Gianluigi Nuzzi per "Libero"
La migliore definizione di Luigi Bisignani è abbastanza recente e autobiografica: «Se ci fosse in politica gente capace, intelligente - spiegava ad un amico - noi non serviremmo a nulla, saremmo disoccupati». E quel "noi" racchiude quella strettissima comunità di negoziatori che in un'Italia ingessata come questa riescono a colmare differenze e distanze tra i faraoni della politica e i luoghi sacri della finanza pubblica.
Bisignani è quindi prima di tutto un negoziatore di alto profilo, capace di raccogliere e rilanciare le relazioni potenti del padre, responsabile della Pirelli in Argentina, dividere le intuizioni con il fratello al vertice della Iata, e costruire una ragnatela fittissima di relazioni.
Henry John WoodcockIeri con Francesco Cossiga, Giulio Andreotti (a 23 anni Bisignani era il capo ufficio stampa del ministro dell'Economia Stammati), Raoul Gardini (Carlo Sama lo volle alla corte dei Ferruzzi convincendolo a lasciare la carriera da giornalista all'Ansa), gli amici di Washington e gli ambienti della P2 di Licio Gelli (iscrizione con tessera n.1689 attribuita nel 1977 e sempre smentita dall'interessato).
Luigi De Magistris GetContent asp jpegNella seconda Repubblica con un rapporto assai solido con Gianni Letta (conosciuto dagli anni del Tempo), Lamberto Dini, Massimo D'Alema, Silvio Berlusconi, ma l'elenco sarebbe davvero lungo per spiegare come Bisignani con la sinistra firma contratti per consulenze strategiche ben retribuite e con la destra coltiva queste relazioni tra pubblico (Finmeccanica, Enel, Eni, e tutto il mondo delle vecchie partecipazioni statali), politica, forze armate e dell'ordine fino ai salotti decisivi delle banche (Cesare Geronzi).
AndreottiPer non dimenticare il complesso mondo del Vaticano, grazie a un legame di parentela con i Lefebvre d'Ovidio, quindi rapporti con i porporati che seguivano Paul Casimir Marcinkus fino agli anni del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano.
A Bisignani viene attribuito il colpo di far passare la maxi tangente Enimont dai forzieri dello Ior (condanna definitiva in Cassazione), di portare Giovanni Paolo II in visita al Messaggero dei Ferruzzi, al matrimonio che il prelato dello Ior monsignor Donato de Bonis (uomo chiave del riciclaggio proprio della tangente per sciogliere il polo chimico tra Eni e Montedison) celebrò nella chiesetta a pochi passi dal torrione Niccolò V che ospita affari e segreti, uffici e misteri della banca del Papa.
FRANCESCO COSSIGARelazioni oltretevere che Bisignani ha coltivato e condiviso, talora, anche con politici sui quali aveva scommesso, come Daniela Santanché, con i fedeli collaboratori dell'attuale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Relazioni osteggiate e mal viste invece dall'area "progressista" oltre le mura.
Ora, quanto Bisignani condizioni la vita politica italiana e quanto l'attività di questo lobbista sia realtà, chiacchiera o leggenda, in un paese complottista, autolesionista, è difficile dirlo. John Henry Woodcock dai tempi di Potenza ha annusato i mondi riferibili a Bisignani, da anni il telefono di quest'ultimo è sotto controllo a intermittenza.
Sarà la magistratura a fare chiarezza? Sarebbe interessante, ad esempio, capire quanto dell'inchiesta Why Not di Luigi De Magistris è stata oggi travasata nell'indagine partenopea visto che Bisignani, da più parti si malignò di aver avuto la forza di spegnere le luci di quell'inchiesta quando, forse, furono altri centri di interesse, altri gruppi di potere a intervenire. Ma sono storie nel retrobottega di questo paese che non hanno mai sortito verità certificate.
GIANNI LETTAMolti magistrati hanno provato ad aprire quella porta senza grande fortuna. Anche stavolta l'esito è incerto se non fosse che questa inchiesta incrocia le nomine nei cda più importanti del Paese e coincidenza vuole cada in una fase appena avviata di riassetti strategici con partite destinate ad aprirsi tra Telecom, Corriere della Sera e scacchieri sui quali Bisignani sarebbe stato uno dei negoziatori. Insomma, dipende sempre dalla prospettiva.
Dopo un periodo di fuoriuscita di notizie incontrollate, chi ad esempio dialoga con Gianni Letta, primo mentore del lobbista, lo descrive «tranquillo e sereno», soprattutto dopo l'interrogatorio da testimone avuto a Napoli. «Lei conosce Bisignani?», «È vero che il sottoufficiale del Ros Enrico La Monica voleva entrare nei servizi segreti e venne segnalato a palazzo Chigi? (cosa che puntualmente non si verificò, ndr)», insomma domande così.
DANIELA SANTANCHEPer Bisignani, invece, è periodo in tempesta tra boatos sempre più insistenti che indicano un'inchiesta pronta a partorire fuochi d'artificio dal golfo. Chissà se il furetto, come lo descrisse vent'anni fa Alberto Statera, resisterà anche questa volta e tornerà a gestire un potere sorprendente, a spingere per assunzioni e licenziamenti di direttori, amministratori delegati, amici.
E anche, raramente a vedersi respinto: «Bisignani? Mi cercò in ogni modo - racconta un alto funzionario dello Stato - quando in ambienti ristretti circolava il mio nome come papabile per un incarico di prestigio. Non lo volli mai incontrare e venni scelto a prescindere».