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QUE RESTE-T-IL DE BIPIEM? - Sulla questione chiave delle deleghe il soviet dei soci-dipendenti ha deciso di rinserrarsi nel bunker di piazza Meda e di lanciare banane quando, inevitabilmente, Bankitalia manderà qualcuno a prendere in mano la situazione - molti dubitano sulla possibilità di collocamento completo del colossale aumento di capitale approvato in assemblea. È sul probabile inoptato che si giocherà il destino di BPM...

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1- QUE RESTE-T-IL DE BIPIEM?
Franz Brambilla Perego per Dagospia

logo BPM

Banca Popolare di Milano. Alla fine è andata come da noi previsto venerdi. Terremoto no ma scosse sì. 9 approvazioni su 9, mentre la decima, che riguardava la questione chiave delle deleghe in assemblea soci, è stata bocciata dal 55% dei votanti (per l'approvazione serviva il 67%).

Sulla questione più delicata il soviet dei soci-dipendenti ha deciso di mettere la testa sotto la sabbia, di rinserrarsi nel bunker di piazza Meda e di lanciare banane quando - inevitabilmente - Bankitalia manderà qualcuno a prendere in mano la situazione.

Un solo consigliere ha dato le dimissioni (l'ex senatore Franco Debenedetti), mentre il presidente ParaponziPonzellini abbozza e dichiara di non sentirsi sfiduciato, convinto com'è di trovare una sponda nella nuova amministrazione comunale milanese.

MASSIMO PONZELLINI

Ma - come abbiamo scritto - non gli servirà l'ennesima capriola di una intera carriera di giravolte politiche. Il suo destino è in mano a Palazzo Koch, (se), quando e come deciderà di mandare la sua task force. Che vorrà anche capire i motivi di risultati gestionali così mediocri e di una svalutazione borsistica del titolo così consolidata.

E in mano al mercato: molti dubitano sulla possibilità di collocamento completo del colossale aumento di capitale approvato in assemblea. È sul probabile inoptato che si giocherà il destino di BPM. Altro che sulle battaglie di retroguardia, un po' patetiche, del soviet dei sindacalisti-dipendenti.


2- IL NUOVO ROUND IN VIA NAZIONALE E I TRE PASSI (A OSTACOLI) DELL'ISTITUTO
Sergio Bocconi per il "Corriere della Sera"

E ora? Il primo passo dei vertici della Bpm dopo la battaglia persa sull'aumento delle deleghe sarà l'incontro «a brevissimo» con Bankitalia. Perché, nonostante i vertici nazionali dei sindacati bancari abbiano subito sottolineato che non si tratta di un no a Via Nazionale, la bocciatura dell'assemblea può difficilmente essere letta in modo diverso. E per la Bpm, che con il titolo ai minimi storici a 1,5 euro si appresta a varare un maxiaumento di capitale da 1,2 miliardi, si profila una difficoltà in più.

Annamaria Tarantola

Un inciampo peraltro che ha più valore «simbolico» , ha detto ieri il presidente Massimo Ponzellini, visto che le deleghe potrebbero essere presto alzate per legge. Si parla in effetti di un provvedimento inseribile nella manovra e che porterebbe il range obbligatorio delle deleghe fra cinque e 10. Una strada ancora più in salita, dunque, per la Popolare di Milano. Che paga la sua governance, un deficit «valutato» da Bankitalia, insieme a inefficienze e altro, almeno in 130 punti base sui ratio patrimoniali.

Da recuperare con il «cantiere sulla governance» di cui ha parlato ieri Ponzellini, con il piano industriale che, ha detto il direttore generale Enzo Chiesa, sarà presentato a metà luglio, e con la ricapitalizzazione. Operazione che non si presenta facile, anche se ha il salvagente del consorzio di garanzia organizzato da Mediobanca e ora finalizzato con 10 istituti esteri. «L'aumento sarà a settembre, è dunque prematuro parlare ora di sconto e prezzo» , ha detto ieri il direttore generale Enzo Chiesa, «se la situazione sarà ancora così, ci porremo allora il problema» .

Franco Debenedetti

Un «rinvio» sul tema inevitabile, data la situazione e la scarsa visibilità dei mercati, ma che non nasconde l'esistenza di preoccupazioni per un'operazione che a questi valori sarà fortemente diluitiva. Ponzellini ieri ha parlato di prezzi «mortificanti» : «La sola Banca di Legnano è stata valutata 1,2 miliardi con 130 sportelli» , mentre la Bpm con 900 in Borsa ne vale poco più della metà. Il presidente ha tenuto a sottolineare che la natura cooperativa dell'istituto lo salvaguarda da eventuali mire del mercato.

Ma ai minimi storici i timori che qualche tentazione estera possa profilarsi non possono essere azzerati. Chiesa parla del piano, che prevede tra l'altro investimenti in informatica e la fusione di Legnano e Alessandria, e di accordi con i sindacati. Sa benissimo però che il percorso è avviato ma non è facile. E che da ieri potrebbe esserlo ancora meno.

 


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