1- ARRIVA IL PAMPHLET ANONIMO SUI RETROSCENA DEL POTERE ECONOMICO: REPUBBLICA E LE MARCHETTE A ENEL GREEN POWER, DAGOSPIA "SENSIBILE" A GERONZI, IL RAPPORTO CORRIERE-MEDIOBANCA...
Stefano Feltri per "Il Fatto Quotidiano"
Esce oggi in libreria un pamphlet pubblicato da Chiarelettere dal titolo "I professionisti del potere" (guardatevi l'intervista da superpentito di mafia che ha realizzato come spot) e firmato da un autore che si nasconde dietro lo pseudonimo di Elio Rossi. Il sottotitolo è molto ambizioso - "Ecco come gli italiani sono comandati e da chi" -, il contenuto solleva invece qualche perplessità, almeno in chi segue da vicino i temi trattati dal libro, cioè il rapporto tra poteri economici, politica e informazione.
La tesi del libro è questa: l'Italia è governata da una manciata di anziani power broker, come direbbero in America, uomini che cercano il potere per il potere, e che condizionano la politica, le nomine, distorcono il mercato e sfruttano l'informazione per raggiungere i loro obiettivi, corrompendo - magari senza compiere reati penali ma anche senza scrupoli etici - i giornalisti, che il misterioso mister Rossi si rifiuta perfino di chiamare così e definisce semplicemente "operatori dell'informazione".
Premessa: non sappiamo chi sia questo Elio Rossi, si presenta soltanto come un ex giornalista che "ha trascorso gli ultimi vent'anni nelle redazioni dei giornali e negli uffici dei potenti che hanno in mano i destini dell'Italia".
CESARE GERONZI SI DA UN TONOCerto, fa qualche nome (i soliti, da Cesare Geronzi alla famiglia Ligresti), racconta alcuni aneddoti (l'attenzione privilegiata che ricevono le notizie in cui è coivolta Mediobanca nel giornale di cui è primo azionista, il Corriere), eppure non ci sono rivelazioni così dirompenti da giustificare l'anonimato, tranne per certi giudizi pesanti su una manciata di cronisti economici a cui Rossi rinfaccia esplicitamente di lavorare per due padroni, il giornale che paga loro lo stipendio e l'azienda che devono raccontare, della quale si trasformano in una propaggine dell'ufficio stampa.
Ma se mister Rossi può abbandonarsi a giudizi così pesanti è anche perché cede alla tentazione di generalizzare. Verso la fine del libro, per esempio, scrive: "L'informazione è tutta militante perché nessuna testata giornalistica o televisione morderà mai la mano che l'alimenta". Tutti mercenari, insomma.
"Gli operatori dell'informazione - continua Rossi - riescono al massimo a raccontare un pezzo di verità, quello che è concesso loro di raccontare, omettendo le parti che non piacciono al padrone". Accuse che sono in gran parte fondate, però stupisce un po' l'assenza in tutto il volume - anche nelle note - di qualsiasi riferimento a giornali come il Fatto Quotidiano o il Manifesto che, magari con altri limiti, non hanno azionisti ingombranti che li limitano nel racconto del potere economico.
Salvatore e Jonella LigrestiStupisce un po' di più che in un lungo paragrafo dedicato alla quotazione di Enel Green Power insinui che Repubblica scrivesse pezzi entusiastici perché la società di energie rinnovabili comprava paginate di pubblicità sul giornale e poi non dedichi neppure una riga a una polemica che ha fatto un qualche rumore: in quegli stessi giorni il Fatto, che pure riceveva pubblicità Enel, pubblicò un articolo non elogiativo sulla quotazione e l'azienda reagì dicendo che per il futuro non avrebbe più voluto avere rapporti pubblicitari con una testata che la criticava. Il tutto venne reso pubblico sul giornale. Ma mister Rossi ignora la vicenda.
Ma queste storie come altri (certo limitati e spesso con lunghe spiegazioni dietrologiche) esempi di autonomia in campo di giornalismo economico avrebbero indebolito la tesi di mister Rossi, secondo cui gli operatori dell'informazione "scrivono per dimostrare ciò che già sanno e non si cimentano mai nella cronaca. Sanno sempre tutto perché sono infallibili, sono infallibili perché sono dogmatici e sono dogmatici perché non sono liberi".
In un libro che non vorrebbe far sconti a nessuno, poi, quello che manca colpisce più di ciò che viene rivelato. Nel racconto degli intrecci tra potere economico e informazione, per esempio, mister Rossi non cita mai il caso Dagospia, testata indipendente diretta da Roberto D'Agostino ma che, come ha sottolineato anche Diego Della Valle nelle sue recenti polemiche, è particolarmente sensibile alle esigenze di una delle fazioni in campo nelle lotte gerontocratiche della finanza italiana, cioè quella che fa capo a Cesare Geronzi. Dal sito di D'Agostino, almeno quanto dal Corriere della Sera, passano oggi le schermaglie del potere finanziario.
dago GetContent asp jpegDopo aver letto il libro di Rossi, il lettore che non sia anche un addetto ai lavori resta con l'impressione che le cose siano più complesse di come sembrano in superficie, ma che questa anonima denuncia non lo ha aiutato più di tanto a capirle. Colpa anche dell'anonimato dell'autore: non sarà che si nasconde perché anche lui, come quegli "operatori dell'informazione" che tanto vitupera, ha i suoi interessi legittimi da tutelare e gli amici degli amici potenti da non irritare?
2- LA REPLICA DI ELIO ROSSI
Caro Feltri,
riassumo così il suo interessante articolo dedicato al mio libro, "I professionisti del potere", che è stato appena pubblicato dalla casa editrice Chiarelettere: mancano rivelazioni scottanti sul funzionamento perverso del sistema presidiato dagli uomini che comandano l'Italia, e per di più sono dimenticati coloro che invece sono riusciti, con fatica, a mantenere la loro schiena ben diritta, e tra questi, dice lei, ci sono Il Fatto o il Manifesto.
Sul primo punto dico che il libro descrive il funzionamento del sistema che permette ad un piccolo gruppo di persone di esercitare un potere smisurato su persone come lei e come me (posso non chiamarla "mister" come lei, immagino affettuosamente, ha fatto con me?). "I professionisti del potere" non contiene rivelazioni scandalistiche ma contiene esempi e testimonianze personali perché vuole essere una descrizione analitica ed impietosa di un esercizio egemonico quotidiano e dei meccanismi di sopraffazione che innesca negli uffici e nelle fabbriche, in Parlamento e nelle redazioni dei grandi giornali. E' la cronaca di una repressione sistematica fatta di migliaia di piccoli episodi penosi e perfettamente legali.
enel green powerHo deciso di scrivere anche se lei e gli altri cronisti bravi come lei conoscono già la legge della giungla, perché voi non siete rappresentativi e non avete le stesse informazioni su cui può contare l'opinione pubblica italiana. Ho deciso di descrivere i professionisti del potere in azione per rendere evidenti e chiare, a tutti, le loro responsabilità, e non per rivelare qualche singolo misfatto: sono infatti convinto che essi sarebbero cacciati via a furor di popolo se il loro comportamento fosse svelato, e dunque voglio che il numero più alto possibile di persone venga a sapere come trascorrono le loro giornate, come si muovono, come ragionano e cosa sono disposti a fare pur di accrescere il loro potere.
DIEGO DELLA VALLENe "I professionisti del potere", e qui vengo al secondo punto, mancano riferimenti a Il Fatto. Mi rendo conto che questa lei l'abbia percepita come un'omissione discutibile. Ho due ragioni per questa scelta: la prima è che ho voluto risparmiare al lettore l'elogio di un giornale del quale Chiarelettere è azionista rappresentato in consiglio di amministrazione. La seconda è che "I professionisti del potere", ripeto, descrive in modo analitico e impietoso il sistema della finanza e dei mezzi di informazione che è in mano ai potenti e Il Fatto non conta e non fa parte del sistema. La sua rivendicazione vale per quello che è: mi ricorda "Non Mollare", il giornale di Ernesto Rossi, che nel 1925 si opponeva al fascismo. Cosa vuole che le dica: vuole un bacio in fronte?
9be 16 elio veltriApprofitto della sua ospitalità per rispondere alle sue perplessità sulla mia scelta di chiamarmi Elio Rossi. Sul cognome le ho appena dato un indizio. In ogni caso, mi creda, non copro alcun interesse né coltivo alcun disegno. L'ho scritto e qui lo ripeto: appartengo al sistema perché conosco alcuni dei professionisti del potere e alcuni di loro conoscono me, ma voglio denunciarne il funzionamento perverso e voglio farlo senza perdere il coraggio intellettuale della verità. E la prego: concentri i suoi sospetti solo sul mio pseudonimo. Altrimenti, per coerenza, dovrebbe domandarsi quali fossero i disegni oscuri, e ne cito solo alcuni, di Voltaire, di Trilussa, o di George Orwell, di Ignazio Silone, e non vorrei davvero essere nei suoi panni. Naturalmente è solo un consiglio. Con simpatia.
Francesco Aliberti con Travagli e Padellaro
CONTROREPLICA DI STEFANO FELTRI
Prendo atto che secondo lei "Il Fatto non conta". Alcuni professionisti del potere, come li chiama lei, sembrano pensarla diversamente a giudicare dalle reazioni che hanno quando lo leggono. E che c'entra che Chiarelettere è nostro azionista? Non è proprio lei a sostenere che l'informazione e le notizie dovrebbero essere questione diversa dagli azionisti dei gruppi editoriali?