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DIMMI DI SIMMI! - IL FAMIGERATO CASSIERE DELLA BANDA DELLA MAGLIANA ENRICO NICOLETTI TORNA IN CARCERE A 74 ANNI E SI SCOPRE CHE Flavio Simmi il quale lunedì (il giorno prima di essere ucciso) sarebbe andato all’ospedale di Tor Vergata per incontrare il figlio del boss Tony, lì ricoverato, e attraverso lui chiederne, probabilmente, la protezione - ANTONIO MANCINI, DETTO ACCATTONE: “IO AVEVO DATO A NICOLETTI UN MILIARDO E TRECENTO MILIONI DI LIRE: CHE FINE HANNO FATTO I SOLDI DELLA BANDA?...

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Enrico Gregori per "Il Messaggero"

ENRICO NICOLETTI A CASA SUA

«Sono stato il re di Roma, sì. Ma non un criminale». Così Enrico Nicoletti circa un anno fa in una delle rare interviste concesse. Ma la giustizia l'ha sempre pensata diversamente, perché tra denunce e arresti, questo ricco signore oggi settantaquattrenne, ha un curriculum impressionante. Certo, qualche round l'ha anche vinto sul ring di Palazzo di Giustizia, ma adesso gli investigatori gli infliggono un altro colpo da knock out, arrestandolo nell'ambito di un'indagine che ha fatto anche sorridere: gente che incassava denaro per vendite fasulle. Tra gli immobili «piazzati», persino la questura della Capitale, l'ex villa di Cafù, il palazzo Coin di via Cola di Rienzo.

Stangate milionarie, e il cervello di tutto, secondo la squadra mobile romana diretta da Vittorio Rizzi, sarebbe stato proprio Enrico Nicoletti. La cosiddetta eminenza grigia della banda della Magliana, colui che, nelle carte processuali, ne sarebbe stato il cassiere.

Enrico Nicoletti

Un'influenza sulla quale - lo stanno verificando gli investigatori - avrebbe fatto riferimento anche Flavio Simmi il quale lunedì (il giorno prima di essere ucciso) sarebbe andato all'ospedale di Tor Vergata per incontrare il figlio del boss Tony, lì ricoverato, e attraverso lui chiederne, probabilmente, la protezione.

Ieri le manette per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di millantato credito, truffa, usura, falso, riciclaggio e ricettazione. Questo l'ultimo atto dell'operazione «Il gioco è fatto», che nell'ottobre scorso aveva mandato in carcere altri personaggi e, pochi giorni fa, aveva comportato un sequestro preventivo di beni per un valore di circa 2 milioni mezzo di euro.

De Pedis Enrico

Secondo la Mobile, insomma, Enrico Nicoletti era a capo dell'associazione criminale che truffava ignare vittime interessate all'acquisto di beni immobili oggetto di aste giudiziarie. Il tutto millantando conoscenze e corsie preferenziali. Per questo è finito in carcere anche il braccio destro di Nicoletti, Alessio Monselles, di 68 anni, arrestato dalla guardia di Finanza, che ha condotto nei suoi confronti accertamenti di natura patrimoniale. Ma non c'è dubbio che il «botto», sia l'arresto di Enrico Nicoletti.

enrico de pedis

Lui, rincorso per anni dalla giustizia ma che contro la giustizia ha anche il coraggio di lottare: attraverso i suoi avvocati sta cercando di rientrare in possesso di circa cento milioni di euro che gli furono confiscati in passato.

«Io il cassiere della banda della Magliana? - dice Enrico Nicoletti - Ma se fosse così, all'epoca avrebbero dovuto accusarmi di usura, di riciclaggio». Per lui ci fu una condanna definitiva per appartenenza alla banda (sei anni, ridotti a tre e mezzo nel 2000) e una sentenza di primo grado, nel 2008, a dodici anni di reclusione per associazione a delinquere, estorsione, riciclaggio.

antonio mancini detto accattone

Non solo le fiction, dunque, ma anche le ordinanze e i processi delineerebbero un profilo di grande spessore di questo oculato «ragioniere» originario del frusinate. Lui, dunque, avrebbe avuto rapporti strettissimi con i potenti boss della banda della Magliana come Marcello Colafigli ed Enrico De Pedis. «Colafigli? De Pedis? - ripete incredulo Nicoletti - Ma sì, li ho conosciuti a Regina Coeli, al quarto braccio. De Pedis era un ragazzo, sì un ragazzo. Ma non ne so niente. E non so niente nemmeno di Colafigli. So solo che di lui le guardie avevano paura». Conoscenze casuali, quindi. Occasionali incontri magari durante l'ora d'aria. Ma c'è chi ha altre idee.

Lomicidio di Flavio Simmi foto GMT

Per esempio Antonio Mancini, detto «Accattone». Lui fu uno dei boss più potenti della banda. Lui stesso si dice esecutore di quattro omicidi. Da anni vive appartato in un paese del centro Italia. E' fuori dai giochi, è fuori da tutto. Però spesso ricorda. E quando ricorda dice: «È una storia che non è mai finita, quella della Magliana. E lo dico perché lo so. Basta vedere chi se l'è cavata. Io avevo dato a Nicoletti i miei soldi, un miliardo e trecento milioni di lire: che fine hanno fatto quei soldi? Che fine hanno fatto i soldi della banda?».

Lomicidio di Flavio Simmi - Il padre Roberto foto GMT

«Nicoletti funziona come una banca, nel senso che svolge un'attività di depositi e prestiti e, attraverso una serie di operazioni di oculato reinvestimento, moltiplica i capitali investiti dell'organizzazione», spiegò il giudice Otello Lupacchini nell'ordinanza con la quale rinviò a giudizio una novantina di boss. Praticamente la banda intera.

 


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