1- MESSAGGI CIFRATI SU BERNABÈ
Da "il Giornale" - Chi ha uno scoop, lo pubblica in prima pagina. Se invece lo nasconde a pagina 26, c'è il sospetto che quel presunto scoop sia un messaggio cifrato. È questo il caso di quanto scritto ieri su «Repubblica» da Giovanni Pons. Il giornalista, espertissimo di Telecom, svela l'ipotetico piano dell'ad Franco Bernabè per sistemare i conti dopo la svalutazione di Telco: «La tv (La7, ndr ) può servire in ottica politica, per supportare il terzo polo e un'eventuale propria candidatura alle prossime elezioni». Come a dire: lui è pronto, il messaggio anche. Resta da capire a chi è rivolto.
2- MAXI SVALUTAZIONE TELECOM TELCO IN ROSSO DI 1,15 MILIARDI
VOLA IN BORSA TI MEDIA MA L'INTERESSE DI MURDOCH NON PARE ESSERCI
Francesco Manacorda per "la Stampa"
Telco chiude in rosso profondo l'esercizio 2010-2011 con una perdita di 1,15 miliardi di euro. Ma la svalutazione del titolo Telecom - unica partecipazione della scatola Telco, che ne controlla il 22,45% - è un'operazione tutt'altro che risolutiva per rispecchiare nei conti il suo vero valore.
Ieri, basandosi sul parere della banca d'affari Lazard, i consiglieri di Telco hanno infatti deciso di portare da 2,2 a 1,8 euro il valore di carico delle azioni Telecom, registrando così una rettifica di 1,2 miliardi del valore della propria partecipazione nella società telefonica.
Ma a questa decisione si confronta un prezzo di mercato della Telecom che viaggia esattamente alla metà del nuovo valore attribuito all'azione, visto che in Borsa il titolo ordinario ha chiuso a quota 0,91 euro, in ribasso del 2%. Dunque la partecipazione che Telco, dopo la svalutazione di ieri, continua ad avere in carico a 5,4 miliardi, per rappresentare la situazione di Borsa - il cosiddetto «mark to market» - dovrebbe essere invece contabilizzata a 2,7 miliardi circa. Assai prevedibile, dunque, pensare che in futuro - se il titolo non dovesse risollevarsi - altre svalutazioni dovranno seguire nei prossimi anni.
cesar alierta telefonicaRupert Murdoch e il figlio JamesAdesso, mentre il 4 agosto Telecom esaminerà i conti semestrali, si attende di vedere l'effetto della svalutazione Telco sui conti dei suoi soci. La holding nata per mantenere almeno in parte il controllo italiano della Telecom ha come primo azionista la spagnola Telefonica, che ne possiede il 46,18%, seguita da Generali con il 30,58% e infine da Intesa-Sanpaolo e Mediobanca con due quote uguali e pari all'11,62%.
Il colosso spagnolo aveva già deciso di non svalutare la propria partecipazione quando Telco la portò da 2,6 a 2,2 euro, e anche adesso potrebbe decidere di seguire la stessa strada, considerando evidentemente la quota in Telecom strategica.
ALBERTO NAGEL E SIGNORAAlla decisione di Telco si adatteranno invece i soci italiani, che comunque in alcuni casi avranno effetti meno che proporzionali dall'abbattimento del valore delle azioni: in particolare generali, che dovrebbe mettere a bilancio una svalutazione di circa 370 milioni come sua quota di competenza, avrà invece un effetto pari a circa il 15 per cento di quella somma - attorno ai 50 milioni - visto che il resto della svalutazione è nei portafogli degli assicurati. Per Mediobanca e Intesa-Sanpaolo, invece, il rosso da portare a bilancio dovrebbe aggirarsi sui 120 milioni.
TelefonicaNell'orbita del mondo Telecom tiene intanto banco la controllata Telecom Italia Media che secondo voci di stampa avrebbe attirato l'interesse di James Murdoch, figlio del fondatore della News Corporation, interessato ad espandere la presenza televisiva in Italia attraverso La 7. Le voci hanno avuto un effetto immediato sul titolo, salito ieri del 6,72%, anche alla luce del fatto che Mediobanca ha un mandato per studiare la valorizzazione della società.
Secondo fonti di settore, però, non ci sarebbero state manifestazioni di interesse da parte di Murdoch. Più in generale chiunque voglia pensare a un eventuale acquisto de La 7 dovrà esaminare uno scenario nel quale l'attuale ruolo della rete televisiva - forte negli ascolti specie per le sue trasmissioni politiche assai più vivaci e pluraliste di quelle delle reti Fininvest e della Rai - è strettamente legato all'assetto presente di governo. Senza più Berlusconi al potere, insomma, La 7 potrebbe valere di meno.