Lao Petrilli per "la Stampa"
GAETANO TUCCILLONiente succede per caso in Afghanistan», ragiona una fonte militare. Nel sabato triste della morte del caporalmaggiore capo Gaetano Tuccillo, leggendo dati e notizie che arrivano da quell'angolo remoto di mondo, l'ufficiale si spinge oltre: «Anche dietro questi ultimi fatti c'è una mente, una strategia». L'analisi è fatta a caldo. Segue però la logica. E qualche report non reso pubblico fino ad ora.
Pochi giorni fa, nel distretto di Bakwa - area di Poshta - forze speciali afghane e della coalizione martellano e mettono all'angolo un gruppo di talebani, uccidendone 7. Non distante, nel distretto di Farah, durante un pattugliamento, vengono trovate 9 mine e razzi: 2 da 122 millimetri e uno da 107. Ancora: da un edificio abbandonato di Chicha spuntano fuori 550 chilogrammi di nitrato di ammonio. Due civili vengono presi in custodia dalle autorità locali. Adesso, dopo i fatti di ieri, saranno interrogati di nuovo perché si sospetta che possano sapere qualcosa utile alle indagini.
GAETANO TUCCILLO«Uno più uno fa sempre due, anche quaggiù», affermano dall'Afghanistan. Perché «noi facciamo il nostro dovere, ma capita che il nemico si senta stuzzicato e qualcosa, allora, accade». Di un contrattacco si parla, dunque. Una reazione dei talebani messi sotto pressione, non un banale ied messo lungo la strada in attesa che qualcuno, chiunque, ci passi sopra. Questo, d'altronde, emerge ad un primo esame dei fatti - tutti i fatti - di ieri mattina nei pressi del villaggio di Caghaz, lungo la famigerata strada 515, spesso teatro di attacchi.
Più di una fonte fa riferimento a una specie di trappola. Una notizia, riservata, conferma la tesi. Poco dopo l'esplosione veniva investito da un altro scoppio un mezzo del Genio chiamato per bonificare la strada prima di proseguire, un Cougar. Ad appena due chilometri di distanza da Bakwa.
OPPIO IN AFGHANISTANNessun altro si è fatto male, ma la cosa ha impressionato i militari. In primis per i danni riportati dal mezzo, un bestione blindato come pochi altri. Poi per il luogo. E per la tempistica. «Come se ci fosse qualcuno a coordinare le operazioni» contro gli italiani. Come se - è l'ipotesi di un analista - si volesse dare un messaggio: «State esagerando, queste strade ci servono».
CAMPO DI PAPAVERI IN AFGHANISTANServono ai talebani le strade di Farah e quelle di Bakwa. Ma servono forse ancora di più ai Signori della droga, loro ricchi alleati di ferro. Il terreno di guerra è uno degli ombelichi del traffico mondiale. La via dell'oppio è battutissima; si inerpica verso Ovest e verso Nord. E spesso è percorsa anche dagli uomini dell'Isaf e dai militari delle forze afghane che non se ne stanno con le mani in mano: qualche giorno fa hanno sequestrato 200 chilogrammi di stupefacente grezzo, nascosto dietro le pareti posticce di una casa del villaggio di Pasau. Merce che, sui fiorenti mercati clandestini internazionali, si vende a mezzo milione di dollari.
ESPLOSIONE A CAGHAZ AFGHANISTANNell'altra direttrice del traffico di droga, che conduce alla provincia di Badghis, sempre nell'area di responsabilità italiana, ci sono stati - è vero -75 guerriglieri che hanno aderito al programma di riconciliazione. Ma si valuta ancora il loro reale peso, mentre tre poliziotti di spicco sono passati armi e bagagli con i talebani. A Herat, invece, ad un mese dall'attacco al Prt, l'Intelligence locale tiene alta l'allerta e sconsiglia di farsi vedere troppo in città. Molti diplomatici e membri della Cooperazione sono ancora ospitati a Camp Arena, la base militare fortificata lontana dal centro che ospita il Quartier generale del Regional Command West dell'Isaf.
Ieri, inoltre, si è saputo di un omicidio eccellente: il procuratore di Ghoryan - 80 chilometri a est di Herat, una zona dove sono affluiti parecchi fondi internazionali - è stato ucciso in strada da alcuni uomini armati. Una vera e propria esecuzione in stile Chicago Anni Trenta. È questo, è anche questo, l'Afghanistan occidentale in cui ha perso la vita il caporalmaggiore capo Gaetano Tuccillo.