1 - Lettera di Franco Bagnasco a Dagospia, riferita a questi articoli di Michele Anselmi:
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media%20e%20tv/articolo-23384.htm
Caro Dago, tu sai quanto mi diverta leggendo Dagospia, anche quando prevale la tua vena da bastian contrario.È successo, per esempio, ieri, quando per illustrare il caso del contestatissimo prequel di «Amici miei» (sul gruppo di Facebook che ho creato due anni fa siamo ormai a quota 55 mila fieri sostenitori del boicottaggio) non hai scelto di pubblicare i tanti articoli neutri o quelli usciti sulla stampa nazionale in aperta opposizione all'infausto progetto di De Sica, De Laurentiis e Neri Parenti. Non s'è visto quello -splendido - del Riformista, pure in prima pagina; non c'era traccia di una lenzuolata del Corriere non faziosa e molto sintomatica della situazione.
AURELIO DE LAURENTIISNo, c'erano solo due pezzi che mi sono parsi - sbaglierò, un po' acidelli - del collega Michele Anselmi per il Secolo XIX. Anselmi riporta una mia frase estrapolata da un contesto: «I nomi dei profanatori della saga di Monicelli vanno tenuti a mente, così come quelli dei fiancheggiatori». Ovviamente evocavo conseguenze di botteghino.
NERI PARENTISe un attore partecipa a un progetto che hai apertamente dimostrato di non condividere e gliel'hai fatto sapere, potrai poi liberamente decidere di non andarlo a vedere in un altro film. Il pubblico è sovrano: tieni a mente quel nome e quella faccia. Lo ribadisco. Invece si accosta subito dopo questa frase all'idea di «minacce, rappresaglie, ritorsioni, schiaffi». Cose ovviamente da me mai dette né caldeggiate. D'altra parte non posso certo rispondere del calore di 55 mila persone, molte delle quali veracemente toscane, che intervengono con passione e costanza su un paio di pagine frequentatissime on-line.
anselmi micheleIn questi pezzi di Anselmi, fra l'altro veniva dato ampio, ampissimo spazio a Neri Parenti, che ha approfittato dell'occasione per dire alcune inesattezze. Sostiene, per esempio: «Pensi, per cercare un dialogo, gli ho spedito persino la sceneggiatura, ho intrattenuto con lui un carteggio privato. Lui ha spiattellato tutto sul sito. Sono amareggiato: come cittadino ancor prima che come regista».
Le amarezze di Neri Parenti. Toccanti. Belle come un tramonto. Come un film (suo) non prodotto. Io sono amareggiato invece (non so se più come cittadino o come spettatore) soprattutto per il fatto che lui possa fare il regista. Ma tant'è. In compenso smentisco categoricamente quanto da lui affermato. Non mi ha mai - ribadisco, mai - inviato alcuna sceneggiatura del film, ha cercato sì un dialogo via mail (la prima me l'ha spedita il 12 gennaio 2009, quando il gruppo era appena nato, conservo tutto su pc), e gli ho sempre ribadito privatamente e pubblicamente tutta la mia disistima per il lavoro già fatto su Fantozzi.
Nessuna rivelazione di informazioni riservate. Quali, poi? In ogni caso, niente di tutto questo. Quel poco che ho potuto condividere con gli utenti di Facebook erano sempre e solo informazioni personali da mie fonti. Trattasi di quindi di fantasie, per essere tenero. Non chioso citando «Parenti serpenti» perché è un film di Monicelli. E mi sa che questo accostamento (così come per «Amici miei») al Maestro non garberebbe.Un caro saluto.
Franco Bagnasco
2 - RISPOSTA DI MICHELE ANSELMI
caro Dago, leggo solo ora la replica di Bagnasco, perché fuori Roma due giorni. Va benissimo, lui ha dedicato la sua vita a questa Crociata, e giustamente tiene il punto. Quanto al resto che ti devo dire? Il pezzo del Riformista è nato su mia indicazione, non volendone fare due lo stesso giorno su due giornali diversi, in prima; quello del Corriere ha ripreso -il colmo - solo il Riformista e non il mio.
Capisco che Bagnasco vuole tutti dietro le insegne del suo sito, ma certi toni - senza nulla togliere alla bruttezza del film, di cui sono sicuro - mi paiono da esaltati. Del resto cosa vuole? Nel primo pezzo ho dato conto degli insulti su YouTube e del lavoro svolto da Bagnasco. Nel secondo ho raccolto la difesa di Neri Parenti. Non si fa così nei Paesi civili? Ciao
Michele
3 - AMICI VOSTRI - LA TRISTE FINE DELLA SUPERCAZZOLA...
Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"
Sia chiaro che questo non è il processo al film "Amici miei - Come tutto ebbe inizio", che non ho visto né certamente vedrò. Questo è il più classico dei processi alle intenzioni: all'idea malata che il trittico di "Amici miei" (atto primo, secondo e terzo) possa avere un sequel, anche se camuffato da prequel e ambientato nella Firenze del Quattrocento nel tentativo preventivo quanto disperato di scansare i confronti fra l'originale e la (brutta) copia.
tognazzi ugo 001Per chi ancora non lo sapesse: la FilMauro di Aurelio De Laurentiis sta per mandare in centinaia di sale un cinepanettone primavera-estate di Neri Parenti, il regista dei Natale di qua Natale di là, ma anche degli ultimi Fantozzi, quelli che profanarono i primi due diretti da Luciano Salce. Al posto del leggendario quinquetto Tognazzi-Moschin-Noiret-Celi-Del Prete (poi sostituito da Montagnani), hanno reclutato Christian De Sica, Massimo Ghini, Michele Placido, Giorgio Panariello e Paolo Hendel.
Checco ZaloneDecine di migliaiadi fans degli "Amici miei" doc si stanno mobilitando su facebook nella pagina "GiùlemanidaAmicimiei: fermiamo De Sica e il suo annunciato prequel". Il perchè della rivolta è inutile spiegarlo. Il film originale nacque da un'idea, quella sì geniale, di Pietro Germi, che fece in tempo a concepirla ma non a realizzarla perchè morì. Così i primi due film li diresse Mario Monicelli, che poi si fermò lì: l'atto terzo - molto meno memorabile - fu affidato al pur grande Nanni Loy.
AMICI MIEIMonicelli, l'anno scorso, ha fatto in tempo a commentare la trovata malsana del sequel-prequel con queste definitive parole: "Avevano tentato di farmi collaborare al film, ma ho deciso di rimanerne fuori, hanno ragione quelli di Facebook". Gli sarebbe piaciuta la battuta al vetriolo lasciata sulla pagina facebook da un fan: "Alla sola idea del prequel, Monicelli si è suicidato". E anche quest'altra: "Il prequel è uno scempio, come rifare la Divina commedia in chiave moderna".
AMICI MIEIParenti replica alle critiche sul Corriere della sera: "Posso anche comprendere lo scetticismo,ma prima di giudicare un prodotto bisogna vederlo". Eh no, troppo comodo: chi è abituato a giudicare i film solo dagli incassi non può dire al pubblico "pagate il biglietto e poi, se non vi piace, criticate pure". A meno di restituire ai delusi il prezzo del biglietto con la formula "soddisfatti o rimborsati".
AMICI MIEIIl regista aggiunge: "Siamo così rispettosi del passato che il soggetto del film è degli stessi sceneggiatori di allora, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli". Altra furbata: si potrebbe obiettargli che invece, purtroppo, il regista non è né Germi, né Monicelli, né Loy, e sventuratamente Tognazzi, Montagnani, Del Prete, Celi e Noiret sono tutti morti (Moschin è vivo, ma per sua fortuna non è stato coinvolto). Ma poi, e soprattutto: che c'entra l'Italia del 2011 (anzi la Firenze del '400) con quella del 1975, quando uscì l'atto primo? Trentacinque anni non sono nulla per i cinepanettoni, ma sono un millennio per i capolavori.
AMICI MIEIA memoria d'uomo, l'unico remake della commedia all'italiana che ha eguagliato, anzi superato il modello, è il "Conte Max" con Alberto Sordi al posto di De Sica (Vittorio, naturalmente). Poi, purtroppo, venne quello di De Sica (Christian), anche se nessuno fortunatamente lo ricorda. Basta vedere uno dei trailer del nuovo "Amici miei" per sapere che anche stavolta finirà così. Vi si parla di un gruppo di amici che si danno al "cazzeggio" per vincere la noia.
Amici mieiMa "Amici miei", quello vero, non è mai cazzeggio: è un cocktail unico di riso amaro, cattiveria allo stato puro, complicità velenosa, satira, invettiva, cinismo, moccolo, invenzione, genialità, godimento, carnalità, spensieratezza, popolo. In una parola: poesia. E' un impasto di Monicelli e Tognazzi, e morta lì.
Amici MieiLa zingarata, la "supercazzola brematurata con scappellamento a destra come foss'antani" non è un liquame da trivio a base di trombate, corna, scoregge, culi, tette e giochetti di parole tipo buco-bucaiolo e via spetazzando. O meglio: è l'arte di mescolare tutti questi ingredienti senza renderli mai volgari. Anche Dante, nell'Inferno, descrive il diavoletto che "avea del cul fatto trombetta". Ma ciononostante, anzi proprio per questo, la sua Commedia restò Divina.
Amici_miei_Come_tutto_ebbe_inizioNel trailer come nell'idea del prequel di "Amici miei" manca lo spirito che fece grande l'originale. Uno spirito che nacque a metà degli anni 70 da una congiunzione astrale irripetibile: quella che allineò due mostri della regia e cinque mostri della recitazione al massimo della forma e al culmine della carriera. Semplicemente ridicolo, anzi tragicamente arrogante, pensare oggi di poter resuscitare quello spirito con il romano De Sica e il pugliese Placido che cercano di parlare toscano, o con l'altro romano Ghini doppiato da un fiorentino.
O di colmare l'abisso tirando dentro i toscani Hendel, peraltro bravissimo come caratterista e cabarettista, e Panariello, che non ha mai fatto ridere nessuno. Mai il Mascetti, il Perozzi, il Sassaroli, il Necchi e il Melandri avrebbero ripetuto due volte la stessa zingarata, la stessa beffa, la stessa supercazzola. I loro erano tutti pezzi unici. Per questo centinaia di migliaia di persone conoscono a memoria ogni loro battute e i loro nomi e cognomi, come la formazione della squadra del cuore che ha vinto l'ultimo scudetto. Lo stesso Monicelli, dopo l'atto secondo, passò la mano.
palcido-amici-mieiOra invece arriva Amici miei nella Firenze dei Medici. Seguiranno - c'è da giurarci - Amici miei sul Nilo, a New York, in Sudafrica, in Egitto, in India, a Miami, a Beverly Hills, a Rio. E presto, dopo De Sica, avremo Checco Zalone e poi tutta la squadra di Zelig. In vista dell'uscita nei cinema di tutt'Italia, i contestatori su facebook propongono il boicottaggio, addirittura l'occupazione di qualche sala cinematografica, per protestare contro la profanazione dell'originale.
Per carità, i boicottaggi hanno sempre fatto il gioco dei boicottati. "Questo film - fa notare un saggio sulla pagina Fb - si boicotta da sè". Basta non andare a vederlo. Se le sale restassero deserte, De Laurentiis, Parenti e De Sica tornerebbero ai loro cinepanettoni scoreggioni. E nessuno proverebbe più a profanare i capolavori. La supercazzola è cosa troppo seria per cadere in mano a questa gente.