1 - DOMANI ASSEMBLEA DELL'ABI, ROGO PER LE AMBIZIONI DELL'INEFFABILE BINI-SMAGHI
Non sarà un bello spettacolo quello dei banchieri che domani si ritroveranno al Palazzo dei Congressi di Roma per l'Assemblea annuale della loro associazione.
L'attacco delle locuste internazionali e lo spettacolo delle cavallette puzzolenti che sono arrivate fino alla scrivania di Giulietto Tremonti rende questo appuntamento più importante del solito. Negli anni scorsi l'Assemblea dell'Abi ha sempre avuto le caratteristiche di un rito privo di emozioni e del tutto simile a quegli altri appuntamenti come il Forex che fanno cadere le palpebre e servono soltanto a qualche personaggio per dimostrare che è ancora in vita.
Quest'anno non sarà così e lo sa bene il boccoluto Mussari (detto Peppiniello) che il 15 luglio dell'anno scorso è salito al vertice dell'Associazione senza immaginare le tempeste perfette e imperfette che si sarebbero abbattute sulle banche. In quell'occasione Draghi fin dalle prime righe del suo intervento di 12 paginette rivolse un augurio di buon lavoro dicendo: "egli accompagnerà il nostro sistema in una fase gravida di insidie, ma anche di opportunità", e così chiuse il suo intervento: "il sentiero della politica economica è oggi stretto e arduo".
NAPOLITANOSe Peppiniello potesse commentare la situazione di oggi con le bestemmie dei contradaioli di Siena, i banchieri avviliti dal crollo di queste ore potrebbero eccitarsi ma per ovvie ragioni dovrà usare un altro linguaggio. Probabilmente il giovane penalista calabrese, che nel 2006 è salito sulla poltrona di MontePaschi, ripeterà buona parte delle cose dette ieri durante un'audizione al Senato dove ha parlato di "ossessione".
A suo avviso l'Abi deve essere portatore di due ossessioni gemelle: il risanamento finanziario e la crescita economica "due facce della stessa medaglia". Poi il suo discorso scivolerà sugli aspetti tecnici della manovrina farsesca del ministro dell'Economia bocciando l'aumento dell'aliquota Irap che penalizza particolarmente le aziende e le banche con un numero alto di dipendenti.
DRAGHICi sarà comunque spazio per un grande appello alla coesione, il concetto evocato da Giorgio Napolitano, l'unico politico-non politico che ieri ha aperto la bocca mentre i mercati del Vecchio Continente subivano un attacco concentrico all'euro (qualcuno ricordi a Enrichetto Mentana che adesso c'è l'euro e non più la "lira" come invece si è lasciato scappare ieri sera in apertura del suo Tg).
A rimescolare un po' il sangue dei banchieri avviliti che temono soprattutto il default degli stipendi e delle stock options, dovrebbe pensarci il Governatore della Banca d'Italia, e qui Draghi che ormai ha la testa a Francoforte dove lo aspetta un Vietnam di problemi, avrà l'occasione di ricordare che già un anno fa nella stessa sede aveva invocato l'esigenza di una manovra.
Bini SmaghiMa l'occasione sarà propizia per dare una randellata puntuale ed elegante sulla testa di Lorenzo Bini Smaghi. Ieri il banchiere mediceo, che a Francoforte ha comprato una scatola di Attack pur di restare incollato alla sua poltrona, si è lasciato scappare una frase infelice che ha sollevato lo sdegno di molti banchieri.
Dopo aver dichiarato che esiste una forte correlazione tra rischio sovrano e bancario per colpa dei titoli che hanno imbottito la pancia degli istituti di credito, l'ineffabile Bini Smaghi ha accusato le banche italiane di avere "una bassa capitalizzazione rispetto ai competitor stranieri". A quanto si dice dentro la Banca d'Italia le parole del candidato alla successione di Draghi sono state definite "infondate" e la dimostrazione arriverà venerdì con la pubblicazione degli stress test.
TREMONTIE domani toccherà a Peppiniello Mussari, al tedesco Draghi e al ministro di Sondrio seduto in prima fila, archiviare una volta per tutte le ambizioni del banchiere fiorentino.
2- DE BORTOLI SEMBRA AVER RITROVATO IL CORAGGIO ED È PROPRIO CON IL TITOLO "ORA PIÙ CORAGGIO" CHE FLEBUCCIO SCENDE IN CAMPO PER DIRE LA SUA SULLA TEMPESTA DEI MERCATI
Chi conosce la storia, sa che i grandi personaggi scelgono il momento giusto per parlare.
È quanto ha fatto oggi il direttore del "Corriere della Sera" Flebuccio De Bortoli con un editoriale che rompe il lungo digiuno della penna e il silenzio degli ultimi mesi. In molti si sono chiesti la ragione per cui il giornalista milanese ha preferito restare per tanto tempo dietro le quinte, senza scrivere un pezzo pur in altri momenti caldi e senza mai usare quei dannati telefonini che servono a raccattare qualche indiscrezione nel Palazzo.
Adesso sembra aver ritrovato il coraggio ed è proprio con il titolo "Ora più coraggio" che Flebuccio scende in campo per dire la sua sulla tempesta dei mercati. E lo fa senza quell'impronta politica che usa Romano Prodi sul "Sole 24 Ore" e nemmeno con l'ardore di Mario Monti che sabato sul "Messaggero" ha parlato di "fibrillazione politica" del tutto simile a "un formicaio impazzito".
ROMANO PRODINel suo scritto Flebuccio non risparmia un giudizio di sottile critica nei confronti di Tremonti e dice: "della manovra e soprattutto dei suoi saldi, abbiamo capito poco in Italia, figuriamoci che cosa possono aver pensato gli osservatori internazionali, spesso in preda di pregiudizi", e aggiunge: "consolarsi con la spiegazione, corretta, che è tutta l'area dell'euro sotto attacco, sarebbe fuorviante".
Ma qui finisce la porzione di coraggio di Flebuccio De Bortoli perché dopo averci pensato bene non se la sente di affondare il coltello nel cuore della manovrina che finora è servita soltanto a sfiduciare Berlusconi nelle capitali straniere.
PalenzonaCosì, tenendosi alla larga dalle polemiche, il direttore del "Corriere" si mette a dare qualche consiglio di natura squisitamente economica e dopo aver chiesto più coraggio per abbattere la burocrazia, aggiunge all'elenco delle proposte la necessità di "costringere le società concessionarie (Autostrade e Aeroporti) a sbloccare investimenti già decisi".
Una proposta saggia che avrà fatto sobbalzare sulla sua doppia poltrona il massiccio Pallenzona al quale oltre agli interessi di Unicredit e Mediobanca, tocca difendere quelli dei concessionari amici.
FRANCO TATO3 - BRAVO, BRAVO, SONO TANTO BRAVO, OH COME SONO BRAVO!
Forse è il caso di dire che dopo il maghetto Harry Potter per il quale la scrittrice inglese J.K. Rowling ha deciso la fine della saga, i maghi esistono ancora.
Uno di questi è sicuramente Franco Tatò, il 79enne manager di Lodi che sta dando prove straordinarie di sopravvivenza. Dopo la laurea all'università di Pavia (la stessa dove ha studiato Giulietto Tremonti), Tatò ha iniziato una carriera strepitosa che lo ha portato tra la Germania e l'Italia a collezionare un'infinità di cariche.
Nei giorni scorsi i soci dell'Enciclopedia Treccani lo hanno riconfermato amministratore delegato per altri tre anni lasciando fuori della porta personaggi come Cesarone Geronzi, e oggi "Kaiser Franz" menerà la danza nel consiglio di Parmalat dove i francesi di Lactalis lo hanno scelto come presidente e devono decidere il nuovo amministratore delegato.
y lr28 danilo coppolaProbabilmente i nuovi proprietari dell'azienda di Collecchio che sono riusciti a togliersi dalle palle la cordata italiana di Corradino Passera fino a conquistare l'83% del Gruppo, sceglieranno un manager d'Oltralpe, lasciando a Tatò quel ruolo di rappresentanza che va ad aggiungere nuovi emolumenti e nuova gloria.
D'altra parte il personaggio ha dimostrato negli ultimi anni di non sputare su alcun piatto. In una divertente intervista concessa poco tempo fa, il costruttore Danilo Coppola detto "er Cash" ha descritto l'attività di Tatò in toni coloriti: "io stavo in carrozzella e lui guadagnava 2-3 milioni amministrando le mie aziende senza in realtà fare molto, se non vendere asset".
DIBENEDETTO-GMT/ROSSTatò è noto per la sua bravura e per il suo caratteraccio e sullo stesso giornale "A", il femminile guidato da Maria Nutella, ha subito rivendicato di aver risanato le aziende in perdita di Coppola e di averle restituite in affitto dopo aver sacrificato pochissimi cespiti.
Poi ha precisato che guadagnava solo 1 milione aggiungendo fra l'altro: "io sono abituato a guadagnare, non a speculare. Sono un professionista, anche caro, ma questo perché ritengo di essere anche molto bravo".
Paolo Fiorentino vice dg UnicreditLa giornalista sbalordita per l'incredibile sovrastima di Kaiser-Tatò si è permessa di chiedere: "il più bravo?", e lui ha replicato: "no, molto bravo: ho lavorato alla Olivetti, all'Enel, alla Mondadori, a Mediaset. Ho avuto qualche incidente di percorso, ma alla fine il saldo dei miei numeri è buono".
Buono e bianco come il latte di Parmalat.
4 - INFURIA LA BUFERA E UNICREDIT NON VEDE L'ORA DI PRENDERE LE DISTANZE DALLA ROMA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che ai piani alti di Unicredit l'arrivo imminente del nuovo padrone della AS Roma, Tom DiBenedetto, non suscita alcun interesse.
La banca di piazza Cordusio si trova al centro di una bufera e non vede l'ora di prendere le distanze dal pallone. Così ha fatto nei giorni scorsi con molta saggezza il top manager Paolo Fiorentino, e anche ieri il portavoce Renato Vichi, il 48enne romano che si sforza di gestire l'Ufficio Stampa per l'Italia in modo non artigianale, ha negato di essere l'uomo che la banca vuole inserire nella gestione futura della squadra".