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RIDET BENE CHI RIDE ULTIMO - Ci manda un piccato sms il corrispondente romano di \"Le Monde\", Philippe Ridet, autore di un articolo-pompa in gloria di Diego Della Valle - L’accusa a Dagospia è di aver scritto che lo Scarparo è un azionista di \"Le Monde\". Con un calcetto finale: \"Il giornalismo è un mestiere\". Certo, un mestiere che prevede che i giornalisti sappiano leggere...

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1- DAGOREPORT
Ci manda un piccato sms il corrispondente romano di "Le Monde", Philippe Ridet, autore di un articolo-pompa in gloria di Diego Della Valle (vedi a seguire il pezzo pubblicato dal quotidiano parigino). L'accusa a Dagospia è di aver scritto che lo Scarparo è un azionista di "Le Monde". Con un calcetto finale: "Il giornalismo è un mestiere".

philippe ridet

Certo, un mestiere che prevede che i giornalisti sappiano leggere. Nella rubrica di Dagospia, "Penisola dei famosi", era scritto a caratteri cubitali quanto segue: IL QUOTIDIANO PARIGINO SCODELLA UN'INTERVISTA-MARKETTA A DELLA VALLE CHE SIEDE TRA I CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE, DEFINENDOLO CON ENFASI "RINNOVATORE DELL'ITALIA E CAPITALISTA SOGNATORE".

Come dalla "Relazione annuale sul governo societario per l'esercizio 2010" (vedi foto qui accanto), approvata dal consiglio di amministrazione Tod's del 14 marzo 2011, Della Valle risulta tra i consiglieri di "Le Monde Europe SA". La parola "azionista" nell'articolo della Penisola dei Famosi non appare mai.
Urge un corso accelerato per il corrispondente di "Le Monde".


2- DAGOSPIA DEL 28 GIUGNO 2011 - PENISOLA DEI FAMOSI - TUTTO "LE MONDE" è PAESE! IL QUOTIDIANO PARIGINO SCODELLA UN'INTERVISTA-MARKETTA A DELLA VALLE CHE SIEDE TRA I CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE, DEFINENDOLO CON ENFASI "RINNOVATORE DELL'ITALIA E CAPITALISTA SOGNATORE". LA POMPA DI CARTA RIMBALZA PRONTAMENTE SUL "CORRIERE" CHE VEDE TRA I SUOI AZIONISTI SEMPRE DIEGUITO (AMORALE DELLA FAVOLA? IL CONFLITTO DI INTERESSE NELL'EDITORIA NON È UN LUSSO, MA UN DIRITTO)

http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-27149.htm

BILANCIO TODS 2010

TUTTO "LE MONDE" è PAESE!
Lo spot televisivo che fa godere di più gli operai di Termini Imerese è quello della Lancia Y in cui l'attore francese Vincent Cassell, marito tenebroso di Monica Bellucci, esclama: il lusso è un diritto. Ed è su questo tema che da questa mattina alle 9 nella Sala Collina del "Sole 24 Ore" si discute in un summit organizzato dal giornale di Confindustria. Alla terza edizione del "Luxury Summit" dedicato alle strategie per un nuovo Lusso (con la "L" maiuscola!) partecipano i big del made in Italy tra cui Renzo Rosso, Francesco Trapani, Brunello Cucinelli e naturalmente Dieguito Della Valle.

Quest'ultimo è salito sul palco intorno alle 10 per parlare del lusso e delle sue declinazioni. Tra i partecipanti mancano il patron di Prada, Patrizio Bertelli, che dopo aver quotato l'azienda alla Borsa di Hong Kong si sta godendo il rialzo del titolo e il pacco di milioni che lo mettono finalmente al riparo dalla crisi.

Al convegno di Milano avrebbe voluto partecipare anche Corradino Passera che si trova in viaggio di nozze e di lavoro a Pechino da dove ha rilasciato apprezzamenti per la quotazione di Prada alla Borsa cinese nonostante la sua banca si sia liberata frettolosamente del 4% di azioni Prada portandosi a casa 360 milioni di euro.

Gli occhi saranno comunque puntati su Dieguito Della Valle che con le sue scarpe e il nome piazzato dentro i magazzini Sacks e in Lvmh rappresenta il simbolo del made in Italy. Non a caso il quotidiano "Le Monde", dove lo scarparo marchigiano siede tra i consiglieri di amministrazione, lo ha definito sabato scorso con enfasi "rinnovatore dell'Italia e capitalista sognatore".

DAL BILANCIO TODS 2010 (MARZO 2011)

Non è la prima volta che il giornale parigino tesse le lodi di Della Valle, ma questa circostanza lo spunto è dato dal restauro del Colosseo e per questa ragione il giornalista Philippe Ridet ha pensato di andarlo a trovare nella sua azienda di Casette d'Ete per fargli un autentico monumento.

Il passaggio più curioso della supermarchetta di "Le Monde" si può leggere verso la fine dell'articolo quando l'inviato parigino scrive che all'uscita dallo stabilimento Dieguito ha insistito per donargli un paio di scarpe a pallini ("une paire de Gommino"). A questo punto il giornalista si è stupito creando sorpresa a Della Valle che ha insistito dicendo: "ma io faccio così quando vado a trovare Luca di Montezemolo. Scelgo una Ferrari".

Francamente non si capisce se il giornalista di "Le Monde" abbia voluto raccontare l'episodio per semplice ironia oppure per testimoniare l'indipendenza del quotidiano di cui Della Valle è consigliere di amministrazione. Resta il fatto che domenica, cioè il giorno dopo la pubblicazione dell'intervista, il "Corriere della Sera" (guidato da Flebuccio De Bortoli, il direttore chiuso da settimane in uno strano silenzio) ha sentito il bisogno irrefrenabile di riprendere l'intervista a "Le Monde", una sorta di omaggio al patron di Tod's che detiene il 5,5% di Rcs, la società editrice del "Corriere della Sera".

DELLA VALLE

C'è quanto basta per spiegare che agli occhi di Dieguito il conflitto di interesse nell'editoria non è un lusso, ma un diritto.


3- DIEGO DELLA VALLE DESCEND DANS L'ARÈNE
Philippe Ridet per Le Monde del 25 giugno 2011

Le patron de Tod's, qui vient de présenter son plan de financement pour la restauration du Colisée de Rome, semble pressé de voir l'Italie tourner la page du berlusconisme et de ses errements. Sursaut citoyen ou habile marketing ?

Pour rencontrer Diego Della Valle, le patron du groupe Tod's, il faut faire un grand détour par les couloirs marbrés de l'usine de Brancadoro dans la région italienne des Marches. Dessiné en forme de H par son épouse architecte, Barbara Pistilli, ce grand bâtiment austère et rectiligne de 40000 mètres carrés n'affiche même pas le nom de la marque, comme si cela eût été une faute de goût.

IL NONO RE DI ROMA DIEGO DELLA VALLE

Dès l'entrée, deux immenses photos d'un pied (a gauche) et d'un mocassin (a droite) signalent au visiteur qu'il entre dans le temple de la chaussure de luxe. Ici, dans une atmosphère qui balance entre clinique privée ultrachic et musée d'art contemporain, est conçu, dessiné, essayé chaque nouveau modèle de Gommino, le nom italien du mocassin a picots, créé en 1978 sur le modèle des chaussures des pilotes automobiles. Mais la visite guidée passe aussi parla cantine, la crèche, la salle de gymnastique, la librairie, les es pace verts qui entourent l'usine. Il faut montrer au visiteur que les employés sont traités (presque) aussi dignement que les prestigieux clients de la marque (Nicolas Sarkozy, Uma Thurman, Hillary Clinton, etc.).

IL NONO RE DI ROMA DIEGO DELLA VALLE

Dans les couloirs, passent des hommes et des femmes chaussés maison. Tous adeptes du vieux slogan «l'essayer, c'est l'adopter». L'un d'eux: «Bien sûr, chacun est libre de préférer une autre marque, mais franchement je ne connais pas de soulier plus confortable. » Presque aussi bien que Lady Diana, qui avait déclaré en 1996: «Ces chaussures sont un talisman contre la vulgarité. On peut les porter aussi bien avec une tenue sportive que les assortir à un tailleur ou un smoking. » On sort de cette plongée dans l'antre de la chaussure et du sac à main, sous la conduite d'un service de presse aimable, la tête pleine de chiffres et de références. Il faut un demi-veau pour confectionner trois paires de Gommino, ou une paire de bottes.

Il y a 133 picots sous chaque mocassin. Il a fallu trois générations, de Filippo, le grand-père en passant par Dorino, le père, pour transformer une boutique de cordonnier a Casette d'Ete (Marches) en empire de la mode et du luxe dirige par Diego et son frère Andrea. Les peaux les plus rares sont entreposées dans une atmosphère maintenue en permanence a 60 % d'humidité. Il y a 160 boutiques dans le monde.

Et 2 millions de mocassins, façonnés par 2 000 employés, se vendent chaque année. Le groupe (Tod's, Hogan, Fay et Roger Vivier), cote depuis 2000 à la Bourse de Milan, affiche 787 millions d'euros de chiffre d'affaires en 2010 (contre 713 en 2009), et un bénéfice net de 111 millions d'euros, en hausse de 14% par rapport à l'année précédente. Dans son gigantesque bureau qui jouxte l'usine, Diego Della Valle savoure sa réussite. Il fait partie de ces patrons que la presse, lassée des immuables figures politiques, a élevés au rang de héros nationaux.

della valle Scarpe Diem by Portos dal Fatto Quotidiano

Ceux qui tiennent haut le drapeau de l'Italie à l'heure du «bunga bunga ». En ce mois de mai, les Italiens n'ont pas encore infligé une de ses plus cuisantes déconfitures a Silvio Berlusconi (élections municipales et referendum) mais, à 55ans, on sent Diego Della Valle impatient de tourner la page. Il se lance : «Il suffirait de 50 personnel de qualité aux postes stratégiques pour que le pays aille mieux.» Il s'explique: «Une partie de la classe dirigeante ne représente qu'elle-même. Provinciale, elle refuse l'efficacité et la compétitivité.» Il rêve : «L'heure est venue pour les citoyens et les entrepreneurs de s'exprimer publiquement, de prendre leurs responsabilités afin de conduire un changement indispensable.

Pour cela, il faut remettre au premier plan les valeurs, penser de nouveau au futur.» Il sonne la révolte: «Nous, les patrons, devons prendre position et-avec les citoyens - démontrer qu'on peut encore faire beaucoup pour le pays. » Les bracelets ethniques qu'il porte aux poignets s'agitent au rythme de son discours. Une déclaration de guerre tardive a un berlusconisme qu'il a soutenu a ses débuts? Une stratégie marketing? L'envie de jouer lui aussi un rôle-clé dans l'establishment politique et économique italien ?

Scarpette al Colosseo - Vignetta di El Pais

Alors qu'il pourrait se contenter, en bon milliardaire classe dans la liste annuelle du magazine américain Forbes des hommes les plus riches de la planète, de collectionner les Ferrari, les yachts, les jets privés et les jetons de présence dans divers conseils d'administration, il a détaillé, mercredi 22 juin, son plan de financement de 25 millions d'euros pour les travaux de restauration du Colisée de Rome, un des monuments les plus fréquentés au monde avec 5 millions de visiteurs par an.

Vint-cinq millions d'euros, c'est 5o fois plus que le budget annuel de l'entretien de ce mastodonte de l'Antiquité que l'Etat italien, saisi parla rigueur, et la ville de Rome, plombée par l'endettement, ne parviennent plus à protéger. En se portant au secours de l'amphithéâtre Flavien, Diego Della Valle s'offre un morceau de l'Italie, le plus emblématique, un symbole de sa grandeur passée et de sa fragilité actuelle. Les travaux commenceront fin 2011 et dureront deux ans et demi. Restaurer le Colisée et rénover la finance et le capitalisme italiens, pour Diego Della Valle, il s'agit bien de la même stratégie, de la même séquence.

« Pour Tod's, symbole du "made in Italy", c'est une décision cohérente, surtout si l'on considère cette restauration comme un geste social, sans aucune contrepartie publicitaire. C'est un bon exemple de ce que les entreprises italiennes peuvent faire pour le pays. Pour moi, c'est un devoir civique. Après avoir attaché l'image du Gommino aux icones américaines des années 1960 (Audrey Hepburn, John F. Kennedy, Steve McQueen, etc.), voilà qu'il associe son nom à un morceau du patrimoine de l'humanité. Mégalomanie ?

Le mani di Della Valle sul colosseo

«J'ai accepté le challenge à une seule condition: que nous soyons le seul sponsor, afin d'eviter le risque qu'un autre exige une contrepartie publicitaire », précise encore le patron de Tod's, qui est également un des «bienfaiteurs» de la Scala de Milan, autre temple de la culture italienne. A l'entendre, il ne s'agit que d'un «geste moral ». On peut ne pas le croire. «La crise a modifié la perception de l'entreprise. A qualité de produit égale, les consommateurs d'aujourd'hui se tournent de plus en plus vers les marques qui font quelque chose pour la planète et les gens dans le besoin.

Il imagine très bien, en Robin des bois postmoderne, une entreprise prendre en charge la construction d'un hôpital, d'une école ou d'un orphelinat. Diego Della Valle serait-il un rebelle ? «Il est comme les autres, rectifie Filippo Astone, journaliste et spécialiste du patronat. Il cherche le pouvoir et la notoriété pour lui-même. C'est d'ailleurs dans sa nature. C'est un exemple de réussite, mais il ne fait que profiter de la faiblesse de l'Etat et de la classe politique incapable de concevoir le futur. Il ne faut pas donner de signification sociale à ces déclarations. »

Ferruccio De Bortoli

Pour Giuliano Noci, directeur adjoint de l'école de management de l'Ecole polytechnique de Milan, «l'opération Colisée est exemplaire d'une communication intelligente. Le monument est plus connu dans les pays émergents que la marque Tod's. C'est un choix cohérent: 'industrie du luxe est d'une certain façon liée au patrimoine ». Mais Diego Della Valle sait aussi prêter la main à quelques « éliminations » bien préparées. Son action a été déterminante pour «virer» le vieux Cesare Geronzi, protégé de Silvio Berlusconi, de la présidence de l'assureur Generali, dont l'Etat voulait faire le bras armé de sa politique économique.

«Je voyais que les choses n'allaient pas, dit-il avec la froideur d'un exécuteur. Je ne pouvais pas ne pas intervenir. J'ai pris position avec beaucoup d'autres membres du board pour remettre l'attention sur la compétitivité » Plus explicite, il confie: «Ce qui est important, c'est de faire le meilleur produit. Si quelqu'un y parvient, il est le meilleur manager du monde. S'il n'y parvient pas, il doit partir, même s'il est protégé par les politiques. » Aujourd'hui, il agite le conseil d'administration du groupe Rizzoli Corriere della Sera (RCS), qui contrôle le grand quotidien milanais. Ici se retrouvent, comme dans un salon, les plus grands noms de la finance et de l'entreprise italiennes. On lui prête l'intention d'en devenir le premier actionnaire.

montezemolo dellavalle

«J'espère qu'il réussira, commente encore Giuliano Noci. Il n y a aucune raison qu'un pacte d'actionnaires reste immuable. » Désireux de mettre l'Italie a l'heure de la modernité et de l'efficacité, il s'apprête à lancer, en septembre, entre Salerne (Campanie) et Turin (Piémont), les premiers trains à grande vitesse privés de la société MTV qu'il a constituée avec son ami Luca Cordero di Montezemolo, le patron de Ferrari.

Là encore, son constat est simple: les trains italiens des Ferrovie dello Stato (la société nationale) sont sales, mal entretenus et arrivent en retard. Sa solution est radicale: créer une compagnie privée et acheter 25 rames d'automotrices à grande vitesse (AGV) pour 600 millions d'euros. «I1 n'est plus temps de se demander ce que l'on peut faire pour le pays, lance-t-il. Il faut simplement le faire».

LE MONDE

Comme il nous raccompagne à la porte de son bureau, il insiste pour que nous allions choisir une paire de Gommino à l'usine, directement du producteur au consommateur. Comme on s'étonne, il s'étonne à son tour. «Mais moi, je fais comme fa quand je vais voir Luca.. Je choisis une Ferrari. » Mais il se fait plus évasif quand on l'interroge sur le nombre de Testarossa qu'il y a dans son garage: conscient sans doute que le Diego Della Valle, restaurateur du Colisée, rénovateur de l'Italie et capitaliste rêveur, doit désormais adapter son image à sa nouvelle mission.

 


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