Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
michele adinolfiUna guerra fra «cordate» interne alla Guardia di Finanza in vista della nomina del nuovo comandante. Una disputa nella quale è entrato ufficialmente anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che agli inizi di giugno ha convocato nel suo ufficio il capo di Stato Maggiore delle Fiamme Gialle Michele Adinolfi e ha coinvolto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
Sono i nuovi atti processuali dell'inchiesta sulla cosiddetta P4 - che ha portato agli arresti domiciliari l'uomo d'affari Luigi Bisignani e alla richiesta di cattura per il parlamentare del Pdl Alfonso Papa - a svelare che cosa si sia mosso nelle ultime settimane nelle stanze del governo e ai piani alti del Comando generale. L'indagine si intreccia con quella sulla presunta corruzione che coinvolge l'ex consigliere politico dello stesso Tremonti, il deputato pdl Marco Milanese, nei confronti del quale i giudici di Napoli hanno sollecitato ieri la cattura.
Emilio SpazianteLA TELEFONATA DEL PREMIER
Nel corso degli accertamenti sulla fuga di notizie che consentì a Bisignani di sapere di avere il telefono sotto controllo, i pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio intercettano una telefonata tra Berlusconi e Adinolfi avvenuta agli inizi dello scorso giugno.
L'ufficiale è indagato per favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio, sospettato di aver informato dell'indagine in corso il suo amico Pippo Marra - presidente dell'agenzia di stampa AdnKronos - che a sua volta avrebbe avvisato Bisignani. È stato proprio Milanese a raccontare di essere stato presente alla cena avvenuta tra settembre e ottobre 2010 durante la quale sarebbe avvenuta la «soffiata» .
BISIQuando parla con il capo del governo il generale non sembra essere al corrente di essere intercettato. Il premier lo chiama e lo convoca nel suo ufficio. Quella conversazione finisce così agli atti dell'inchiesta. Il 21 giugno Adinolfi viene interrogato dai magistrati alla presenza del suo difensore, il professor Enzo Musco.
E così spiega quell'incontro: «Ho conosciuto il presidente del Consiglio Berlusconi da capo di Stato Maggiore e con lui ho sempre solo avuto rapporti istituzionali. Ho incontrato Berlusconi all'Aquila e prima ancora quando mi sono insediato. L'ho rivisto quindici giorni fa poiché mi ha mandato a chiamare dicendomi che il ministro Tremonti gli aveva fatto una "strana battuta" allusiva paventando il fatto che io tramassi ai danni del ministro. In tale occasione ha chiamato Tremonti davanti a me e l'ha rassicurato» .
ALFONSO PAPATREMONTI E I «VERTICI»
Di questi «sospetti» era stato proprio Tremonti a parlare con i pubblici ministeri, quattro giorni prima. Così i magistrati riassumono la sua deposizione: «Tremonti ha riferito in merito all'esistenza di "cordate"esistenti all'interno del Corpo e costituitesi in vista della prossima nomina del Comandante Generale, precisando come alcuni rappresentanti di quel Corpo siano in stretto contatto con il presidente del Consiglio.
Ma, soprattutto, per quel che interessa in questa sede, egli ha riferito che il Milanese sia tuttora in stretto contatto con quei vertici, avendo appreso dagli stessi quanto riferito poi al ministro ed oggetto del colloquio tra lo stesso ed il presidente del Consiglio Berlusconi» .
Il riferimento è proprio alle «trame» di cui aveva parlato Berlusconi. Del resto quale sia il quadro che emerge lo evidenzia il giudice che ha disposto l'arresto di Milanese quando sottolinea «la particolare gravità delle sue condotte che coinvolgono direttamente la trasparenza e l'affidabilità dell'operato del Corpo della Guardia di Finanza e che sono tutt'altro che isolate e sporadiche» .
tremonti milanese bigIL GELO TRA MINISTERO E COMANDO
Il livello di scontri interni ben emerge anche dall'interrogatorio di Adinolfi. Il generale spiega di aver appreso dell'indagine su Bisignani «dopo l'estate del 2010 quando il generale Bardi (Vito, comandante per l'Italia meridionale, anche lui indagato ndr) venne a riferire in uno dei periodici rapporti al comandante generale Di Paolo e caso ha voluto che io fossi presente e che ebbi modo di apprendere che presso la procura di Napoli pendeva un procedimento penale riguardante Bisignani e l'onorevole Alfonso Papa nell'ambito del quale erano state effettuate intercettazioni attraverso schede intestate a persone diverse dagli utilizzatori: non ricordo in questo momento se in tale occasione, caduta nel settembre/ottobre 2010, Bardi parlò anche del merito di questa indagine» . E subito dopo il generale respinge «categoricamente» l'accusa di aver avvisato Marra dell'inchiesta.
INCONTRI CON LETTA E CENE DA MARRA
Ad Adinolfi viene poi chiesto di riferire dei suoi rapporti con alcune persone che- stando alle intercettazioni e agli altri interrogatori - erano state informate dell'indagine in corso.
«Conosco il dottor Letta da tanti anni e con lui ho avuto esclusivamente rapporti istituzionali nella mia qualità di capo di Stato Maggiore. Giuseppe Marra, detto Pippo, è il mio migliore amico e abbiamo una consuetudine quotidiana. Non ho mai conosciuto Bisignani, né ho mai voluto conoscerlo. Ho visto l'onorevole Papa frequentare il Comando, l'ho rivisto nel gennaio di quest'anno quando è venuto a trovarmi al Comando lamentandosi del fatto che era sotto pressione e che stavano svolgendo indagini sul suo conto» .
il_ministro_tremonti_e_premier_berlusconiEd ecco la parte che riguarda le frizioni interne alle Fiamme Gialle:
«Conosco l'onorevole Marco Milanese con il quale fino a novembre 2010 ho avuto cordiali rapporti di consuetudine, vuoi perché l'ex ufficiale della Finanza, vuoi perché buon amico, vuoi perché consulente del ministro Tremonti.
Nei mesi di novembre e dicembre del 2010 è venuto meno il corretto rapporto di consuetudine sia personalmente tra me e Milanese, che più complessivamente fra il Gabinetto del ministro delle Finanze e il Comando Generale. Non so spiegarmi perché da voci diffuse ho appreso che lui (Milanese ndr) mi ritenga responsabile delle sue vicissitudini giudiziarie e mediatiche: mi si chiede chi mi abbia riferito ciò e io vi rispondo che si tratta di voci alle quali in questo momento non riesco a dare un nome. Oggettivamente posso dire che sia a Natale che a Pasqua ho cercato di fargli gli auguri ma lui né mi ha risposto, né mi ha cercato di contattare in seguito» .
Ben diversa la versione fornita da Milanese: «Durante una cena da Marra, Adinolfi mi disse che aveva mandato lo stesso Marra ad avvisare Bisignani che la procura di Napoli gli "stava addosso"e lo "aveva sotto"... mi disse che bisognava stare attenti e che bisognava stare alla larga dal Bisignani. Mi meravigliai del fatto che mi disse di non conoscerlo dal momento che Bisignani è notoriamente legato a Letta e Adinolfi è legatissimo allo stesso Letta...» .