Maria Teresa Cometto per il "Corriere Economia"
STEVE JOBSSteve Jobs è il guardiano di una fortezza, l'iTunes store , dov'è un tesoro da 3 miliardi di dollari. Che fa gola a molti. Così è iniziato l'assedio al mondo chiuso del negozio online di capeggiato da due editori in campi completamente diversi: quello dei contenuti «per adulti» di Playboy e quello del quotidiano inglese Financial (Ft).
Ma ad aprire il più serio varco nella rocca di Jobs potrebbe arrivare presto Facebook, il sito di social networking creato da Mark Zuckerberg. E il delle quotazioni di Apple negli ultimi mesi - oltre 40 dollari persi dai massimi di 364 dollari dello scorso febbraio, dopo che il valore delle azioni era più che triplicato in due anni e mezzo - può essere il segno che l'era dei profitti realizzati con l'iTunes store è finita.
Tutto è cominciato con l'annuncio parte di Jobs, proprio lo scorso febbraio, della sua «semplice filosofia» sugli abbonamenti dei giornali che hanno applicazioni (app) per essere letti sull'iPhone e sull'iPad, telefonino intelligente (smartphone) e il computer-tavoletta (tablet ) della Apple che hanno rivoluzionato il mondo delle comunicazioni mobili.
MARK ZUCKERBERG«Quando la Apple porta nuovo abbonato, si tiene il 30%; se invece l'editore porta un suo già esistente nell'applicazione, allora lui si tiene il 100%» , aveva spiegato Jobs, aggiungendo però che se l'editore offre l'abbonamento anche fuori dall'app, non può farlo pagare di meno. Questo vincolo sul prezzo aveva attirato l'attenzione del ministero della Giustizia americano che ha fiutato il pericolo di monopolio e ha iniziato un'inchiesta preliminare sulla possibile violazione delle norme antitrust.
FINANCIAL TIMES SU IPADMa soprattutto ha esasperato gli editori, già combattuti fra l'attrazione fatale dell'iPad -bello e utile per conquistare nuovi lettori soprattutto fra i giovani - e le condizioni capestro dettate da Apple per accedervi. Fra le quali c'è la perdita della relazione diretta con i clienti, come lamenta l'associazione del marketing dell'industria delle notizie Inma (International newsmedia marketing association). Sugli abbonati acquisiti attraverso l'iTunes store, infatti, è la Apple che mantiene controllo totale, senza comunicare le loro carte di credito, indirizzi email e altri dati agli editori. Il primo a ribellarsi è stato Playboy , anche perché costretto dalla censura di Jobs, che non vuole distribuire materiale a luci rosse con il suo negozio.
L'alternativa viene dalla Html 5 l'ultima versione del linguaggio creato nel 1990 da Tim Berners-Lee per strutturare e presentare contenuti sul web. Con il modello Apple, un lettore deve andare sull' iTunes store, pagare la copia o l'abbonamento del giornale a cui è interessato e scaricarlo come un'app per leggerlo sul telefonino o sul tablet. Con la nuova tecnologia può scaricarlo da Internet attraverso un normale browser (Explorer, Mozilla, Chrome o Safari). L'esperienza visiva per il lettore medio impercettibile; in più c'è il vantaggio di avere i contenuti aggiornati, a differenza dell'app scaricata dall' iTunes.
COPERTINE IN TOPLESS: KELLY BROOKAnche per gli sviluppatori delle applicazioni c'è un vantaggio mentre ora devono creare software ad hoc per ogni diverso sistema - cioè per l'iOS di Apple, l'Android e l'Honeycomb di Google, il BlackBerry di Rim, Symbian di Nokia e così via - con l'Html5 basta un solo programma. Lo stesso Berners-Lee «padre» del web, incoraggia gli sviluppatori ad usare il browser contro il frazionamento di internet causato dal modello dell'App store .
Un appello che non è stato accolto con entusiasmo, da tutti i programmatori, anzi: molti fanno notare che anche se Apple trattiene il 30% vendite, è comunque il sistema più efficiente e redditizio per raggiungere una platea di milioni di potenziali clienti. Con quasi 400 mila applicazioni negozio iTunes dovrebbe raggiungere quest'anno quasi 3 miliardi di dollari di fatturato, controllando oltre tre quarti del mercato.
hef15 hugh hefner playmateContro questa posizione di quasi monopolio, dopo Playboy a inizio giugno è sceso in anche Pearson, l'editore del Financial Times , con un successo immediato: in appena una ben 100 mila lettori - su un totale di 224 mila l'abbonamento digitale - hanno scaricato il giornale da internet invece che da iTunes .
È il strategia che «ci permette di slegarci dagli app store» , ha spiegato Mary Beth Christie, capo sviluppo dei prodotti per FT e che ha dato una scossa alla Apple. Pochi giorni dopo la mossa di Ft l'azienda di Jobs ha annunciato un cambio della sua politica piccolo ma significativo: ora permette agli editori di prezzo dei contenuti, anche offrendo sconti fuori dall' iTunes store, ma continua a trattenere i dati degli abbonati e il 30%incassi.
ARIANNA huffington«Non basta ancora, non ha fugato i timori», ha commentato James McQuivey, analista della società di ricerche Forrester. Fra poco comunque Jobs dovrà vedersela con Zuckerberg e la sua Facebook, che nella industria delle news è considerata più amica di Apple, perché grazie alle raccomandazioni scambiate fra «amici» porta molto traffico utile ai giornali che sperano poi di trasformarlo in business pubblicitario.
La novità rivelata da Techcrunch sito informatissimo sulla Silicon Valley è che un'ottantina di sviluppatori sta lavorando con Facebook al progetto «segreto» Spartan: una versione di Facebook basata sull'Html5 e scaricabile sull'iPhone e sull'iPad dal web usando Safari, il browser di Apple. Secondo Techcrunch il progetto è trasformare Facebook una piattaforma di distribuzione di contenuti - a partire giochi di Zynga e dalle notizie dell' Huffington Post - alternativo all'iTunes e a qualsiasi app store . È presto per dire se la fortezza di Jobs ha i giorni contati. Di certo si sono aperte le prime crepe nelle sue fondamenta.