1- CONTRATTI E TRATTATIVE IN TV, IL CASO SANTORO-MENTANA
C. Maf. per il "Corriere della Sera"
Dagli attestati di stima al ritenersi «diversamente liberi». Si consuma lungo l'arco di questa parabola il rapporto (recente) tra Enrico Mentana e Michele Santoro. Era solo il 6 giugno, nemmeno un mese fa, quando Mentana annunciava con entusiasmo nel suo tg il probabilissimo arrivo di Santoro a La7. Quello del direttore era parso uno slancio autentico, l'attestato di stima ripetuto a più riprese nei confronti di un collega.
Di un amico, anche. Ma il suo tifo si è infranto contro l'inattesa rottura delle trattative di Santoro con La7. Non subito, però. Perché immediatamente dopo l'annuncio del mancato accordo, Mentana, sempre pubblicamente, sempre nel suo tg, aveva rivolto all'editore granitiche richieste di chiarezza sul perché le trattative si fossero incagliate a un passo dalla firma. Sabato Mentana ha rivelato al Corriere che la sua domanda di chiarezza non era rimasta insoddisfatta: «Bernabé e Stella mi hanno spiegato che è stata una loro scelta.
Santoro chiedeva assoluta libertà. Qualsiasi giornalista non può dire o scrivere quel che gli pare» .
Parole che non sono piaciute all'(ex?) amico Santoro, che sul Fatto Quotidiano ha replicato: «Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi» . Infine, l'accusa: «Non capisco perché voglia assumere il ruolo di chi nasconde il conflitto d'interessi».
2 - «CARO MICHELE, SBAGLI LA LIBERTÀ È UNA SOLA»
Lettera di Enrico Mentana al "Corriere della Sera"
Caro Michele, nella tua lettera aperta a me indirizzata dalle colonne del Fatto Quotidiano, dopo la rottura delle trattative per il tuo arrivo a La7, affermi che siamo «diversamente liberi» . Non so cosa voglia dire: non abbiamo mai lavorato insieme, e per quanto mi riguarda so che la libertà non è mai relativa. Dirigo un telegiornale, non una struttura clandestina: e tutti quindi possono misurare la libertà di cui godo, e che mi sono presa attraverso la garanzia di risultati che porto all'editore.
Ho imparato, anche negli anni a Mediaset, che i principali ingredienti della libertà sono due, l'intransigente necessità di esercitarla per fare il nostro mestiere, e il successo che ne consegue. Un lavoro informativo libero porta consenso e fidelizzazione del pubblico, e tutela il giornalista rispetto all'azienda che ne ospita i programmi. Scrivi che tu ed io «abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti» .
Ho sulle mie spalle quasi vent'anni di tg diretti e condotti. Avrò fatto bene o male, ma nella videoteca non troverai una sola marchetta per questa o quella casa automobilistica, per questo o quello stilista, per questa o quella azienda pubblica o privata (Telecom compresa). Non telefono ai politici né loro mi telefonano.
In decenni di intercettazioni che hanno fatto la fortuna dei giornali e riscritto la storia penale, politica e di costume italiana non è mai stata segnalata una conversazione che mi riguardi. Non voto; ho pagato con la disoccupazione vera e senza sponde il dissenso con l'azienda in cui lavoravo. Siamo diversi, certo. Come diverso da te e da me è, ad esempio, Gad Lerner. Eppure credo che la nostra libertà sia la stessa, identica anche a quella del cittadino che sceglie da chi farsi informare e come.
Per questo mi sono battuto in tutti i modi perché tu venissi a La7. Per questo sono arrivato a proporre di addossarmi la responsabilità del tuo programma, così da superare l'impasse tra te e l'amministratore delegato Stella. Per questo ho chiesto all'Azienda in cui lavoro (e in cui speravo che anche tu saresti venuto a lavorare) un chiarimento netto sulle pressioni esercitate contro Telecom per ostacolare il tuo arrivo. L'ho fatto nel telegiornale, non per le vie laterali, dopo aver fatto ascoltare per intero le tue accuse.
Ora Telecom Italia Media ha risposto formalmente, si prende la responsabilità della rottura e anche della bocciatura della mia offerta di copertura sul programma (non precisamente un atto di egoismo o di «diversa libertà» nei tuoi confronti). Ero stato il primo a suonare l'allarme sul rischio di pressioni politiche, già il giorno dopo la puntata finale di «Annozero» . Ma so per esperienza diretta che forza, fermezza e dignità servono proprio a scardinare ogni vincolo o pressione.
Per questo sabato, con l'intervista apparsa qui sul Corriere e l'altra al Fatto, ho tentato di tenere aperto il canale di trattativa, sforzo certo velleitario, ma non insensato. Nel momento in cui già falchi e falchetti sparavano su La7 «sotto il giogo del Cavaliere» e su di te «fazioso capopopolo che pretendeva di fare gli affari suoi coi soldi degli altri» , ho ricordato come il giorno dopo la rottura sia sempre quello in cui le accuse si fanno più aspre e incontrollate. Io invece credevo, e credo ancora, che la via dell'intesa non sia del tutto preclusa.
L'ho detto sapendo benissimo che sarei andato incontro al tiro incrociato delle due intransigenze, e anche forse al fuoco amico, come poi è successo. Resta un punto: la tua lettera agra, la tua polemica ricerca della diversità, confermano che certo non mi sono mosso in queste settimane per interessi di parrocchietta o di compagnucci.
L'ho fatto proprio per amor di libertà, con l'idea che una rete libera possa ospitare tutte le voci di chi sa fare informazione. Certo non ne avrei tratto alcun vantaggio, se non quello di contribuire ancor di più a far crescere La7. Ci proverò lo stesso, insieme agli altri «diversamente liberi» .
3- ARCHEO - LELE MORA, ATTACCO A SANTORO: "ANCHE LORO DI ANNOZERO HANNO I LORO ALTARINI...MI RICORDO DI QUANDO ERO A MILANO DUE E SANTORO LAVORAVA A 'MOBY DICK': ALL'EPOCA PASSEGGIAVA INSIEME A DELL'UTRI PER CONCORDARE IL SUO CONTRATTO, ORA INVECE GLI DÀ DEL MAFIOSO"
"La Boccassini? E' una grande donna, un grande magistrato. E infatti credo che capirà che, in merito alle mie accuse, non c'è nulla di vero. I suoi fidanzati passati? Sono affari suoi. Io comunque mi presenterò ogni volta che i giudici mi chiameranno": lo ha detto Lele Mora intervenendo a La Zanzara, il programma condotto da Giuseppe Cruciani in onda su Radio 24.
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Poi torna sulla celebre telefonata mandata in onda ad Annozero: "Non mi pento delle parole a Formigli. Certo, quel giorno non era un buon giorno: era andato male un lavoro in Svizzera, mi si era bucata una ruota in autostrada...insomma, poi ho sbottato, ma non mi pento. Anche loro di Annozero hanno i loro altarini...Mi ricordo di quando ero a Milano due e Santoro lavorava a Moby Dick: all'epoca passeggiava insieme a Dell'Utri per concordare il suo contratto, ora invece gli dà del mafioso"
4- ARCHEO - SANTORO RISPONDE A LELE MORA: "LE IMPLICAZIONI MAFIOSE RISULTANO DA SENTENZE. NEL CONTRATTO PER MOBY DICK' DELL'UTRI NON HA AVUTO RUOLO, E IL PROGRAMMA SI È OCCUPATO PIÙ VOLTE DEL SUO CASO" - INFINE, "MORA ALL'EPOCA AVEVA UN RUOLO MARGINALE, NON PUÒ ESPRIMERE GIUDIZI AUTOREVOLI SU QUANTO ACCADEVA A MEDIASET"...
Lettera di Michele Santoro (Dagospia 6 aprile 2011)
Recentemente Lele Mora ha dichiarato a Radio 24: "Mi ricordo di quando ero a Milano Due e Santoro lavorava a Moby Dick: all'epoca Santoro passeggiava insieme a Dell'Utri per concordare il suo contratto, ora invece gli dà del mafioso".
Siccome il Giornale si è precipitato a rilanciare questa dichiarazione, vi chiedo di precisare quanto segue:
1) le implicazioni di Dell'Utri con la mafia non risultano da dichiarazioni di Santoro ma da sentenze e inchieste della magistratura;
2) quando Santoro lavorava a Moby Dick aveva un contratto già stipulato e a tempo indeterminato, al quale ha in seguito scelto di rinunciare;
3) Dell'Utri non ha avuto alcun ruolo nella stipula di questo contratto, dal momento che era stato già eletto al Senato e aveva dovuto abbandonare qualsiasi carica aziendale (Publitalia e non Mediaset) prima dell'arrivo di Santoro a Italia Uno;
4) Perché ne sappiano di più, potete comunque raccogliere per i vostri lettori in un CD le trasmissioni e i servizi di Moby Dick dedicati a Dell'Utri, che sono state oggetto di deposizioni di Santoro dinanzi il Tribunale di Palermo, i cui atti processuali sono pubblici.
5) Il ruolo svolto in quegli anni da Lele Mora era piuttosto marginale rispetto a quello da lui ricoperto successivamente e non tale da fargli pronunciare giudizi autorevoli su quanto accadeva in Mediaset .
Spero di non essere costretto ad iniziative legali per ristabilire la verità dei fatti, anche per consentire al signor Lele Mora di dedicare tutte le sue energie a difendersi da accuse ben più importanti.