Michele Anselmi per "il Riformista"
berardi mauroSembra proprio, anzi è, una bolla di sapone. Forse lo sapete: il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso di Mauro Berardi per conto della società Luna Rossa, vuole che autori e produttori restituiscano i premi di qualità intascati nel 2006. Dieci film in tutto, per un totale di 2,5 milioni di euro, nel mazzo titoli come "Il caimano" di Moretti, "La sconosciuta" di Tornatore, "L'amico di famiglia" di Sorrentino, "Centochiodi" di Olmi, "La stella che non c'è" di Amelio, "Il vento fa il suo giro" di Diritti.
Non succederà, perché il ministero ai Beni culturali farà un contro-ricorso e con buona probabilità vincerà. Nessuno, insomma, dovrà ridare nulla: né i produttori nella misura del 71%, né gli autori nella misura del 29%. Ma tanto è bastato per fare un po' di casino, specie a destra. Per dire, "Libero" ha titolato, estraendone a caso uno dal mazzo: «Moretti, ora paga». Mancava solo il punto esclamativo.
Badate bene: i cosiddetti premi di qualità, comunque la si pensi in materia, non esistono più dal 2007. E comunque il "j'accuse" di Luna Rossa sembra partire più da un puntiglio astruso e specioso che da motivazioni sensate. Per dirla alla romana: «Nun ce vonno sta'».
NANNI MORETTIBerardi, produttore di Benigni e Troisi ai tempi d'oro, ritiene infatti che "Le rose del deserto" di Monicelli restò escluso dalla fortunata decina perché i cinque commissari ministeriali non videro - insieme e in un'unica sala - tutti e 80 i film candidati. Ne sarebbe discesa una valutazione erronea, specie sul piano estetico, a causa dei diversi supporti e degli sfasamenti temporali.
7to 16 mario monicelliSiamo al ridicolo, ne converrete. Eppure Luna Rossa pretende che la stessa commissione ripeta daccapo, in rigorose modalità collettive, la visione di quei film.
Spiritosamente il produttore Riccardo Tozzi ha evocato "Immaturi", la commediola nella quale un gruppo di quarantenni è costretto a ridare gli esami di maturità causa un disguido burocratico. Fa bene a sorridere della faccenda. Fa meno sorridere, invece, il fatto che il poco memorabile ultimo film di Monicelli, girato stancamente in Africa da un regista ormai novantenne e trattato dai critici con pietosa generosità, usufruì ampiamente di aiuti pubblici. Ma questo nessuno lo ricorda.
SORRENTINOBerardi, per produrre "Le rose del deserto", riuscì infatti a farsi dare 1 milione e 875 mila euro dal ministero ai Beni culturali e un altro milione e mezzo da Raicinema. Evidentemente non bastavano: ne servivano altri 250 mila. Quelli, appunto, del premio di qualità.