Nino Sunseri per "Libero"
Paolo BiasiHa sofferto un anno ma adesso Paolo Biasi, presidente della Fondazione Cariverona prepara la riscossa. Ieri mattina è stato assolto dal tribunale di Teramo, perché il fatto non sussiste: era accusato di bancarotta preferenziale dopo il fallimento della Bluterma, azienda di Colonnella (Teramo) che faceva parte del gruppo di famiglia specializzato nella produzione di caldaie. La sentenza ha respinto la richiesta di condanna a due anni avanzata dal pubblico ministero Laura Colica.
Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha telefonato immediatamente per esprimere la sua soddisfazione «Avevo già espresso le mie perplessità sull'inchiesta e sulla tempistica con cui, nel settembre scorso, erano state fatte trapelare le notizie di un'indagine in corso già da 2 anni proprio alla vigilia del rinnovo dei vertici di Fondazione Cariverona». «Per molti che saranno lieti di questa notizia - conclude -, ce ne sarà forse qualcuno che masticherà amaro». I dubbi espressi da Tosi confermano le perplessità che fin dal primo momento, avevano accolto l'azione dei giudici di Teramo.
cariveronaLa notizia dell'avviso di garanzia a Biasi, infatti, è arrivata all'inizio dei settembre dell'anno scorso. Proprio in quei giorni l'anziano banchiere (ha compiuto 73 anni) stava trattando la sua conferma come presidente dell'ente scaligero. Ma soprattutto faceva con frequenza la spola fra Milano e Verona perchè si moltiplicavano i dissensi sulla gestione di Alessandro Profumo. Biasi era noto per essere il capo dell'opposizione all'amministratore delegato di Unicredit.
Flavio TosiLe ultime operazioni l'aveva - no sicuramente sconcertato: dapprima il doppio aumento di capitale per sanare la gestione. Poi l'inter - vento della Banca centrale libica come sostegno al gruppo dirigente del gruppo dirigente di Piazza Cordusio. L'avviso di garanzia aveva indebolito Biasi nell'ultima parte della partita per la sostituzione di Profumo. Ma soprattutto aveva reso più problematica la conferma alla testa di Cariverona. Tanto che il sindaco Tosi aveva avuto facile gioco a inserire il suo fedelissimo Giovanni Maccagnini in consiglio d'amministrazione.
Tosi Biasi e ProfumoGli era stato dato anche l'incarico più delicato: la gestione delle erogazioni al territorio. Vale a dire l'operazione più importante nella vita di una fondazione bancaria. Biasi era anche stato costretto a chiedere al consiglio uno scudo. Vale a dire la modifica dello statuto per garantirgli l'incarico anche in caso di condanna. La riforma era stata approvata con molta cautela. Tremonti, cui spettava l'ultima parola, aveva chiesto che entrasse in vigore con il prossimo consiglio d'amministrazione.
Federico Ghizzoni UNICREDITAlla fine Biasi aveva ottenuto il compromesso: in caso di condanna sarebbe stato il consiglio a decidere sull'esistenza dei requisiti di onorabilità per la prosecuzione del mandato. L'assoluzione di ieri cancella un anno di sofferenze e di dubbi. Ora il banchiere veronese si prepara alla riscossa. Non mancheranno certo le occasioni. A cominciare dal futuro della partecipazione libica in Unicredit.
Una presenza pesante essendo pari al 7% del capitale. Un macigno che, in questo momento, impedisce qualunque manovra. Se anche Federico Ghizzoni avesse intenzione di varare un aumento di capitale per adeguarsi ai dettami di Basilea 3 non potrebbe farlo. A chi girare il peso delle azioni libiche? È chiaro che è una situazione da chiarire. La più grande banca italiana e una delle principali a livello mondiale ha un'azionista di riferimento non più identificato.
Unicredit piazza CordusioÈ abbastanza evidente che il nodo andrà sciolto in fretta. Impossibile subordinare l'intervento alla pacificazione della Libia. Un traguardo che appare lontano. I tempi della finanza sono più rapidi. Facile immaginare che quando si aprirà un tavolo sul futuro della quota libica, Biasi sarà a capotavola. Cariverona resta il primo azionista italiano della banca con una quota del 4,7%.