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SINISTRATI PRONTI A CONSEGNARE IL PAESE AGLI \"INVISIBILI\" DI DE MAGISTRIS - La pax a sinistra, dopo i bei successi ai referendum e alle amministrative, è ufficialmente rotta - VENDOLA BOLLA LA SVOLTA DI DI PIETRO COME “DISINVOLTA NEI TEMPI E NEI MODI” - TRAVAGLIO STRONCA NICHI: “NON GLI FAREI FARE L’AMMINISTRATORE DEL MIO CONDOMINIO”, E GIUSTIFICA IL DUETTO SILVIO-TONINO - DUE CERTEZZE: LA DETERMINAZIONE NEL PERDERE IL CONSENSO APPENA RITROVATO E L’OBLIO CHE CIRCONDA IL POVERO BERSANI…

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Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

vendola

Il primo ad aprire le ostilità è stato Antonio Di Pietro. Sparando ad alzo zero contro Pier Luigi Bersani, reo di sottrarsi al confronto per costruire insieme un'alternativa a Berlusconi. E bersagliando anche Nichi Vendola, «che magari parla bene, affabula tanto, ma che poi in concreto non si sa se ha in capo un mondo liberale» . La pax a sinistra, dopo i bei successi ai referendum e alle amministrative, è ufficialmente rotta. Tutti in trincea, in vista della battaglia finale, le primarie.

Una drôle de guerre con tanto di fuoco amico, che provoca qualche sconcerto tra supporter e fan dei due leader. Spaccando il centrosinistra in tre rivoli. L' «Affabulatore» Vendola non si tira indietro e contesta a Di Pietro, un tempo suo alleato in molte battaglie della sinistra radicale, l'improvvisa conversione sulla via del centro: «Operazione legittima, ma disinvolta nei tempi e nei modi» .

Per non parlare dell'irritazione di Bersani e dei suoi, contro «la mosca cocchiera» Vendola. Un tutti contro tutti che lascia sullo sfondo «il moto popolare» e che irrita Michele Serra. Il quale scrive: «È la solita propensione alla meschinità da bottega: litigheranno sempre, così come hanno sempre litigato» .

DE MAGISTRIS

Marco Travaglio non è stupito dalla mossa di Tonino. La marcia forzata verso il centro non è considerata connivenza con il nemico: «Non c'è nulla di male a chiacchierare in Aula con Berlusconi. Se invece andasse a braccetto con lui e gli votasse le leggi, allora sarebbe un inciucio. E ne dedurremmo che è impazzito» .

Per il momento la sanità mentale non è in discussione: «Se Di Pietro rimane intransigente nei fatti, va bene così. Ormai le grandi battaglie le ha vinte, quindi ammorbidire i toni può essere un'operazione furba per recuperare qualche voto tra i milioni di leghisti e pdl che hanno votato ai referendum».

Di Pietro teme una vittoria di Vendola alle primarie: «L'idea di proporlo come premier crea problemi- ammette Travaglio -. Nichi non mi sembra molto portato per l'amministrazione, a giudicare da come ha malgovernato la Puglia: è molto poetico, ma non gli farei amministrare il condominio di casa mia» .

Berlusconi e Di Pietro a colloquio

Le prossime settimane rischiano di trasformarsi in un duello tra Di Pietro, Vendola e Bersani. In Rete si sprecano le ironie, come quella di Mangino Brioches: «Baratterebbesi Di Pietro seminuovo (toga rossa nell'armadio, consecutio da manutenzionare) con Vendola anche usato (tagliando a 500 mila chilometri di entropia e/o utopia» . Due capipopolo con stile diverso ed elettorato pericolosamente contiguo.

Lidia Ravera si schiera senza esitazioni con Vendola: «È l'unico che non ci considera sassolini nelle scarpe ma una grande risorsa democratica: non si governa senza un popolo dietro» . Neanche con il popolo davanti, forse. Che però, spiega la Ravera, ha parlato chiaro: «Il voto ha premiato l'unità della sinistra. Di Pietro sbaglia a guardare al centro. Al massimo possiamo avere un rapporto dialettico con loro, ma la sinistra ha un'altra storia e altri valori».

Marco Travaglio

Tra l'altro, predice, non ne ricaverà nulla: «Di Pietro si ficchi in testa che non sarà mai votato dai moderati di centro. Basta con queste geometrie politiche astratte» . Tutt'altra storia Vendola: «Lui è diverso, è maturo per governare. A meno che non si voglia sostenere che i moderati non voteranno mai un omosessuale» .

Valentino Parlato, decenni di giornalismo immerso e talvolta sommerso dalle beghe della sinistra, sembra scoraggiato: «Non c'ho capito niente in questa storia di Di Pietro. Se è vero che lo fa per recuperare voti moderati, allora è ridicolo. Comunque è un disastro».

LIDIA RAVERA

Al di là del momentaneo sconforto di Parlato, la virulenza della lotta per la leadership rischia di incrinare la fiducia tra i partiti e l'elettorato. Claudio Fava, di Sel, attribuisce alla mossa di Di Pietro una valenza politico psicologica: «Si sente spiazzato, espropriato, orfano di un tempo in cui decidevano tutto i segretari, con il concorso della terza Camera, ovvero i salotti televisivi. Per questo cerca nuove forme di protagonismo. Provoca, rivendica, arretra, avanza. Ma è come il movimento sulle navi dei Borboni, l'ammuina: al massimo del movimento, corrisponde un minimo di spostamento».

Pier Luigi Bersani

Non è d'accordo, ovviamente, Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera: «La svolta per l'Idv c'è stata, eccome, ma non centrista. Abbiamo solo preso atto dei risultati dei referendum e del voto. Del resto, siamo nati dieci anni dopo il crollo del muro. Facciamo parte dei liberaldemocratici in Europa e non siamo né di destra né di sinistra. Dei 27 milioni che hanno votato i referendum, dieci sono leghisti o del Pdl. Gente interessata a proposte concrete. E alle riforme che dovremo fare tutti insieme» . Come dice Berlusconi? «Assolutamente no, noi lavoriamo per il dopo Berlusconi. E questa nostra svolta è un atto d'amore per il centrosinistra».

 


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