1- PALLONARI E PALLISTI
Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"
Siccome gli italiani sono un popolo di pallonari e i tre quarti dei giornalisti una manica di pallisti, ci voleva Calciopoli per far capire che la prescrizione e l'assoluzione sono cose opposte. Cos'è accaduto? Che il pm sportivo Palazzi ha chiuso le indagini sulle intercettazioni di Calciopoli relative all'Inter e ha sostenuto che, telefonando ai designatori arbitrali, l'Inter di Moratti e Facchetti ha violato l'art. 1 ("slealtà sportiva") e l'art. 6 ("illecito sportivo"), ma non può essere punita perché è tutto prescritto. A meno che, si capisce, l'Inter non rinunci alla prescrizione.
Palazzi equipara l'Inter agli altri club puniti per Calciopoli: Fiorentina, Lazio e Milan. Tutti tranne uno: la Juventus di Moggi e Giraudo, protagonista di fatti "di differente gravità, protrazione e invasività", dunque fuori concorso e giustamente retrocessa in Serie B e privata di due scudetti. Però il pm sportivo ricorda che la sua tesi accusatoria contro Milan, Fiorentina, Lazio e ora Inter è già stata sconfessata dalla Corte federale, secondo cui non basta telefonare ai designatori per commettere illecito: occorre che le pressioni arrivino agli arbitri e li condizionino.
IL PROCURATORE FEDERALE STEFANO PALAZZILa qual cosa Palazzi non è riuscito a provare per nessun club, eccetto la Juve. Dunque è verosimile che, anche se l'Inter rinunciasse alla prescrizione, verrebbe assolta o privata di qualche punto. E, siccome le presunte pressioni interiste non sortirono effetti e ai tempi della Triade Bianconera l'Inter perdeva campionati truccati, nessuno scudetto deve passare di mano. Ciò detto, sarebbe un bel gesto da parte di Moratti rinunciare alla prescrizione per farsi giudicare nel merito.
Così potrà finalmente difendersi nel processo sportivo (penalmente, gli inquirenti napoletani hanno già ritenuto che non c'è nulla di rilevante). Già, perché finora hanno parlato solo Palazzi e Moggi con la sua corte di avvocati e giornalisti à la carte. Se poi l'Inter fosse assolta, non resterebbe alcun'ombra nella sua storia, se non quella di aver tentato di difendersi dalla Cupola per vie traverse anziché con una pubblica denuncia. Ma, per invitare l'Inter a rinunciare alla prescrizione, come sempre deve fare chi non ha nulla da temere ed è raggiunto da sospetti infamanti, bisogna avere le carte in regola.
Cioè farlo sempre. Tanto più per politici coinvolti in processi penali. Quando la Cassazione accertò che Andreotti era stato mafioso fino al 1980, reato "commesso" ma prescritto, tutti i grandi giornali e tg, anche "de sinistra", titolarono "assolto". Idem i servi di B. quando le sei volte che il padrone la fece franca per prescrizione.
nli45 mass moratti giacinto facchettiDue fra i giornalisti più attivi nel gabellare le prescrizioni per assoluzioni sono Giuliano Ferrara e Pigi Battista. Grande è stato dunque lo stupore dei lettori del Corriere nel leggere l'intemerata all'Inter di un certo Battista, probabilmente un omonimo, che in veste di "juventino" reclama "la restituzione motu proprio dello scudetto usurpato", perché "con la prescrizione crolla la pretesa dell'Inter di incarnare la squadra degli onesti'".
Intanto il Foglio di Ferrara sostiene che "crolla il castello di accuse di Calciopoli": nessuna "cupola" Moggi, nel calcio "come nell'era Craxi si viveva in un sistema condiviso". Ora, basta leggere le telefonate di Moggi e Giraudo per notare l'abissale differenza con quelle di Facchetti e Moratti. Ma, anche se fosse vero che l'Inter faceva le stesse cose della Juve, non crollerebbe nulla, semmai si aggiungerebbe un'architrave alla Cupola: 1 ladro più 1 ladro fa 2 ladri, non 0 ladri.
Moggi e GiraudoAnche Moggi e la Juve, tornati amorevolmente insieme, sfidano l'Inter a rinunciare alla prescrizione. Peccato che la Juve di Moggi, Giraudo e Agricola si sia salvata in Cassazione nel processo del doping proprio grazie alla prescrizione. Chissà se fa ancora in tempo a rinunciarvi, e se le conviene: negli anni del doping vinse tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un'Intercontinentale. Non vorremmo che Pigi ne chieda la restituzione. Motu proprio.
2- LA PARTITA DEGLI ONESTI
Oliviero Beha per il "Fatto quotidiano"
In questa rubrica, cominciata lo stesso giorno in cui il giornale che state leggendo è andato in edicola, non ho volutamente mai parlato di temi sportivi. Se infrango questa regola che m'ero data è solo perché il gomitolo/calcio continua a essere una formidabile lente di ingrandimento per molti e decisivi settori di questo Paese. E all'indomani della "novità" sul caso Inter, ieri in prima pagina dappertutto, prescritta ma accusata dal Pm della Federcalcio, Stefano Palazzi, di "illeciti sportivi" tamquam Moggi e soci del 2006, forse un capo di questo filo va tirato.
GIULIA ANDREOTTIIn ballo non c'è tanto o solo "lo scudetto degli onesti" aggiudicato da un tavolino traballante all'Inter terza arrivata cinque anni fa. Vedremo se e come e da chi verrà revocato. In ballo c'è proprio il sostantivo "onestà", evidentemente ormai fuori mercato anche lessicale. Non solo: è jettatorio. Chi ricorda Giorgino La Malfa che nel 1992 voleva un "partito degli onesti" per il Pri che doveva smarcarsi da Andreotti? E oggi chi non muore dal ridere sentendo l'autodefinizione di "partito degli onesti" di Alfano e consoci mentre rifuggono dal far processare il loro Papa?
Dunque bisognava forse dubitare e sorridere anche nel 2006, quando è cominciata la cosiddetta "operazione Moggi", atta a ripulire finalmente il calcio italiano dai disonesti. Non c'erano le intercettazioni in merito, finalmente? E dunque pagassero loro, in rappresentanza della società più titolata d'Italia da sempre sinonimo della casa regnante (gli Agnelli, non certo i Savoia abituati alle macchinette e ai fucili...).
Anche a me, dopo oltre trent'anni che denunciavo il marcio nel pallone, faccia vistosa e oppiacea di un Paese sempre più marcio, parve finalmente un "redde rationem". E via con Moggiopoli, e intemerate su chi aveva sbagliato e doveva pagare, sul "maggiordomo che era l'assassino", sul bisogno di catarsi. Mi ero sbagliato. Quasi subito ho sentito puzza di bruciato, anche nella foga con cui una stampa che aveva sempre osannato i colpevoli del momento li voleva morti.
PIERLUIGI BATTISTADa un lato perché conoscevo meglio e dal di dentro questo ambiente dopo tutti questi anni, il Totonero, il caso Camerun ecc., dall'altro perché mi pareva impossibile che tutta la "monnezza" del pallone fosse riconducibile solo a Moggi e Giraudo (Bettega era di riporto), un po' come per Berlusconi... Di qui l'idea che si tentasse di utilizzare i colpevoli come "discarica" in cui far precipitare tutti i rifiuti "indifferenziati" della raccolta dell'estate 2006.
GIULIANO FERRARAIdea che le successive intercettazioni sull'Inter, e non solo (pensate a quelle sul Milan e molte altre squadre), prodotte non dai Pm a Napoli né precedentemente dall'accusa nel processo sportivo, ma dalla difesa e soltanto un anno e mezzo fa, mi hanno confermato: un sistema che consisteva nel violare le regole sportive sputacchiando sulla "lealtà" che dovrebbe ispirarle, in una franchigia "penale".
yj10 riccardo agricolaMa un sistema praticato e condiviso da tutti, pena il fatto di rimanerne fuori. Ho dunque cercato più verità, non la difesa dei primi colpevoli, e mal me ne è incolto. Per quasi quattro anni sono stato sbertucciato come "difensore di Moggi" sia da chi sapeva tutto sia da chi non sapeva nulla del sistema guasto di cui sopra, ignorando che le istituzioni del calcio sono le prime responsabili di un andazzo deteriore che non sanno, vogliono o possono cambiare.
OLIVIERO BEHATutto questo con il conforto tacito dei media, eccetto quelli "juventini". Adesso Moratti si indigna, come di solito fa Berlusconi, anche lui nel club dei prescritti tra cui si segnala Andreotti, se non sbaglio...