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FIGLIO DI UN DIO ‘MIGLIORE’ - L’UNICO EREDE DI TOGLIATTI È MORTO COME È VISSUTO: SOLO E DIMENTICATO - DAL 1980, VIVEVA IN UNA CLINICA PER MALATTIE MENTALI A MODENA, IGNOTO A TUTTI - AL SUO FUNERALE C’ERANO I SUOI INFERMIERI E UN CUGINO - I PRIMI SEGNI DI SQUILIBRIO LI DETTE NEGLI ANNI ‘50 - UNA VOLTA LO TROVARONO A LE HAVRE CHE VOLEVA ANDARE NEGLI USA - PRIMA DI ESSERE RICOVERATO, IL GIOVANE ALDO ANDÒ A VIVERE CON LA MAMMA, RITA MONTAGNANA, MENTRE ‘IL MIGLIORE’ S’ERA GIÀ RIFATTO UNA VITA CON NILDE IOTTI…

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Pierangelo Sapegno per "la Stampa"

ALDO TOGLIATTI

La parabola capovolta di Aldino Togliatti, figlio del segretario del Pci Palmiro, è cominciata in uno qualsiasi dei suoi 86 anni vissuti dolorosamente, perché non c'è mai un inizio e una fine nei tempi perduti del mondo dei vinti. Aldo Togliatti apparteneva a quelle esistenze. E come molti di loro è morto di nascosto, sabato mattina, nella stanza 429 del reparto psichiatrico della clinica Villa Igea, a Modena, che negli anni lontani si diceva fosse la clinica privata del Pci.

Se n'è andato come ha vissuto, come figlio di un dio minore, lui che era l'unico figlio del Migliore, scomparso sotto i nostri cieli proprio come l'aveva ritrovato Antonio Mascolo nel lontano 1993, scovandolo dopo una ricerca giornalistica, «lì, misero e triste, appoggiato a un tavolo, di fronte alle mura vuote, immerso nel fumo delle sigarette che fumava una dietro l'altra, con i capelli a spazzola e gli occhiali spessi».

Mascolo, direttore della «Gazzetta di Modena», rivelò allora quello che molti conoscevano, ma nessuno sapeva, che il figlio di Togliatti viveva solo e abbandonato in una clinica per malattie mentali. Così è morto Aldo. Ieri, al funerale, c'erano i suoi infermieri e suo cugino Manfredo Montagnana. Non c'era neanche più Onelio Pini, l'unico compagno che aveva continuato ad andarlo a trovare per vent'anni di fila, una volta alla settimana e tutte le settimane, prima di morire nel 2000, portandogli i pacchetti di sigarette e la «Settimana Enigmistica» che posava sul tavolino in ferro della sua spoglia cameretta con le tendine alle finestre.

PALMIRO TOGLIATTI - NILDE IOTTI E LA FIGLIA ADOTTIVA MARISA MALAGOLI

Era ricoverato lì dentro dal 1980, dopo che era morta sua mamma Rita e dopo che suo padre l'aveva fatto visitare a degli scienziati russi e l'aveva portato pure negli ospedali dell'Unione Sovietica e dell'Ungheria. Le diagnosi ripetevano soltanto che soffriva di «schizofrenia con spunti autistici». Ma le diagnosi parlano dei vinti solo quando hanno già perso.

Per questo potremmo benissimo cominciare la parabola capovolta del figlio del Migliore da quel lontano giorno del 1993, quando un articolo della Gazzetta di Modena firmato da Sebastiano Colombini e dal direttore Antonio Mascolo rivelò a tutti la triste esistenza di Aldo Togliatti. «Triste e negata», perché, come ricorda Mascolo, loro decisero di lavorarci sopra soltanto dopo aver scoperto che nel reparto delle malattie mentali «c'era una persona che era registrata senza cognome. Era l'unico così».

Cominciarono a chiedere e andare a cercare fino a quando, «dopo 40 giorni», non riuscirono a trovarlo e a dargli finalmente un nome, dietro quel tavolino, avvolto dal fumo, un fantasma nascosto fra quelle mura coperte da tigli e pioppi con una grande edera che si arrampicava dopo il cancello liberty. «Intervistammo tre storici del Pci e tutti ci dissero che nessuno immaginava che lui fosse lì».

Perché la vita di Aldo era cominciata diversamente, come figlio del Migliore, scappato a Mosca, nel 1926, quando aveva appena un anno, ospite nel mitico e terribile Hotel Lux, dove ogni notte spariva qualcuno catturato dalle purghe staliniane. Diventò grande lì e finì nel collegio della nomenklatura, all'Ivanova, dove si diplomò in ingegneria, studiando con i tre figli di Mao, quello di Tito e quella di Dolores Ibarruri.

Palmiro Togliatti e Nilde Iotti durante una vacanza Olycom

Gli dissero: «Passiamo a prenderti fra 3 mesi». Ritornarono dopo 3 anni. Lui rientrò in Italia finita la guerra, quando la famiglia s'era già divisa. Aldo patì tantissimo per questo. Suo padre, che lui chiamava «il vegliardo», lo accarezzava quasi con lo stesso distacco con il quale lisciava «Birbone», il mastino napoletano, anche se diceva ai compagni che suo figlio era «bravo: ha letto più libri di me».

Finì a vivere con la mamma, Rita Montagnana. Il padre lo vedeva sempre più di rado, chiuso nel suo attico di via delle Botteghe Oscure con Nilde Iotti. I primi segni di squilibrio li dette negli Anni 50. Una volta lo trovarono a Le Havre che voleva andare negli Usa. Palmiro Togliatti lo fece visitare dai medici dell'Unione Sovietica, portandolo in giro invano per i Paesi dell'Est. Ma la vita capovolta di Aldo ormai lascia segni e simboli dovunque.

palmiro togliatti il figlio aldo daLaStampa

L'ultima volta che appare in pubblico è nel 1964, ai funerali di papà. C'è anche sua sorella, la ragazza che Nilde Iotti e Palmiro Togliatti hanno adottato. Si chiama Marisa Malagoli, è figlia di un operaio di Modena morto durante gli scioperi. Non è il primo scherzo del destino, visto che proprio a Modena lui finirà la sua vita. Marisa diventa una grande psichiatra e docente universitaria, mentre lui sparisce a Villa Igea.

Lo va a trovare solo Onelio Pini e gli racconta la fine dell'Unione Sovietica con la meticolosità di un libro stampato. Un giorno del 1989 va lì per dirgli che è crollato il Muro. La loro epoca è finita. Ma nel mondo dei vinti, la sua non era mai cominciata. In fondo, era già scomparso dopo la morte del papà, e, quando era mancata anche la mamma, era finito senza nome in un posto dove nemmeno tutti i fantasmi avevano il suo dolore.

 


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