di partecipazioni immobiliari con l'evidente scopo di sopravvalutare i cespiti delle sue società a monte e di far risalire in quella sede risorse finanziarie che potessero alleviare la forte esposizione debitoria.
Federico ImbertIl mercato ha così dovuto assistere silente all'acquisto dell'Immobiliare Lombarda dalle banche senza lancio dell'Opa, offerta che arrivò poi quattro anni più tardi però a un prezzo molto discusso. La Consob non ha mai contestato queste operazioni con parti correlate e anzi, a un certo punto si è anche saputo che il figlio del presidente, Marco Cardia, vantava rapporti di consulenza con alcune società del gruppo Ligresti.
FRANCESCO MICHELIL'unica autorità a imporre uno stop alla strategia Ligresti è stata l'Isvap che ha negato l'autorizzazione alla vendita della Tenuta Cesarina che avrebbe appesantito ulteriormente i conti della compagnia.
Ma a un certo punto il castello si è fatto traballante. L'esposizione debitoria nelle holding a monte della catena, garantita con i pacchetti azionari delle società a valle, con la discesa del titolo Fonsai è diventata sempre più rischiosa. Ligresti ha cercato di ingessare il titolo Premafin, il cui flottante è sempre stato ridotto anche perché il grosso delle azioni è custodito nel portafoglio di famiglia. Il risultato è che Premafin da molti mesi tratta in Borsa con un premio enorme rispetto al valore delle società sottostanti, Fonsai e Milano, colpite dalla crisi internazionale e da un andamento gestionale non certo esaltante.
Lamberto e Marco CardiaLa prima svolta arriva durante l'estate scorsa quando la Consob, ringalluzzita dall'uscita di Cardia, ha cominciato a guardare il gruppo più a fondo arrivando anche a scoprire che per anni il Crédit Agricole di Lugano ha detenuto un pacchetto di azioni Premafin non dichiarato, per conto di azionisti sconosciuti ma che si sospetta appartengano alla stessa famiglia Ligresti. Don Salvatore non si dà comunque per vinto e gioca le sue carte anche se il quadro di riferimento a cui si è spesso aggrappato comincia a vacillare.
L' ambasciatore libico in Italia Hafed GaddurLa banca di riferimento è diventata Unicredit dopo che nel 2007 ha assorbito Capitalia, suo grande creditore ai tempi della presidenza Geronzi. Riesce a stabilire un buon rapporto con Alessandro Profumo probabilmente grazie a i buoni uffici dell'ambasciatore libico in Italia Hafed Gaddur.
ALESSANDRO PROFUMOI fondi sovrani del governo Gheddafi entrano nel capitale di Unicredit nell'autunno 2008 e nella primavera 2009 immettono altri capitali freschi in una banca in difficoltà per l'esplosione della crisi finanziaria mondiale. Così la banca di Profumo non nega l'assistenza finanziaria alle holding di Ligresti arrivando anche a garantire il trasferimento della sede milanese della banca in una delle torri che il costruttore sta realizzando nel nuovo quartiere Porta Nuova.
Con l'altro grande alleato, Mediobanca, Ligresti ha un rapporto ondivago. Al contrario che in passato da Piazzetta Cuccia chiedono una svolta manageriale forte per Fonsai e una uscita dei membri della famiglia dai vari consigli di amministrazione. Ma di tutto ciò non si può neanche parlare a Don Salvatore che a malincuore ha sostituito Fausto Marchionni con un manager di provenienza interna, Emanuele Erbetta.
ALESSANDRO PROFUMO JONELLA LIGRESTI oldContinuando poi nella sua gestione a forte impronta familiare. Mediobanca, inoltre, memore dell'intervento dell'Antitrust anni addietro, non può impegnarsi direttamente in operazioni sul capitale di Fonsai. Ecco allora che i Ligresti rispondono al richiamo della sirena francese, particolarmente seducente nei confronti della figlia Jonella, la primogenita che sembra destinata a prendere in mano le redini del gruppo.
Il piano è un po' grezzo ma efficace. Vincent Bollorè comincia a comprare azioni Premafin e a dichiarare pubblicamente gli acquisti alla stampa, il titolo sale, e quando è arrivato al livello giusto scende in campo Groupama con la sua offerta da 145 milioni che apparentemente non sposta gli equilibri del gruppo ma in realtà lo fa.
E' un ticket ingombrante quello staccato da Jean Azéma che rischia di ipotecare il futuro del gruppo incluse quelle partecipazioni "sensibili" per il sistema che le società di Ligresti hanno in portafoglio: 5% di Mediobanca, 5% di Rcs, Gemina, Impregilo. I nuovi padroni di Unicredit, le fondazioni di Torino e Verona, non possono permettere che quote così importanti vadano a cadere nell'orbita di Bollorè poiché a quel punto di rafforzerebbe enormemente la posizione del francese in Mediobanca. E anche da Intesa Sanpaolo, da sempre sensibile a quello che avviene sulla filiera piazzetta CucciaGenerali, guardano il tema con apprensione.
gsc 116 sal ligresti al profumoLa partita non è ancora volta al termine, Ligresti sta rinegoziando l'accordo con Groupama, ma vi sono segnali che il quadro di riferimento per l'ingegnere di Paternò sta cambiando. L'amico Cesare Geronzi è sotto attacco in Generali, in Libia è scoppiata la guerra civile e Gaddur si è dissociato da Gheddafi.