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FAMOSE ’NA CANNA! - IL PROIBIZIONISMO COMPIE 99 ANNI E FESTEGGIA IL SUO PIENO FALLIMENTO - LA GLOBAL COMMISSION ON DRUG POLICY AMMETTE: “LA GUERRA CULTURALE ALLA DROGA È PERSA” - SCRITTORI, ARTISTI, CANTANTI E ATTORI CHIEDONO LA LIBERALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE E SI RIPRENDONO GLI STUDI SUGLI USI CURATIVI DELL’LSD - SI PRESENTA UNA LEGGE IN PARLAMENTO PER LEGALIZZARE LA CANNABIS E PERSINO LA NEO MISS USA SI DICE FAVOREVOLE ALL’USO TERAPEUTICO DELLA MARIJUANA…

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DAGOREPORT
"La guerra al traffico degli stupefacenti è fallita", gridano intellettuali, scrittori, cantanti artisti inglesi. "La guerra culturale alla droga è persa", si legge in un documento dalla Global Commission on Drug Policy, di cui fanno parte signori a nome Mario Vargas Llosa, Kofi Annan, Javier Solana, gli ex presidenti di Colombia e Messico...

Timothy Leary

Si, insomma, il proibizionismo, a distanza di quasi 100 anni (la convenzione di Haag sull'oppio è del 1912) è stata una guerra più contro il singolo che contro i traffici illeciti. E in America, good morning, pare che se ne stiano accorgendo. Piano, piano.

Tant'è che appena qualche giorno fa è stato presentato da quelle parti un nuovo disegno di legge per legalizzare le droghe leggere. E persino la neo reginetta degli Stati Uniti, Alyssa Campanella, nel corso del suo primo discorso da testolina coronata, fra un sorriso e "un voglio risolvere il problema della fame nel mondo e pure quello delle doppie punte", si è detta favorevole all'uso della marjiuana almeno per quel che riguarda gli usi terapeutici.

Paul Volcker

Adesso ci si mette pure un settimanale come "L'Economist" a parlare, indovinate di che? Di LSD e del fatto che non siano state sufficientemente indagate le proprietà curative degli acidi lisergici (non ancora almeno). Ma negli Usa, in questi giorni che cosa si stanno fumando?

ACID TEST
LA RICERCA SULLE SOSTANZE ALLUCINOGENE CONTRO DECENNI DI TABOO
Da "The Economist"
http://econ.st/igqUTQ

I mitici Sessanta sono ricordati per la musica, l'arte e, naturalmente, le droghe. Le scoperte scientifiche non sono nelle prime posizioni in questa classifica. Ma prima dell'ascesa della controcultura, i ricercatori avevano studiato l'LSD come rimedio per molte cose, dalla alcolismo al disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), con risultati promettenti.

Lo scrittore Timothy Leary, in qualità di psicologo dell'Università di Harvard, è stato uno dei più noti studiosi del settore, seppure sia stato spesso accusato di screditare, con i suoi metodi di ricerca non convenzionali e la sua gestione lassista di farmaci, i suoi stessi studi. Ora, tutti i dettagli della ricerca di Leary saranno resi pubblici, visto che tutte le sue carte sono state acquistate di recente dalla biblioteca pubblica di New York.

marijuana

Questi documenti sono interessanti non solo sotto il profilo culturale, ma anche in senso scientifico: riflettono quello che è successo fra la promessa di cura con gli allucinogeni e la loro messa al bando da parte delle autorità di tutto il mondo.

I ricercatori americani hanno iniziato a fare sperimentazioni con l'LSD già nel 1949, in un primo momento lo hanno usato per simulare la malattia mentale. Una volta che gli effetti psichedelici delle sostanze si sono manifestati, li hanno testati abbinati alla psicoterapia e come metodo di trattamento dell'alcolismo, in quest'ultimo caso, al momento dei test, si sono rivelati una cura miracolosa.

Nel 1965 sul tema vengono pubblicati almeno un migliaio di documenti, in questi si legge che i risultati ottenuti con LSD sono positivi. La psilocibina, che si estrae da funghi allucinogeni, è una sostanza segnalata come potenzialmente utile nel trattamento dei disturbi d'ansia, delle disfunzioni da OCD (disturbi ossessivo-compulsivi), depressione, elaborazione del lutto e anche problemi di natura sessuale. Purtroppo, la maggior parte degli studi effettuati presentavano dei problemi: molti erano incompleti e nella maggior parte dei casi non si era tenuto conto di quello che oggi è noto come "effetto placebo".

Era giunto il momento di effettuare test più approfonditi. Ma, oltre a un crescente timore nei confronti degli effetti dell'LSD, la leadership Leary in questo campo era diventato un handicap per tutta la ricerca. Leary, nel corso del tempo, è stato visto sempre meno come ricercatore disinteressato e sempre più come un propagandista delle droghe psichedeliche. Già nel 1962, in mezzo alle polemiche, il "Progetto Psilocibina" di Harvard viene chiuso. Leary, a quel punto, per proseguire le sue ricerche si è spostato a New York, dove però ha anche dato una serie di droga-party. Alla fine sia l'uso dell'LSD che quello della psilocibina sono stati vietati.

marijuana

Il che è stato un peccato perché, come per molti altri farmaci, oltre al loro uso ricreativo, combattuto dalle autorità, gli allucinogeni hanno anche applicazioni mediche. Il tempo, per fortuna, guarisce tutte le ferite e adesso, con cautela, lo studio sull'uso medicale degli allucinogeni sta tornando in auge.

La psilocibina si è dimostrata promettente nel trattamento di alcune forme di disturbo ossessivo compulsivo, nell'alleviare cefalea a grappolo (una forma comune di cefalea cronica) e per curare l'ansia vissuta dai malati terminali. Il primo studio clinico sull'LSD, dopo oltre 35 anni, svolto anche su malati terminali, verrà concluso estate. Peter Gasser, il medico svizzero che conduce l'esperimento, dice che una combinazione di LSD e psicoterapia ha ridotto i livelli di ansia di tutti i 12 pazienti che hanno partecipato allo studio, anche se è necessario analizzare in maniera più approfondita i risultati statistici.

Le ricerche che riguardano LSD, poi, non si limitano solo alla medicina. Franz Vollenweider, dell'Heffter Research Institute di Zurigo, per esempio, sta analizzando gli effetti sul cervello per cercare di capire come la droga allucinogena possa causare cambiamenti nella coscienza.

Inoltre, il prodotto chimico è già usato come punto di partenza per la composizione altri farmaci, tra cui la nicergolina, un trattamento utile nella terapia per la demenza senile.

Si può, naturalmente, dire che almeno per ora l'LSD non ha alcun uso clinico. E che in passato la maggior parte degli studi clinici si è concluso con un fallimento. Ma vale comunque la pena vedere se l'LSD potrà un giorno mantenere le sue promesse. Nel frattempo, la pubblicazione dell'archivio di Leary è un ulteriore passo avanti verso quel processo utile ad esorcizzare le paure che ruotano intorno all'LSD e in questo senso la biblioteca pubblica di New York ha svolto buon servizio.

Kofi Annan

LA GUERRA CULTURALE ALLA DROGA È PERSA. FINE DI UNO SCANDALO
Mattia Ferraresi per "Il Foglio"

New York. "La guerra globale alla droga ha fallito" è l'incipit senza equivoci del documento pubblicato mercoledì dalla Global Commission on Drug Policy. La commissione scientifica che si è occupata del report è zeppa di nomi noti: l'ex capo della Fed, Paul Volcker, lo scrittore Mario Vargas Llosa e poi Kofi Annan, Javier Solana, gli ex presidenti di Colombia e Messico e molti altri attori politici hanno forgiato le linee di una nuova policy sul contrasto alla droga.

L'obiettivo è passare dalle dure, pluridecennali - e inefficaci - politiche d'interdizione della "war on drugs" a un approccio sanitario che tenga conto dell'evidenza: che la società ha normalizzato la droga, l'ha sdoganata come bene diffuso a tutti i livelli e impermeabile ai giudizi morali sui comportamenti individuali.

I numeri citati nella ricerca "dimostrano i benefici sociali e umani che derivano dal considerare la dipendenza come un problema sanitario invece che un problema criminale" e si mettono le basi per una regolamentazione non repressiva che faciliti l'accesso controllato alle droghe. Il report si concentra su quattro idee sintetiche: abbandonare la "criminalizzazione, la marginalizzazione e la stigmatizzazione di chi fa uso di droghe senza danneggiare gli altri", incoraggiare "i modelli di regolamentazione della droga" per contrastare i traffici illegali, assicurare l'accessibilità a diverse modalità di trattamento (ad esempio la somministrazione controllata di eroina) e alleggerire le pene per chi si droga e per i pesci piccoli del traffico.

Javier Solana

Da una parte la commissione usa argomenti di taglio realista: la guerra senza quartiere alla droga codificata da Nixon nel 1971, e che ha determinato l'atteggiamento quasi unanime dell'occidente in materia, non riduce i consumi e contribuisce piuttosto a esacerbare lo scontro nel mercato dei trafficanti. Come aveva notato già Milton Friedman, ridurre con la forza l'offerta di droga senza ridurre la domanda fa aumentare il prezzo della merce e quindi i profitti dei trafficanti, che sono incentivati a espandere il loro business a discapito degli avversari, come accade nel Messico insanguinato dalle faide fra cartelli. I risultati della guerra contro la droga, spiegano, "avrebbero dovuto essere misurati in base alla riduzione dei danni sulla società - meno crimine, salute diffusa e miglioramenti economici. Invece la valutazione della guerra si è basata su altri parametri, come il numero degli arresti e le pene comminate.

Questi elementi spiegano al massimo la durezza nel perseguire i crimini, ma non dicono se la salute e il benessere dell'umanità siano migliorati".

Ma poiché la "war on drugs" è stata una "cultural war", combattuta sul confine di uno scandalo sociale, il nuovo approccio suggerito dal documento mette in risalto un cambiamento nella percezione sociale della droga. Le statistische dell'osservatorio dell'Onu dicono che dal 1998 al 2008 il consumo degli oppiacei a livello mondiale è aumentato del 34,5 per cento, quello della cocaina del 27 per cento e quello della marijuana dell'8,5 per cento.

La droga non è più il simbolo della trasgressione culturale né il rifugio di sacche disagiate, ma un bene di consumo che unisce la casalinga disperata al professionista in cravatta. Il concetto stesso di droga ha perso per strada i significati simbolici e il tratto di ribellione che negli anni Settanta ha fatto scattare una controguerra fatta di interdizione, penalizzazione e criminalizzazione, i pilastri che il documento della commissione globale si propone di abbattere, arrivando al margine della liberalizzazione.

Timothy Leary

La guerra alla droga è persa, dunque, e nonostante l'Amministrazione Obama non accetti l'espressione "war on drugs", non ha accolto con grande piacere il report. Il portavoce dello "zar" della droga, Gil Kerlikowske, dice che "la dipendenza da stupefacenti è una malattia che può essere prevenuta e curata. Rendere le droghe più facilmente accessibili, come questo documento suggerisce, renderà più difficile mantenere alti i livelli di sicurezza e salute". La Casa Bianca dunque rifiuta il passaggio dal paradigma criminale a quello sanitario, all'indifferentismo di una cultura obliqua della droga. Come tutte le guerre oblique, anche questa non si vince in trincea.

LIBERALIZZAZIONE DELLE DROGHE LEGGERE CHIESTA DA UN GRUPPO DI INTELLETTUALI E DI ARTISTI INGLESI A CAMERON
PUBBLICATO DA DAGOSPIA IL 3/6/2011
http://bit.ly/kzhBXt

 


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