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FORZA VESUVIO! - CORROTTO O SEMI-CORROTTO? QUESTO È IL PROBLEMA - IL SUPERPOLIZIOTTONE PISANI CHE AVEVA ARRESTATO IL BOSS CASALESE IOVINE, FINISCE NELLA POLVERE PER LA SUA (DICHIARATA) AMICIZIA CON MARCO IORIO CHE AL TELEFONO DICE: “VITTORIO HA DETTO: METTI LE CARTE A POSTO” - SE MARONI LO DIFENDE, IL PROCURATORE IN USCITA LEPORE LO HA GIà CONDANNATO: “DISAVVENTURA PER UN’AMICIZIA” - INTANTO VIENE “ESILIATO” DA NAPOLI, DOVE AL SUO POSTO ARRIVA ANDREA CURTALE…

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1 - CLAN, ACCUSE AL CAPO DELLA MOBILE - IL GIP: LASCI LA CITTÀ. RISTORANTI SEQUESTRATI, CANNAVARO TRA I SOCI...
Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"

vittorio pisani capo della mobile

A metà dello scorso novembre Vittorio Pisani era il poliziotto più famoso d'Italia, quello che aveva appena arrestato il superlatitante della camorra casalese Antonio Iovine. Da ieri invece non è più il dirigente della squadra mobile di Napoli perché il suo nome è finito tra gli indagati in un'inchiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia Sergio Amato ed Enrica Parascandolo sul riciclaggio del denaro di potenti clan in attività legate alla ristorazione. Il capo della Polizia Antonio Manganelli, pur confermandogli stima e fiducia, ha immediatamente rimosso Pisani dall'incarico che ricopriva dal 2004.

Per la sostituzione si è scelta la soluzione interna: il nuovo dirigente è Andrea Curtale, che di Pisani fino a ieri era il vice e l'uomo più fidato. L'ex capo, invece, dovrà lasciare subito Napoli, perché il gip Maria Vittoria Foschini ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora in città. L'indagine in cui Pisani è rimasto coinvolto riguarda le attività di riciclaggio dei clan Lo Russo e Potenza, che avrebbero reinvestito, in particolare il secondo, in ristoranti e bar le enormi somme accumulate con l'usura.

vittorio pisani

Sono stati sequestrati diciassette locali, non solo a Napoli - dove il provvedimento riguarda ristoranti famosissimi del lungomare e della Riviera di Chiaia, come il Regina Margherita, il Pizza Margherita e I re di Napoli - ma anche a Caserta, Bologna, Genova, Torino e Varese. Quindici le ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti dei titolari delle società che gestivano i locali e di alcuni loro consulenti finanziari.

Nelle carte dell'inchiesta compaiono - non in qualità di indagati- anche i nomi dell'ex capitano della Nazionale campione del mondo Fabio Cannavaro- che attraverso il suo procuratore si è detto «assolutamente sereno» - e di Antonio Martusciello, ex parlamentare di Forza Italia e oggi commissario dell'Agenzia garante per le comunicazioni (Agcom): entrambi avevano acquistato quote delle società finite ieri sotto sequestro.

Ma il vero titolare - insieme con i fratelli Carmine e Massimiliano- sarebbe stato Marco Iorio, legato a Vittorio Pisani da strettissima amicizia. A lui il funzionario di polizia avrebbe dato notizie delle indagini in corso, dopo due denunce anonime giunte in questura. In realtà l'inchiesta della Dda era precedente agli esposti, e nata sulla base delle dichiarazioni del pentito Salvatore Lo Russo, che quando era in libertà era uno dei confidenti di Pisani. La Procura aveva affidato alla Dia il compito di investigare sul riciclaggio dei clan, e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali è venuto fuori il nome dell'ex capo della Mobile napoletana.

GIANDOMENICO LEPORE

Che secondo gli inquirenti era a conoscenza da anni dell'attività di riciclaggio fatta attraverso i ristoranti, senza però avviare indagini né informare l'autorità giudiziaria. Ma il comportamento più grave, quello che si configura come reato, Pisani lo avrebbe assunto avvertendo il suo amico di «mettere a posto le carte» delle società, prima che gli investigatori venissero a sequestrarle, e di trasferire fondi in Svizzera, perché in questo modo Iorio avrebbe rischiato l'incriminazione per evasione fiscale, ma avrebbe evitato quella ben più grave di riciclaggio di soldi dei clan.

In quest'ottica, sempre secondo la Procura, andrebbero lette alcune delle dichiarazioni rilasciate da Pisani in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno in cui parlava di attività di riciclaggio in ristoranti e bar frutto di evasione fiscale di professionisti, ma non accennava alla camorra.

2 - «CHE FORTUNA SAPERLO PRIMA. VITTORIO HA DETTO: METTI LE CARTE A POSTO»...
Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"

Ai tavoli del ristorante Regina Margherita di via Partenope, sul lungomare di fronte al Castel dell'Ovo, Vittorio Pisani era di casa. Andava a mangiare, andava a salutare Marco Iorio, titolare del locale, ci portava persino il figlio, e gli amici del figlio, a conoscere Lavezzi, che pure era spesso da quelle parti. Iorio era amico di Pisani, ed erano amiche le mogli.

Un'amicizia che il poliziotto non ha mai tenuto nascosta, ma di cui i magistrati vengono a sapere dal camorrista pentito Salvatore Lo Russo, che di Pisani era stato confidente: «Il dottor Pisani è amico di Marco Iorio, presso il cui ristorante Regina Margherita va praticamente a cenare tutti i giorni, Ricordo che fu Marco Iorio ad attivarsi presso il dottor Pisani perché questi facesse in modo che Potenza Mario (socio di Iorio e appartenente a una famiglia di contrabbandieri, ndr) ottenesse il rilascio del passaporto» , mette a verbale il collaboratore di giustizia nella primissima fase dell'inchiesta.

roberto maroni

Il resto sarebbe emerso nei mesi successivi, grazie soprattutto alle intercettazioni ambientali e telefoniche. «Dovrebbe succedere a giugno» Ed è da una telefonata tra la moglie di Iorio, Valeria Santopaolo, e sua sorella Annalisa che si capisce come gli interessati sappiano molto dell'indagine che la Procura sta portando avanti con gli investigatori della Dia.

È Valeria che parla: «Dovrebbe succedere a giugno, ma può darsi pure che ce la caviamo e non succede niente. L'avvocato ha detto che può venire in forma lieve, media o eclatante. Se succede in forma lieve, faranno accertamenti loro stessi che voi non ve ne accorgete neanche. O la fanno in forma media e mettono i ristoranti in amministrazione controllata per un certo tempo, fino a verifica fiscale o cose del genere. Se viene in forma eclatante, sui giornali... tutto sotto sequestro» .

È andata in maniera eclatante, per usare le parole della moglie di Iorio. «Vittorio è un problema» Che in un'altra conversazione con la sorella, stavolta in auto, si preoccupa per l'azienda del marito («Se acchiappi il magistrato che ti vuole distruggere, ti distrugge» ), ma anche per Pisani: «Vittorio Pisani è un problema perché a Vittorio Pisani lo vogliono fare fuori», dice riferendosi all'eventualità che il capo della squadra mobile sia rimosso dall'incarico.

La sorella le risponde: «Perché Pisani è corrotto, e si vede», e allora Valeria insiste nella difesa: «No, Pisani non è corrotto... te lo giuro su Dio». Infatti non è la corruzione che la Procura contesta al poliziotto. «Forse è incappato in questa disavventura per amicizia- dice il procuratore Lepore-. Certo però che l'ha fatta grossa» . Ha informato Iorio, che a sua volta ha informato altre persone coinvolte nell'inchiesta, delle indagini in corso.

Ne parlano, poco più di due mesi fa, la commercialista Maddalena Plancquell e il socio di Iorio, Bruno Potenza (entrambi arrestati ieri): «Quindi Pisani è già stato chiamato?», chiede la commercialista. E Potenza: «Sì» . «Per i rapporti che aveva?» , chiede ancora la Plancquell. E l'altro: «No, "come ti sei comprato questo, come ti sei comprato questo?"» , risponde spiegando che la convocazione di Pisani è dovuta a un esposto anonimo in cui si accusava il poliziotto di aver avuto da Iorio 500 mila euro per l'acquisto della casa, e lui aveva invece dimostrato di aver contratto un mutuo. Quindi gli indagati sapevano, e lo conferma con chiarezza la conversazione intercettata subito dopo tra Marco Iorio e sua moglie.

alfredo mantovano - Valerio Lo Mauro

«Ma poi se abbiamo saputo questo fatto... già siamo stati fortunati che l'abbiamo saputo prima, no?» , dice Marco. E Valeria: «Bravo, comunque ti tuteli. Bravo, proprio per tutelarci» . Ancora Iorio: «Se non lo sapevamo... bello e buono pigliano e vengono... stavamo ancora sopra all'ufficio! Parlavamo ancora dentro ai telefoni! Facciamo questo, facciamo quest'altro... Allora, l'abbiamo saputo? Mettiamo le carte a posto... Cerchiamo di mettere quello che possiamo mettere... le carte a posto!» . Poi la frase che chiama direttamente in causa Pisani. La dice Marco Iorio: «Vittorio ha detto: metti le carte a posto» .

«Hanno creato un teorema» «Il tenore della conversazione è inequivoco: Marco Iorio spiega alla moglie che è stato avvisato delle indagini in corso» , scrive il gip Maria Vittoria Foschini. E poco dopo aggiunge: «È esplicito il riferimento al fatto che è stato Vittorio Pisani a raccomandargli di mettere le carte a posto, mettendolo in guardia per il possibile esito delle indagini. È questa la condotta favoreggiatrice».

Dell'indagine parlano, in un'altra occasione, ancora Maddalena Plancquell e Bruno Potenza. Dice l'uomo: «Loro hanno costruito un teorema, i giudici di merda... dicendo che io, con i soldi di Salvatore (Lo Russo, ndr) li ho dati a Marco (Iorio, ndr) con l'aiuto di Pisani...» . E la commercialista: «Hanno creato una triade» .

«ESILIATO» IL SUPERPOLIZIOTTO IL VIMINALE SOTTO CHOC...
Fiorenza Sarzanini per il "
Corriere della Sera"

Il suo ufficio lo lascia tra gli applausi. Piangono i colleghi, i sottoposti, si commuovono anche i suoi superiori. Lui è scosso, ma cerca di non darlo a vedere. Ora è il tempo dei saluti e soprattutto delle raccomandazioni. Perché agli uomini e alle donne della Squadra Mobile che da anni lavorano con lui lo dice chiaramente: «Dovete continuare a fare quello che facevamo insieme, a testa alta senza lasciarvi scoraggiare. Vi invito a farlo, ve lo chiedo, anzi ve lo ordino» .

Poi lascia una lettera a ognuno di loro e allora si capisce che lui è sicuro di poter tornare presto. È fatto così Vittorio Pisani e chi lo conosce stenta a credere alle accuse che sono davvero gravi, fa fatica anche solo a pensare che possa davvero aver favorito un criminale o addirittura la camorra. Perché da quando c'è lui i camorristi sono stati catturati e, come sottolinea il neoquestore Luigi Merolla, «quest'anno abbiamo avuto il record di ben 40 poliziotti della Mobile promossi per meriti speciali».

Però è pesante il quadro indiziario e soprattutto l'ordinanza del giudice che, andando oltre quello che avevano sollecitato i pubblici ministeri, gli ha imposto il divieto di dimora a Napoli. Una specie di «confino» . Proprio come si fa con gli appartenenti alla criminalità organizzata. Non credeva Pisani che potesse accadere, nonostante a Napoli si parlasse da tempo di un'indagine che coinvolgeva persone a lui vicine. Nonostante questa sua frequentazione con Iorio e con altri imprenditori fosse molto chiacchierata. Non pensava che alla fine quegli stessi magistrati con i quali ha lavorato per anni fianco a fianco lo costringessero a lasciare il suo incarico.

MANGANELLI

L'amicizia con l'imprenditore Marco Iorio non la nega, anzi. Ma ai suoi superiori l'ha detto chiaramente: «Non avrei mai potuto favorire qualcuno per commettere reati. Io i criminali li ho sempre combattuti» . E mentre parla forse pensa a quanto accadde dieci anni fa. Anche allora fu indagato con l'accusa di aver aiutato un camorrista latitante. Il capo della polizia lo trasferì temporaneamente al Servizio centrale operativo a Roma, e dopo il proscioglimento tornò al comando della squadra mobile.

Quell'episodio lo ha ricordato lui stesso due anni fa in un'intervista al Magazine del Corriere della Sera che scatenò un putiferio. Perché lì Pisani raccontò come il suo ufficio avesse dato «parere negativo alla concessione della scorta allo scrittore Roberto Saviano, dopo che ci fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute» , spiegando poi quale sia la sua convinzione: «Nel rapportarsi con la criminalità organizzata ci sono regole deontologiche, come il rispetto della dignità umana, che non devono mai essere dimenticate».

E forse è proprio questo uno degli argomenti che userà per difendersi, quando i magistrati gli contesteranno quei rapporti che per loro sono illeciti e per lui evidentemente no. È fatto così Vittorio Pisani, ha una spavalderia che molti non sopportano, altri possono equivocare. Lui invece talvolta la ostenta e molti altri lo apprezzano proprio per questa sua schiettezza.

Ieri il capo della polizia Antonio Manganelli gli ha voluto manifestare pubblicamente «stima e fiducia» prima di annunciare la «destinazione ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell'autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l'Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente».

Lo ha fatto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni e questa sua posizione certamente pesa anche tenendo conto che il sottosegretario Alfredo Mantovano, dopo aver ricordato «lo straordinario lavoro di Pisani», ha manifestato «grandi perplessità sull'avvio dell'azione penale» specificando poi di non voler «criticare il merito di questa indagine, ma sottolineare un problema che esiste e che se non si risolve può tradursi in un rischio paralisi, perché l'agente di polizia giudiziaria se si trova di fronte al rischio di esposizione mentre tratta una materia ancora grigia può essere indotto a scegliere la via più comoda e cioè non correre rischi».

Ci vorrà tempo per arrivare alla fine di questa storia e forse a Napoli Pisani non potrà più tornare, neanche quando l'inchiesta sarà terminata. Ma ai suoi uomini, a quei collaboratori che con lui hanno partecipato a indagini e pedinamenti durati anche mesi, ieri ha continuato a dire che «quando si capirà l'errore, tutto ricomincerà come prima» . Spavaldo come al solito, ma certamente provato perché consapevole che forse niente potrà mai più essere come prima.

 


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