Paolo Colonnello per "la Stampa"
RubyNicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora erano «perfettamente consapevoli della minore età di Ruby» e «perfettamente consapevoli di quel che accadeva ad Arcore, ovvero, che l'introduzione della minore era strettamente finalizzata a che la stessa acconsentisse al compimento di atti sessuali col presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi».
Verba volant, dicevano i latini. Ma le trascrizioni delle requisitorie di lunedì dei pm all'udienza preliminare del processo Ruby, depositate ieri ai difensori delle parti, non solo rimangono e chiariscono il senso delle richieste di rinvio a giudizio per i tre imputati annullando le polemiche suscitate dall'uso della parola «bordello» (riferito esclusivamente alla Minetti, paragonata «all'amministratrice di un bordello»), ma anticipano in un certo senso l'intera linea accusatoria anche nel processo separato a Berlusconi.
BERLUSCONI-RUBYE dunque se per il pm Antonio Sangermano, la Procura nell'ambito dell'inchiesta a carico dei tre imputati ha «raccolto un magma indiziario forte, serio, concreto» per un processo che «non si fonda, esclusivamente, sulle pur fortemente indizianti dichiarazioni della signorina El Mahroug Karima».
Emilio FedeLa quale, a dispetto della sua decisione di non costituirsi parte civile al processo, rimane comunque una teste chiave dell'accusa contro tutti gli imputati, Cavaliere compreso, visto che i magistrati, lo si scopre leggendo la trascrizione della sbobinatura del loro intervento, considerano «ampiamente provato» che Karima, in arte Ruby, abbia partecipato nella villa del premier, mentre era minorenne, ad atti sessuali.
Ruby, dice il pm Forno, «racconta di essere stata coinvolta in un bacio saffico con la Minetti, aperta parentesi, e sappiamo da tutta una serie di fonti assolutamente indipendenti che il fruitore finale aveva interesse per questo tipo di condotte, quindi non è una invenzione della ragazza». La quale, quando venne ascoltata tra la fine di luglio e i primi di agosto del 2010, è vero che aveva l'aspetto «di una persona di età ben superiore ai 17 anni», ma le sua vera natura era quella di «una ragazzina, un'adolescente estremamente sofferente, estremamente in difficoltà».
fede mora bDi cui, è sottinteso, era facile approfittarsi. Forno chiarisce che «il racconto di Ruby» davanti ai pm «è un atto che si è fermato a metà, per l'impossibilità materiale di proseguire nell'audizione della minore». Il magistrato spiega che sentire a verbale dei minori «è un working progress» e quindi ci vuole «un progressivo acquisto di fiducia da parte del dichiarante nei confronti di chi l'ascolta».
Nel caso di Ruby «questo atto di fiducia - aggiunge Forno - in qualche modo si è interrotto nel momento in cui la minore ha deciso di scappare dalla comunità, e di svolgere altri percorsi, e altro tipo di vita che, tra l'altro, l'ha riposta in contatto con l'ambiente da cui proveniva».
fede-mora-nicole minettiIn precedenza il pm Sangermano aveva parlato di «serate organizzate presso le residenze del Presidente del Consiglio Onorevole Silvio Berlusconi, quale fruitore finale in questa ipotesi accusatoria». Spiegando inoltre davanti al gup Maria Grazia Domanico, l'origine dell'inchiesta, partita «casualmente» con l'arrivo «sulla scrivania dei pubblici ministeri dell'annotazione di servizio del 27 maggio», il giorno in cui Ruby venne portata in Questura e poi rilasciata dopo le telefonate del premier.
NICOLE MINETTI A FORMENTERA«Nessuno - ha detto il pm - ha cercato la notitia criminis, la notitia criminis è planata sulla scrivania dei pubblici ministeri». Infine, il pm ha parlato di un «sistema» di «mercificazione, di strumentalizzazione, dell'altrui attività di prostituzione, per compiacere un soggetto che ne faceva poi utilizzo finale».