Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
L'indagine sulla «rete» di Luigi Bisignani arriva ai vertici della Guardia di finanza. Il capo di Stato maggiore Michele Adinolfi è indagato per rivelazione del segreto istruttorio e favoreggiamento. Sospettato di essere una delle «fonti» che avrebbe svelato all'uomo d'affari tuttora agli arresti domiciliari l'avvio di un'inchiesta su di lui.
tremonti e montezemoloAltre «talpe» sarebbero già state individuate dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Del resto negli atti processuali si rintracciano i nomi di alti ufficiali che avevano legami con Bisignani, con il parlamentare del Pdl Alfonso Papa per il quale è stato chiesto l'arresto, ma anche con alcuni imprenditori che proprio i due avrebbero ricattato. Una girandola di incontri e contatti che i magistrati stanno adesso verificando.
Marco MilaneseAdinolfi è stato interrogato in una caserma della Dia a Roma mercoledì scorso e poi messo a confronto con Marco Milanese, l'ex ufficiale della Guardia di finanza poi eletto nel Pdl e diventato consigliere politico del ministro Tremonti, ora finito in un'inchiesta per corruzione. Un faccia a faccia drammatico, anche tenendo conto che Manuela Bravi, fidanzata di Milanese e portavoce di Tremonti, è una delle testimoni chiave di questa inchiesta.
Sono le intercettazioni telefoniche a rivelare, già diversi mesi fa, che gli indagati hanno saputo di avere i telefoni sotto controllo. Bisignani lo racconta al ministro Stefania Prestigiacomo e dice di averlo riferito a Gianni Letta. Anche Milanese si mostra a conoscenza di quanto sta accadendo e dunque viene convocato dai pubblici ministeri.
marco milaneseSostiene che il generale Vito Bardi, comandante interregionale della Guardia di finanza, aveva informato Adinolfi dell'avvio dell'inchiesta in quanto suo superiore gerarchico. E che lo stesso Adinolfi a sua volta avrebbe avvisato Bisignani attraverso Pippo Marra, giornalista presidente dell'agenzia di stampa AdnKronos.
mar32 michele adinolfi pippo marra maurizio tucciBardi e Marra finiscono indagati, ma negano. Lunedì scorso, durante il suo interrogatorio davanti al giudice, Bisignani afferma che «un giorno Marra mi disse non parlare al telefono. Stop. Dopodiché io ne parlai con l'onorevole Milanese che dopo un po' mi disse che io avevo il telefono per via dell'inchiesta...». I nomi sono sempre gli stessi, i pubblici ministeri convocano Adinolfi come indagato. Il generale nega tutto e quando viene messo a confronto con Milanese esplode: «Stai dicendo falsità, devi ritrattare».
In realtà tra gli elementi contestati c'è quanto è stato dichiarato nell'aprile scorso da Manuela Bravi, convocata proprio perché il suo nome emergeva dalle intercettazioni perché, come lei stessa chiarisce, «sono la compagna di Milanese». Le viene chiesto se è a conoscenza del fatto che qualcuno dà notizie sulle indagini svolte dalla Procura di Napoli e lei non nega, anzi racconta i dettagli.
«Parlando con il professor Mazzei, presidente del Poligrafico, della vostra indagine su Bisignani e sui vari articoli di stampa, lui mi disse che c'era un appartenente alla Guardia di finanza che lavorava con la Procura di Napoli molto vicino a tale Lasco - ex appartenente alla Finanza e ora capo della sicurezza di Terna - il quale suppongo si sia interessato alle indagini su Bisignani. Mazzei mi disse anche il nome dell'"informatore" di Lasco».
I pm Woodcock e Francesco CurcioLa donna fornisce ulteriori particolari: «Per poter arrivare al nome posso fornirvi un ulteriore elemento: circa un anno fa mi trovavo a cena con il mio compagno Milanese, con Lasco, con il professor Cognetti, forse con il generale Adinolfi, con l'avvocato Fischetti e con altri. Durante la cena sentii parlare Lasco e gli altri commensali di un appartenente alla Guardia di finanza in servizio a Napoli loro "amico fidato" che doveva essere assunto in Terna. Ovviamente non so se tale soggetto è stato assunto, ma potrebbe trattarsi della stessa persona vicina a Lasco che dà notizie sulle indagini in corso e di cui mi ha parlato Mazzei».
Di appuntamenti e incontri con gli alti ufficiali della Guardia di finanza avevano già parlato gli imprenditori vittime dei ricatti di Papa. Tra loro Luigi Matacena che a verbale dichiara: «Il mio nominativo compare nella lista Falciani. Vi dico ancora che ho scudato nel dicembre 2009 circa due milioni e mezzo che avevo su due conti alla Hsbc di Lugano e poi su un conto acceso presso la Banca Zanardelli, presso la quale ho fatto lo scudo facendo rientrare i soldi.
Nell'autunno di quest'anno ho pagato (in occasione della partita Napoli-Milan) un pranzo al ristorante Mattozzi a cui hanno partecipato il generale Bardi, il generale Adinolfi con la moglie, il generale Grassi, il generale Zafarana, l'ex ufficiale della Guardia di finanza Stefano Grassi (oggi alle Poste), il dottor Galliani amministratore delegato del Milan con un accompagnatrice e un suo amico... In quella occasione ho anche regalato a tutti i signori menzionati dei gemelli comprati da "Marinella", e per le signore un foulard sempre di "Marinella".
Alfonso Papa a MontecitorioPagai io il conto che venne a costare meno di mille euro. Oltre al generale Bardi conosco Adinolfi con cui mi do del "tu"... Non ho mai chiesto alcuna cortesia, né con riferimento allo scudo fiscale né per altro ai miei amici della Guardia di finanza, anche perché per lo "scudo fiscale" non mi sarebbe servito alcun aiuto dal momento che è previsto dalla legge e basta pagare la sanzione... Ho conosciuto negli ultimi due anni i menzionati alti ufficiali della Guardia di finanza al premio Ischia di giornalismo...
In tale contesto ho conosciuto il generale Adinolfi, il generale Bardi, il generale Spaziante (che tuttavia non stava al premio) e Stefano Grassi. Io e Gallo (altro imprenditore minacciato dal parlamentare del Pdl Alfonso Papa, ndr) abbiamo offerto a turno due cene a distanza di un anno e sempre ai giardini Eden di Ischia. A una di queste cene c'erano Spaziante e Adinolfi con le signore».