1 - ALL'ANAGRAFE COSTRETTI A TIMBRARE A OGNI PAUSA. IL SINDACO: ESTENDERÒ IL PROVVEDIMENTO A TUTTI GLI UFFICI
Maria Vittoria Giannotti per "la Stampa"
Se vuoi fumare, timbra il cartellino: i minuti persi per concedersi la pausa sigaretta non devono essere conteggiati nell'orario di lavoro. La rivoluzione, che potrebbe piacere al ministro Brunetta, è partita dall'ufficio anagrafe di Palazzo Vecchio. Qualche giorno fa, il dirigente, fresco di insediamento, ha invitato i dipendenti con il vizio delle bionde a strisciare il badge, prima di allontanarsi dalla postazione di lavoro, anche se per un breve lasso di tempo.
La novità, del tutto inedita, ha suscitato immediatamente un vespaio di polemiche. I dipendenti dell'ufficio in questione si sono sentiti discriminati rispetto agli altri colleghi del Palazzo, ancora liberi di fumare senza poi essere costretti a recuperare, a fine giornata, il tempo perduto. Ma presto, le differenze potrebbero essere appianate dal sindaco in persona, Matteo Renzi. Che, invitato a prendere posizione sull'argomento, non ha esitato a difendere l'operato del dirigente salutista: «A togliere questa regola non ci penso neppure». Anzi. L'idea gli è piaciuta talmente tanto che ora medita di estenderla a tutti e cinquemila i dipendenti comunali.
1 divieto fumo«Questo - argomenta il primo cittadino - è un periodo in cui chi lavora per il pubblico ha una grande responsabilità. Ci sono licenziati, cassaintegrati, il settore privato va come deve andare. Dal settore pubblico ci aspettiamo un esempio. Allora, ciascuno è libero di poter prendere il caffè o di poter fare la pausa per la sigaretta, figuriamoci se qualcuno mette in discussione il diritto di fare certe cose, però la è serietà è quella di timbrare il cartellino, uscire, di prendersi il quarto d'ora che serve e poi rientrare. Altrimenti non facciamo una bella figura con i cittadini».
Renzi, da non fumatore, è pronto a dare il buon esempio senza alcuno sforzo. Ma l'annuncio ha destato non pochi malumori. Finora, infatti, la regola prevedeva che il badge dovesse essere strisciato solo dai dipendenti che avevano intenzione di uscire dall'ufficio per sbrigare qualche commissione.
Ma le pause all'interno del Palazzo erano considerate una routine. «Se andiamo avanti di questo passo, dovremo timbrare il cartellino anche per andare in bagno» ipotizza qualcuno, prevedendo foschi scenari. «Neppure nelle aziende private sono tanto fiscali» borbotta qualcun altro, ricordando che il tempo sottratto al lavoro per la sigaretta non è mai andato oltre i cinque minuti necessari per compiere l'intera operazione, chiacchiere con altri viziosi comprese.
A dare voce al malcontento generale, ci pensano i sindacati. «Per un fumatore - sostiene Stefano Cecchi, delle Rsu - anche la pausa della sigaretta rappresenta un momento necessario al recupero psico-fisico: questo provvedimento è ingiustificato». «Non vorrei che questa storia delle sigarette fosse solo una cortina fumogena creata per nascondere le cose che davvero non vanno bene qui in Comune» continua Cecchi.
Vittorio MessoriIntanto, in mezzo alle polemiche, qualcuno tra i dipendenti comunali sta meditando di dare un taglio netto alla questione. Cogliendo al volo l'occasione per togliersi il vizio una volta per tutte. Con l'occasione, i sindacati ricordano che i problemi che affliggono i lavoratori comunali sono ben altri.
Primo tra tutti, la pesante carenza d'organico. E poi il blocco delle assunzioni in settori chiave come quello dell'assistenza alla persona e dei servizi destinati ai bambini.
2 - VITTORIO MESSORI: «BASTA LIMITI RIVENDICO LE MIE BOCCATE DI LIBERTÀ»
R. Mas. per "la Stampa"
Vittorio Messori la disturbo? Stava scrivendo?
«Veramente mi stavo facendo una fantastica Marlboro Rossa».
Uno sberleffo al sindaco di Firenze?
«Ma no! Solo che non sopporto il buonismo liberale e il politicamente corretto. Per cui non te la puoi prendere più con nessuno, eccetto che con tre categorie: i fumatori, i cacciatori e i cattolici. Su questi si può dire di tutto. Sugli altri è tabù».
Andiamo, non la faccia tragica!
«Invece sì. Se tu dici qualcosa su un nero, un ebreo, una donna, un omosessuale ... niente di razzista, sia chiaro, semplicemente dici che tu non sei così, che sei differente, rischi il linciaggio».
Meglio infierire, invece?
«Ma no. Certo che devi rispettare tutti per quello che sono. Ma nella verità, senza doppiezze. Io non sopporto lo Stato etico che come una mamma buona vuole dirmi quello che è meglio per me, a suon di leggi. Rivendico il primato del libero arbitrio. E anche la libertà di fumare. E poi lo Stato da una parte predica contro la sigaretta e dall'altra arraffa tasse a man bassa dai fumatori».
Lei fuma molto?
«No. Fumo pochissimo. Durante la Settimana Santa non fumo affatto. Volendo potrei smettere, ma non ci penso neppure: in questa folla di benpensanti politicamente corretti, la sigaretta è una testimonianza. E io la tengo accesa».