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FANGO SU RINGO! - SUONA ALL’AUDITORIUM DI ROMA (GIà SOLD-OUT) IL BATTERISTA SETTANTUNENNE DEI BEATLES ED è SUBITO FUCILAZIONE: \"fu il ripiego del ripiego del ripiego\", \"All’inizio non lo volevano né i fans, né i roadies\" - SARà POCO DOTATO MA L’OPERA BEATLESIANA HA NEL SUONO DEL SUO DRUMMING UN MARCHIO DI RICONOSCIMENTO CHE ORMAI APPARTIENE AI NOSTRI TIMPANI...

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Andrea Scanzi per "il Fatto quotidiano"

Ringo Starr

L'uomo più fortunato del mondo, o quantomeno dei Sessanta, torna in Italia. Non accadeva dal 1992 e ne sono passati addirittura 46 dalla sua prima venuta a Roma: l'età dell'oro di Ringo Starr, l'uomo che visse di luce riflessa all'ombra di tre geni. Lui, no: normale, bruttino, voce improponibile. Lo chiamavano "l'orsacchiotto", "il pagliaccio", "il naso". Il quarto scarafaggio, l'unico pleonastico.

I compagni si fidarono così poco del suo talento da aver-gli fatto scrivere la miseria di due canzoni ("Don't Pass Me By" e "Octopus's Garden"). Venne scelto soltanto al quarto tentativo come batterista dei Beatles: il turnista Tommy Moore, l'introverso Pete Best, il professionista Andy White. Poi, lui. Starr fu il ripiego del ripiego del ripiego. Una decisione dettata da simpatia umana, più che da qualità tecniche.

All'inizio non lo volevano né i fans, né i roadies. Neil Aspinall, storico road manager dei Beatles, si rifiutava di scaricare e caricare la sua batteria. Un esordio sintomatico. Oggi Ringo Starr ha 71 anni e, non senza paradosso, è il depositario più credibile del repertorio beatlesiano.

Ringo Starr

John Lennon e George Harrison sono morti e Paul Mc-Cartney pare ancora meno vivo di loro. Se non altro, di recente Sir Paul ha suggerito alla Regina d'Inghilterra come anche Ringo meriti il titolo di Cavaliere: ovviamente, sinora, nessuno si è mai sognato di conferirgli tale onorificenza. Ringo suonerà il 3 luglio all'Arena Civica di Milano e il giorno dopo all'Auditorium Parco della Musica di Roma.

Con lui, l'undicesima formazione della All Starr Band, un supergruppo da persone già note che per due mesi decidono di suonare insieme. Il gioco di parole - "All Starr" - è così notevole da non essere venuto al diretto interessato , ma al produttore David Fishof. I nove dischi della band, nata 21 anni fa, sono usciti per sette etichette diverse: segno che, commercialmente, non hanno trascinato le masse. Dischi piacevoli, senza infamia e senza lode, come tutta la carriera di Ringo.

Nel repertorio, dal vivo, molte canzoni dei Beatles. Non necessariamente le migliori: "Yellow Submarine", "With a little help from my friends". C'è pure il repertorio autografo, decoroso quando va bene, con i pochi singoli di reale successo ("It don't come easy" e "Photograph") e una canzone, "Never Without You", dedicata ad Harrison. È un "survival tour": una tournée della sopravvivenza, a metà strada tra il revival malinconico e l'esercizio di stile. Nessuno dirà di avere assistito a una serata indimenticabile, nessuno chiederà indietro i soldi del biglietto (non bassi: da 40 a 70 per Milano, da 40 a 130 per Roma).

BEATLES

Un genio, Ringo, ma solo nella capacità di approdare costantemente alla medietà artistica. Il luogo comune lo vuole batterista poco più che scarso. Gli esperti, ultimamente, tendono a rivalutarlo: virtuoso no, ma dall'impeccabile senso del tempo e con una tecnica "semplice" che lo ha reso uno dei turnisti più richiesti. In ogni suo disco c'è una ridda di ospiti illustri, da Eric Clapton ad Alanis Morissette, da David Gilmour a Van Dyke Parks, da Steven Tyler a Ozzy Osbourne.

ringo

Tutti gli vogliono bene, come fosse - appunto - un "orsacchiotto". Dalla vita assai contrastata, però. Il primo trauma è quando gli preferiscono Andy White, per la prima versione ufficiale di Love Me Do alla EMI. "Il produttore George Martin volle così. Ci rimasi male, quella sconfitta mi è pesata". Quando i Beatles si sciolgono, capisce che la favola è finita e non ci sarebbe stato ritorno. Entra in crisi. "Passavamo ogni momento insieme. Poi è arrivata la rottura. All'improvviso ti trovi nel nulla".

Nei Settanta comincia la carriera solita. Album onesti ma confusi, che mettono tenerezza e riverberano il luogo comune del Ringo "mediocre". Comincia a bere, moltissimo, fino a 16 bottiglie di vino al giorno. L'alcol lo rende violento, lui che si dichiara "totalmente tranquillo".

MCCARTNEY E RINGO STARR

Picchia la moglie, Barbara Bach, sposata trent'anni fa, "fino a credere che fosse morta". Così per anni e anni. La riabilitazione è lunga. Quando ne esce, nei Novanta, parla con toni messianici e molto loveandpeace: "Sono veramente grato di essere su questa terra. La mattina mi sveglio e mi rendo conto di essere innamorato di tutto: di mia moglie, della gente che mi circonda, delle cose che vedo". Ringo Starr è un reduce di se stesso più in forma di altri. Un gregario che cerca di fare il leader, con risultati commoventi.

Non avendo mai avuto un talento accecante, nessuno può rinfacciargli di avere smarrito il tocco: non l'ha mai avuto. E' un mediano a cui è toccata in sorte una parabola molto più grande di lui. Ha sbandato, sofferto, infierito su se stesso e chi lo circondava. Ora, di fatto, è l'unico Beatle che ha qualcosa da dire: poco, ma ce l'ha. Ammette che la musica l'ha sempre sentita più "funky" che "pop", lasciando ulteriormente intendere che i vestiti bealtesiani non li ha mai avvertiti veramente suoi.

Suona quel che suona, senza promettere chissà che. E sul palco, sembra davvero felice solo quando chiede agli altri di cantare al suo posto. Quando cede la ribalta agli amici della superband. Quando si ritaglia, una volta di più, la retrovia: l'unico habitat che conosce.

 


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