Giancarlo Dotto per "Sette"
Parcheggia la belva a vista sotto il suo ufficio, così che ogni tanto può sbirciarla dalla finestra e sentirsi bene, come si sente bene a guardare certe foto appese al muro. Lui in posa con Carla Fracci, che fa lo scemo con Liza Minnelli o dà il cinque a Céline Dion.
«Guardo queste foto e mi chiedo: ma sono proprio io? Mi chiedo ancora oggi dove ho trovato il coraggio di rapportarmi con questa gente. Il segreto? Uno solo. Mai genuflettersi, è da provinciali. Céline Dion l'accolsi con una pacca sulla spalla e lei scoppiò a ridere. La discografica mi aveva detto: "Solo una domanda, una canzone, fine dei giochi".
Me la sono guardata, Céline, e sono partito deciso: "Celine, ye... Con te dovrò combattere..." e lei: "...Non ti si può pigliare come sei...". Una forza. Durante la diretta si mise a rappare, mentre io gli davo di batteria».
LO SPETTACOLO DI FIORELLO«PER DUSTIN ERO FIORELLA»
Sono le nove del mattino, Rosario Fiorello è già una scheggia con le vene che gli escono dal collo. «Quando canto, poi, non sai come mi esce fuori il venone». Sta a fatica dentro una T-shirt nera Armani e i bermudoni stile pinocchietto. Schizza da una stanza all'altra, svelto di passo e di parola. Giura di avere 51 anni. Una puntatina alla scrivania dove gli autori sono già al lavoro.
«Sì, sembra che lavorano, è tutta una finta».
Si affaccia alla finestra, urla al portiere: «Aho, forza Roma, che mo c'avete Luis Enrique... Ma la moto mia dov'è oh? Guarda che bella, rossa e nera, è una Diavel... Minchia che moto, ragazzi, una ruota 2 e 40 dietro, sta in piedi senza cavalletto, tanto è larga».
FIORELLOLui in foto con Dustin Hoffman. «Terrorizzato solo all'idea d'incontrarlo. Era la prima volta che veniva in Italia. Guarda come l'abbraccio. Si vede che la paura mi rende euforico. Cerco il contatto fisico quando sto in ansia, cioè sempre». Più che abbracciarlo, lo fagocita. Dustin sembra un pupo che ha perso la mamma.
«Lui è stato uno dei pochi a presentarsi il giorno avanti, mentre di solito i divi tipo Stallone arrivano un quarto d'ora prima, neanche il tempo di preparare una cosa. Entro con il cuore in gola nel camerino e lo vedo che se ne sta in un angoletto con questa faccia un po' così, la testa piegata, mi sembrava di vedere Rain Man... Mi ha aiutato molto Dustin, ci siamo capiti subito. Mi chiamava Fiorella. A un certo punto mi fa: "Ma tu come hai cominciato Fiorella?". E io: "Ho fatto il cameriere". E lui: "Io pure". Ci siamo abbracciati. Ha cominciato a raccontarmi tutta la sua vita...».
VINCENZO MOLLICA E FIORELLOI SANTI: TOTÒ, WALTER CHIARI, IL TRIO
La sera prima ho assistito a una specie di miracolo pagano. Il Sistina, stracolmo, che a un certo punto diventa una mongolfiera, prende il volo, portandosi dietro una folla intera in preda a convulsioni da riso. Eravamo entrati a teatro ognuno scolpito nella sua identità, dentro la sua storia, le sue vesti, le sue mutande, caschi e maschere, tutta la zavorra della giornata, buoni e cattivi pensieri, il noto imprenditore, il pianista di successo, la portinaia di viale Mazzini, la psichiatra argentina, l'attore mezzo fallito.
Due ore dopo eravamo lì tutti insieme, tutti uguali e azzerati, a tenerci la pancia, a ridere e a piangere, una comunità di scimmie felici, se le scimmie ridono. Ritemprati o rincretiniti, non importa, ma grati a quel guitto incontenibile che aveva appena cantato con Checco Zalone e recitato una Giulietta coattissima, per non dire della lettera di Berlusconi ai comunisti. Che sia un tic, un sintomo o geniale anarchia, il riso fa bene, quando non uccide, e mi presento da Fiorello, la mattina dopo, deciso a farlo santo.
LO SPETTACOLO DI FIORELLO«Santo io? Non scherziamo, santo è chi ha inventato il viagra». Fiorello non resiste. Sta alla battuta come Joe Cocker alle canzoni da strip-tease. Insisto. Chi fa ridere, è un benefattore in odore di santità. Gli cito alla rinfusa un mazzo di santissimi, Totò, Petrolini, Fregoli, Macario, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Walter Chiari.
«Nomi troppo alti per me. A farne santo solo uno scelgo Totò e, dopo di lui, Walter Chiari. E poi, forse non sono santi, ma a me faceva tanto ridere il Trio, Lopez, Marchesini, Solenghi. Ero diciottenne e andavano in onda con I promessi sposi. Cose strepitose. Mi ricordo Allacciare le cinture al Sistina. Che livello! Sai, poi ognuno ride a modo suo. A me diverte Riccardo Rossi. Vado a vedere tutti i suoi spettacoli dal vivo. È uno che non è ancora riuscito a sfondare del tutto, però a me fa ridere. È il mio comico preferito».
LO SPETTACOLO DI FIORELLOUn'occhiata alla finestra, si accende una sigaretta. «Mia moglie ha ripreso a fumare e io dietro, come un pollo, dopo cinque anni che avevo smesso. Scusami, vado e torno». Va e torna. Non aspetta la domanda. «Il primo grande lo vidi da ragazzino. Mi portarono a uno spettacolo di Paolo Poli, uno che si vestiva da donna in quella Sicilia di allora. "Minchia", dicevo tra me, però mi piaceva. Guardavo Walter Chiari e restavo a bocca aperta. Nella mia ignoranza, non capivo come a questi gli venissero tutte quelle cose dalla bocca. Non immaginavo neppure che potesse esistere un gruppo di lavoro. Ecco, io ho sempre inseguito quella cosa là. Nei villaggi turistici ero un incosciente totale, aprivo il sipario e uscivo....».
LO SPETTACOLO DI FIORELLOArrivano, inconfondibili, dalla stanza di là strepiti da biliardino. «Cosa credi? Sono i miei autori che stanno lavorando. Noi lavoriamo così, cazzeggiando. Tutti gli spettacoli che facciamo sono nati sul tavolo da biliardino... Uno dei miei migliori test della risata è Marco Baldini. Se ride Baldini, è fatta. Lui è il popolo. Lui moriva quando gli facevo Mike Bongiorno cattivo. Non resisteva. Mike che si faceva le gemelle Kessler. (Voce di Mike) "Lo sai, le ho portate io in Italia, sono andato a prenderle alla stazione di Milano, stavamo andando alla Rai e a un certo punto ho visto un prato, me le sono portate tutte e due lì". E lì Baldini crollava».
Lui e Mike Bongiorno ovunque, nelle foto alle pareti. Fiorello lo ha convinto a travestirsi da Garibaldi. Convince chiunque a fare qualsiasi cosa. Ha convinto Scamarcio a fare la parodia di se stesso, Elisa a fare il verso a Carmen Consoli. Ogni tanto qualcuno se la prende. «Carla Bruni. Me lo disse Giovanni Malagò: "Guarda che si è incazzata e ti vuole fare causa". Io dissi: "Veramente? Speriamo". Sarei arrivato al microfono di RaiUno con la querela in mano e avrei fatto un numero».
Già, l'amicone Mike, questa salma sparita, come il più orrendo dei suoi quiz. «Non riesco a capacitarmi. Uno dice facile: si sono presi la bara e vogliono i soldi. A quanto pare non è così. E allora? So che la famiglia sta in contatto con gli inquirenti. C'è Niccolò, il figlio, che vive ormai fisso a Dagnente col prete, dentro il cimitero, che aspettano. Che idea mi sono fatto? Come tutti dico: "Boh". Io a Mike gli volevo un bene pazzo. Avevamo un rapporto non più da padre a figlio ma da amici. Mi sono messo nei loro panni. Se qualcuno si fosse preso mio padre che è sepolto in un paesino della Sicilia, impazzirei dal dolore».
LO SPETTACOLO DI FIORELLOI TEMPI COMICI DELL'EDICOLANTE
Ci sono cose su cui persino Fiorello non ce la fa a scherzare. Gli è arrivata una mail da un ospedale di Roma. "Ciao Fiore', qui siamo tutti paralitici e allettati ma ci stai facendo divertire". «Non so fare una battuta sulla malattia o sugli handicap fisici. La battuta sul "nano Berlusconi" ci sta. Lui è il primo a riderci. So che ha citato una mia storiella su di lui. Quella dell'arabo che voleva comprarsi Villa Certosa. E sorvolando la villa con l'elicottero dice: "Sì, la prendo, basta che mi levate il nano dal giardino".
Per me la comicità è questa, irriverenza alla Pasquino. Quello del riso Scotti adesso sarà disperato, la famiglia che piange, ma io so già che la battuta la farò. Non resisto. La gente lo percepisce che io non odio Scotti o Berlusconi quando faccio la battuta, né Santoro o Del Noce quando li prendo in giro. Ci sono invece i comici cattivi, quelli astiosi, tu lo senti che il veleno prevale sul divertimento».
Associo non liberamente e penso a Beppe Grillo, ma lui non fa nomi. Si rifiuta. Leggo il titolo di un volume sullo scaffale. I segreti del far ridere. «I famosi tempi comici. Non s'insegnano. Uno ce li ha o no. Il mio edicolante a via Flaminia Vecchia ce li ha. "A Fiore', sai che te devo da dì?... (pausa) ma vaffanculo!". Quello è un tempo comico, non ha studiato ma lo fa».
LO SPETTACOLO DI FIORELLOSto lì assorto che m'interrogo su un santino di Padre Pio. Lui se ne accorge. «Questa è la stanza di mia sorella Catena. Perché Catena? Madonna Santissima della Catena è un paesino sopra Catania... Si può far ridere anche con l'aspetto fisico. Io mi ammazzo di fatica, sono troppo bello (ride), me la devo sudare la risata. Arriva quello cicciottello, fa la ruota e giù a ridere. Io ho scoperto la comicità da bambino. Una cosa incredibile, facevamo la supercazzola senza sapere cosa fosse, molto prima di Amici miei. Andavamo dagli anziani a sfotterli con queste frasi inventate e loro: "Che minchia dici?" e noi pischelli a ridere come pazzi. Avevo già capito che quando metti in difficoltà l'altro si ride. A scuola, una volta, mi feci trovare dalla professoressa d'inglese che stavo a cavalcioni sulla finestra: "Non ce la faccio più, professoressa, io m'ammazzo!", lei che urla, si butta su di me. Ero già un cretino allora».
FIORELLO«VORREI LA PAUSINI, MA SONO UN SOLISTA»
Dopo aver reinventato il varietà radiofonico, Fiorello torna in Rai, sette anni dopo, in autunno, lunedì prima serata. «Stiamo discutendo sulle puntate, la Rai ne vorrebbe sei, io invece solo quattro, il numero perfetto. Questo spettacolo che ho fatto al Sistina è una sorta di prova generale. Se ho mai pensato di mettermi al fianco una prima donna? Vuoi dire la Mina di un tempo? Ci ho pensato più volte, una come la Pausini sarebbe perfetta, o Giorgia, una che ha delle doti nascoste da intrattenitrice. Ma poi penso che io sono diverso e devo lavora' da solo. Sono un solista. Se viene Zalone, gli faccio pure da spalla, ma devo stare sempre sul palco».
La fortuna di Fiorello è anche la sua disgrazia. Troppi incensatori. I rari detrattori dicono: «Fa scelte comode, come quella di Sky. Ha terrore dei dati d'ascolto».
FIORELLOInsomma, un coniglio dell'auditel. «Sky è stata un'esperienza bellissima, ora però sento che è il momento di tornare in Rai, prima serata e il pubblico in platea, non il pubblico da studio che applaude a comando. Non meno di cinquecento persone. Voglio l'happening con l'ospite famoso seduto tra la gente e voglio anche più da me stesso. Ho ancora un difetto. I primi dieci minuti fatico a carburare, la bocca felpata, saliva a secco, un po' come il Barcellona che gioca la finale col Manchester. Poi quando parto, non mi fermano più. Mi sono detto: devo lavora' su sta cosa, perché per me l'emozione è sempre uguale, se faccio la convention per i supermercati o la prima serata su RaiUno. Già al Sistina ho cambiato. Prima facevo un po' di fuffa all'inizio, "buonasera", "come va?", "tutto bene?", adesso entro e vado dritto alla cosa, due battute forti, devo sentire subito la prima risata».
FIORELLO E JOHNNY DORELLIL'uomo più ansioso del pianeta non può scendere dalla giostra. «Ansioso ma non depresso, come sono i comici da manuale. Ho qui i testimoni, sono un comico depresso io? Faccio ridere più qua che in televisione. È la mia estrazione che mi salva, il villaggio. Quando lavori in un villaggio, lo spettacolo comincia alle otto del mattino e finisce la notte. Una volta mi sono messo sul tetto del ristorante vestito da Papa, davo il benvenuto ai turisti e benedivo i cornetti. L'ansia, quella c'è.
Dalla mattina alla sera, ora smetto, mi dico, a cinquant'anni basta con questa cosa che devi sempre dimostrare qualcosa. Mia moglie mi puntella. Mia figlia Angelica pure. È convinta di chiamarsi "Fiorello Show" di cognome... Ormai mi conosco. So che devo essere sempre al top. Ho questa paranoia che non voglio mai ripetere le cose. Mi basta uno che mi dice: "Però, Fiorello fa sempre le stesse cose" e già m'ha rovinato la giornata. Mi complico la vita. Ma non basta. In radio ho fatto settanta personaggi. Tu mi hai sentito fare Carla Bruni o La Russa? Non li faccio più da tempo. Eppure le agenzie di spettacolo scrivono: "Fiorello a tutto campo, da La Russa a Carla Bruni"».