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UN ‘GOVERNISSIMO’, PRESTISSIMO! - DI EMERGENZA, DI RESPONSABILITÀ, DI UNITÀ NAZIONALE, TECNICO O SEMI TECNICO, CHIAMATELO COME VOLETE, MA DOPO L’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA SERVIRÀ UN NUOVO GOVERNO - LE OPPOSIZIONI FANNO FRONTE COMUNE PER UN ESECUTIVO CHE SALVI IL PAESE DAL TRACOLLO - IN DECLINO TREMONTI, CIRCOLA IL NOME DI MARIO MONTI (AMATO DAI MERCATI CHE HANNO MANDATO LO SFRATTO AL BANANA) MA SPUNTA ANCHE L’IPOTESI PISANU…

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Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Pier Luigi Bersani

Di emergenza, di responsabilità- o unità- nazionale, tecnico o semi tecnico: sono tanti i nomi con cui le opposizioni definiscono il governo che dovrebbe portare l'Italia fuori dal guado. Si a pochi emendamenti alla manovra, niente ostruzionismo, disponibilità a sedere a tavoli tecnici con la maggioranza per rendere rapide alcune modifiche. Ma no, lo ripete il segretario del Pd Pierluigi Bersani, a una condivisione complessiva della Finanziaria, che peraltro sarà approvata con la fiducia.

Perché l'obiettivo delle opposizioni resta sempre quello di un superamento del governo Berlusconi. Si comincia con il mantra delle elezioni anticipate e si finisce sempre per parlare di questo esecutivo salvifico, che, come l'araba fenice sorge, muore e risorge continuamente nei sogni e nelle speranze dei dirigenti del Pd. Ma mai come questa volta i leader delle opposizioni lo vedono a portata di mano. Dopo l'approvazione della manovra, naturalmente. Il nome di chi dovrebbe guidarlo?

MARIO MONTI

Negli ambienti del Pd gira con sempre maggiore insistenza quello di Mario Monti. Ma circola anche un'altra ipotesi: quella di un incarico a Pisanu. Una sorta di governo di decantazione, proprio come avevano auspicato in una lettera al Corriere Walter Veltroni e lo stesso senatore del Pdl. Raccontano che sia stato proprio il dopo Berlusconi il piatto forte dell'incontro tra Bersani e Casini, sabato scorso. Non di sola manovra si è parlato, ma anche della possibilità che, in caso di caduta di Berlusconi, l'emergenza economica imponga la nascita di un altro governo con tutte le opposizioni, una parte del Pdl e un pezzo della Lega.

È questo obiettivo, del resto, che ha spinto Fioroni a intensificare i suoi tentativi di arrivare a un'intesa con Udc e Idv, contattando Cesa e Di Pietro: «La coesione dell'opposizione è un prerequisito fondamentale per raggiungere questo traguardo» , ha spiegato a qualche senatore amico. Non è un caso quindi se Enrico Letta, il primo nel Pd a chiedere le dimissioni del governo dopo la manovra, abbia lavorato tutto ieri alla presentazione di emendamenti comuni delle opposizioni.

Sempre ieri D'Alema ha parlato esplicitamente del "governissimo", in un'intervista a Repubblica tv in cui gli è stato chiesto un giudizio su un eventuale esecutivo guidato da Monti: «Noi abbiamo detto che le elezioni sarebbero la via maestra, mi rendo conto però che la drammatica crisi finanziaria potrebbe rendere necessario un governo di salvezza nazionale, più che tecnico, capace di affrontare la crisi e cambiare la legge elettorale. Noi siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità».

BEPPE PISANU - copyright pizzi

Anche Veltroni, che non ha mai sposato l'ipotesi delle elezioni subito, ieri ha evocato la nascita di un «nuovo esecutivo» . E lo stesso ha fatto Rosy Bindi. Mentre Letta ha affidato la decisione sul dopo Berlusconi alla saggezza del capo dello Stato. Ma per quale ragione il "governissimo"teorizzato dal Pd, dovrebbe adesso vedere la luce? Quali sono gli indizi che portano a pensare che questa potrebbe essere veramente la volta buona? Innanzitutto la nettezza con cui Prodi lo esclude.

E non è un paradosso. «Non c'è tempo per pensare a un altro governo» , ha ammonito l'ex premier. Segno che questa ipotesi è veramente sul tappeto. Per Prodi l'emergenza economica non consente giochetti di palazzo. Secondo quelli che nel Pd tifano per il governissimo vi sarebbe anche un'altra ragione dietro la sua ostilità: le cose della politica, con un nuovo esecutivo, potrebbero prendere una piega diversa, vanificando le aspirazioni di quanti puntano ad andare al Quirinale tra due anni.

il_ministro_tremonti_e_premier_berlusconi

Già, perché in questa fase delicatissima per l'Italia si è anche aperta la partita della presidenza della Repubblica. Ma ci sono altri segnali. Più di due settimane fa, i dirigenti del Pd si erano visti in gran segreto per decidere il da farsi in caso di caduta di Berlusconi. Allora lo schema era un altro: dimissioni di Tremonti e nascita di un nuovo governo con il ministro dell'Economia.

Ora lo schema è diverso ma l'obiettivo è lo stesso. Spiegava Stefano Ceccanti a un compagno di partito un po' perplesso: «È vero che Berlusconi ha la maggioranza, ma ormai votano pure i mercati, che si sono espressi con una bocciatura chiarissima. Il premier sarà costretto a dimettersi. E se non lo farà lui lo spingeranno altri della sua coalizione...» . Anche Bersani, che ha come faro le elezioni, non ha escluso che si debba passare per qualche mese di "governissimo" prima di andare al voto a primavera: «Se la situazione precipita, noi siamo responsabili e non possiamo tirarci indietro» .

 


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