Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"
gheddafi muammar 01 lapUna fonte libica qualificata, che vive da anni in Italia, alla fine con un po' di imbarazzo conferma l'indiscrezione giunta ieri da Tripoli: «Sostenitori del regime di Muammar Gheddafi e del Consiglio nazionale di transizione - rivela - si stanno parlando anche qui, a Roma, per tentare di fermare lo spargimento di sangue nel Paese. Finora però i colloqui non hanno dato esito. Le posizioni rimangono distanti. Il segnale di una svolta imminente ci sarà solo quando Gheddafi pubblicamente dichiarerà di accettare di parlare con le opposizioni» .
Inutile domandare maggiori dettagli: «Le persone che si stanno incontrando non lo confermeranno mai ufficialmente» . Eppure il Colonnello avrebbe già in mente una data per concedere un'apertura, Nato permettendo: il prossimo 1 ° settembre, 42 ° anniversario del rovesciamento della monarchia di re Idris (1969) e dell'inizio del suo governo. Troppo lontana, dicono gli analisti. Gheddafi non durerà così a lungo.
Frattini a Bengasi dai ribelli libiciMa chissà. Incontri segreti, dunque: a Roma, a Oslo, al Cairo («anche a Djerba...» , sostiene la fonte). Lo ha annunciato ieri il portavoce del governo di Tripoli, Moussa Ibrahim, aggiungendo che i negoziati di pace sarebbero tuttora in corso. In particolare, a Roma, avrebbe soggiornato Abdel Fattah Younes al-Abidi, ex ministro della Sicurezza di Gheddafi passato a febbraio con i ribelli. E ai colloqui prenderebbero parte osservatori dei governi d'Italia, Norvegia ed Egitto, i Paesi ospitanti.
Ribelli libiciNe è seguito un diluvio di smentite: «Non c'è stato e non abbiamo partecipato a nessun incontro» , ha dichiarato il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari. Il ministero degli Esteri ha escluso «fermamente» che rappresentanti del governo italiano abbiano partecipato ai presunti negoziati tra il regime di Tripoli e gli insorti di Bengasi. Anzi: nessun colloquio sarebbe mai avvenuto in Italia. Dunque, il comunicato di Moussa Ibrahim sarebbe l'ennesima mossa propagandistica.
IL CAPO DEL CONSIGLIO LIBICO DI TRANSIZIONE MUSTAFA ABDEL JALILAnche all'ambasciata libica di via Nomentana si ostenta incredulità: «Colloqui di pace a Roma? Non ci risulta» , è la risposta secca. Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che due settimane fa è stato a Roma, e della Libia ha parlato con il Papa, appare invece più possibilista: «Penso di sì, che ci siano questi incontri, me lo auguro, perché il dialogo resta l'unica via...». Alla fine di giugno proprio a Roma era in programma «l'assemblea delle tribù libiche», poi rinviata.
ambasciata LIBICA VIA NOMENTANA ROMA«Non è un'iniziativa nè del Cnt nè del governo italiano - spiegò il ministro degli Esteri, Franco Frattini- ma delle Ong e della società civile libica. Sono loro che la stanno organizzando...» . Un'indiretta conferma che qualcosa comunque sottotraccia si sta muovendo. E il viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, ieri a Tripoli, lo ha dichiarato apertamente: «Funzionari e ribelli stanno facendo progressi», rivelando pure che i colloqui tra le parti vanno avanti da circa due mesi, al di fuori della Libia e per telefono.
Però sono rallentati, secondo lui, dal fatto che i ribelli non si sono espressi finora con una voce comune. Un esempio? Lo stesso capo del Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt), Abdel Jalil, ieri ha escluso che Gheddafi possa in futuro restare in Libia. Il giorno prima aveva detto l'esatto contrario.