1- PROFUMO, IERI & OGGI: DA UN IMPERO DI 120 MILA DIPENDENTI A UNA SOCIETÀ CON CAPITALE SOCIALE DI SOLI 90MILA EURO
Per un uomo che fino al giorno prima guidava un impero con più di 120mila dipendenti e presente in decine di nazioni, uscire di scena è un colpo durissimo. Oltre al rischio di un crollo psicologico c'è anche quello di rimanere a spasso nonostante un curriculum strepitoso che va a finire sui tavoli dei cacciatori di teste, poi si aggiungono la paura dell'anonimato e il problema di reinventarsi un mestiere in un mercato dove i talenti e i compensi non hanno più l'importanza di una volta.
Se inoltre, come accade oggi nella finanza, lo scenario è turbolento e mette a repentaglio la solidità delle banche, il problema è ancora più complesso. Ne sanno qualcosa personaggi come Matteuccio Arpe, Leonardo Braggiotti e Claudio Costamagna che grazie alla loro bravura riescono a sopravvivere ma non splendono più nel firmamento internazionale.
ALESSANDRO PROFUMO SABINA RATTIE la stessa cosa rischia di accadere per Alessandro Profumo, l'ex-amministratore delegato di Unicredit che nella notte del 21 settembre ha lasciato piazza Cordusio a bordo della Ducati rossa guidata dalla moglie Sabina Ratti con una valigetta dove oltre allo spazzolino da denti c'era la liquidazione di 40 milioni.
Da quel momento l'ex-boyscout di Genova ha cominciato a guardarsi intorno con cautela tenendosi alla larga dai palazzi della politica per accogliere soltanto la proposta di entrare nel consiglio di amministrazione dell'Eni e della banca russa Sberbank.
Per Alessandro il Grande si tratta di noccioline e nemmeno l'idea di andare a guidare la holding delle municipalizzate milanesi gli sembra affascinante. Ai suoi occhi questi sono soltanto peanuts ed è forse questa la ragione per cui dietro suggerimento della moglie sposata 34 anni fa ha deciso di continuare a fare il numero 1 in formato ridotto.
fia96 gerardo braggiottiIn fondo per quello che è stato il primo banchiere italiano si tratta di ripercorrere la strada del padre ingegnere che a Palermo fondò una piccola industria elettronica per far mangiare il piccolo Profumo che fin dall'infanzia mostrava un notevole appetito. L'esempio paterno lo ha portato nei giorni scorsi davanti al notaio milanese Giuseppe Santangelo per costituire una sua società alla quale - come spiega oggi il quotidiano "MF" - ha dato il nome di accattivante "Appeal Strategy & Finance".
La nuova creatura che avrà sede in via Pietro Cossa ha le caratteristiche di una boutique per attività di consulenza finanziaria con riguardo alla concentrazione delle imprese. Sul piatto il 54enne ex-capo di Unicredit, che in questo momento si tiene alla larga dalle vicende e dai giudizi che corrono sul top manager di piazza Cordusio, ha buttato un pugno di euro. Il capitale sociale è di soli 90mila euro ed è stato sottoscritto al 70% dallo stesso Profumo e per il rimanente dal Gruppo L&P Investimenti di cui fa parte la società Lucciola & Partners fondata nel 2005 da Isidoro Lucciola e da altri manager della finanza.
Giovanni Stella2- METTETE LE GANASCE ALLA BOCCA DELL'AD DI LA7 GIOVANNI STELLA
Gli uscieri di TelecomItalia questa mattina alle 9 si sono collegati in streaming con Trento dove Franchino Bernabè ha aperto i lavori del workshop "Driving the Digital Future" al quale partecipano circa 100 rappresentanti di imprese delle telecomunicazioni, delle istituzioni europee e del mondo accademico.
Agli uscieri non interessa sapere che nella sessione del pomeriggio parlerà anche Linda Belinda Lanzillotta, ma sono contenti perché sanno benissimo che ogni invito a Trento per Franchino è motivo di gioia.
LINDA LANZILLOTTAIl manager è nato a Vipiteno, in provincia di Bolzano, ma per Trento, la città di Cesare Battisti (quello buono, irredentista e non terrorista) ha una predilezione particolare. Qui si ritrova con piacere insieme all'amico Lorenzo Dellai, il presidente della Provincia che è riuscito a far diventare la città un luogo di eccellenza e di innovazione tecnologica.
BENE BERNABE E SIGNORASono questi gli argomenti che più di altri interessano Bernabè perché sono legati all'evoluzione della sua strategia industriale che all'inizio di agosto sarà messa in discussione dai soci di Telco (la scatola che controlla Telecom) ai quali toccherà mettere nei bilanci le forti minusvalenze del titolo Telecom.
Per il manager di Vipiteno è un appuntamento importante, ma sulla strada si ritrova le problematiche de "La7" e di TelecomItalia Media che ogni giorno creano sorprese. Secondo gli uscieri Franchino dovrebbe avere più attenzione per i movimenti scomposti e le parole in libertà di Giovanni Stella, il "canaro" che si è portato dietro negli anni e gli sta creando non pochi problemi.
santoroIl suggerimento degli uscieri è di buttare via l'ipad, iphone, l'ipod e tutte le altre minchiate tecnologiche che obnubilano il cervello, per fare una semplice telefonata al "canaro" richiamandolo all'ordine. Non è possibile infatti che questo barbuto segugio, assunto in Telecom nel '98 e assurto grazie a Franchino al vertice di TelecomItalia Media continui a sparare annunci con un linguaggio che fa inorridire gli uscieri, il mondo della finanza e i commissari della Consob. Ancora ieri ha dato per fatto l'accordo per il passaggio di Santoro nella scuderia de "La7", poi in serata ha dovuto emettere un comunicato di smentita.
debenedetti berlusconi bA fargli eco con un'enfasi sospetta c'è sempre accanto a lui Enrichetto Mentana che con le sue scariche di adrenalina già aveva dato per chiuso l'ingresso di De Benedetti come partner de "La7", e non perde occasione per rilanciare (anche a costo di rapide marce indietro), le parole entusiastiche del "canaro". Quest'ultimo ancora oggi dichiara che per il "circo" dell'emittente non c'è un problema di audience ma di grana e di pubblicità, e con il lessico primordiale che lo distingue aggiunge a proposito di Santoro e delle sue truppe: "sto sempre lì, ai piedi del banano in attesa che scendano i macachi".
INSTANT-VINCINO SU MENTANAOra si dà il caso che quest'uomo abbia dimenticato che la società di cui è vicepresidente esecutivo è quotata in Borsa, e che ogni affermazione fa salire e scendere sulle montagne russe le quotazioni di TelecomItalia Media. La questione è molto delicata e gli uscieri sperano che oltre a prevederne le conseguenze politiche, Franchino eserciti la sua esperienza per frenare la voglia di gloria e di soldi del tandem Stella-Mentana.
3- AL DI LÀ DELL'AFFERMAZIONE RETORICA DI LUCHINO CHE LA CULTURA "È IL PETROLIO DELL'ITALIA" NON HA PARTORITO FUORI LO STRACCIO DI UNA NUOVA IDEA
È bello vedere che la "Stampa" di Torino, il giornale della Fiat di Marpionne, dedica oggi due intere pagine al convegno di Luchino di Montezemolo che si è svolto ieri pomeriggio al teatro Argentina.
È segno di una pax ritrovata che fa presagire per il direttore del giornale torinese, Mario Calabresi, un futuro più glorioso di quello televisivo. E non sembra nemmeno casuale il rilievo che il giornale della Fiat da alle parole pronunciate ieri pomeriggio da Montezemolo quando ha abbandonato il testo scritto dai cervelli del suo think tank per parlare di politica.
A Roma in quel momento il termometro segnava 34 gradi e nel teatro dove i palchi a partire dalla terza fila erano deserti, un brivido di freddo ha accolto i pronunciamenti del "ragazzo dei Parioli".
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLOCome era prevedibile Luchino non ha fatto annunci sensazionali, ma ha picchiato sul rischio di una "sbornia populistica" e sulla necessità di aprire una fase costituente per riscrivere le regole della democrazia. Con notevole faccia tosta ha apprezzato il vento dei referendum sui quali sia lui che i cervelloni di "Italia Futura" hanno preferito tenere la bocca chiusa, e a proposito della privatizzazione dell'acqua da buon liberista e moderno riformista ha auspicato "la creazione di una grande società pubblica che gestisca i servizi idrici in luogo di tante piccole aziende municipalizzate per piazzare i politici trombati".
PAOLA MERLONI E DIEGO DELLA VALLEChi vuole fare un bilancio della convention romana deve però avere il buon gusto di non fermarsi a queste dichiarazioni e valutare invece con freddezza il cuore del problema per il quale erano stati convocati attori, cantanti, attricette, sovrintendenti e il solito compagno di merenda, Dieguito Della Valle. Ebbene, poiché il tema di fondo era "Cultura, orgoglio italiano" si può dire che il bersaglio non è stato centrato perché al di là dell'affermazione retorica di Luchino che il comparto "è il petrolio dell'Italia", dal palco dello storico teatro, non è saltato fuori lo straccio di una nuova idea.
Non è certamente una nuova idea il modello del mecenatismo mercantile che Dieguito Della Valle ha evocato ricordando la sua generosità per il restauro del Colosseo. Forse Luchino dovrebbe capire una volta per tutte che prima di scendere in politica o affrontare temi vitali per il Paese come quello di ieri, occorrono attributi culturali ben più robusti. È davvero strano che se ne dimentichi proprio lui che ha vissuto accanto a personaggi come Gianni e Umberto Agnelli che avevano della cultura una visione cosmopolita e più matura.
truman capoteForse qualcuno dovrebbe ricordargli che l'Avvocato aveva tanti difetti (prima fra tutti la volagerie rinfacciatagli da Eugenio Scalfari), ma nella sua casa di Roma e di Park Avenue parlava di cultura con Norman Mailer, Truman Capote, Leo Castelli, Andy Warhol e Andrè Meyer. E suo fratello Umberto ebbe l'idea nel '66 di creare la Fondazione Agnelli, che al di là degli sbandamenti politici verso la Dc di cui Luchino fu partecipe, ha partorito ricerche di primordine.
Quello di ieri non è stato un simposio illuminato e Luchino se vorrà fare politica dovrà irrobustire l'esercito dei neuroni senza indulgere al modello semplicistico di un mecenatismo mercantile che fa il gioco soltanto dei piccoli interessi.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA MARIASTELLA GELMINI
4- PER LE POETICHE PAROLE DI BISI, LA BRAMBILLATA HA QUERELATO "LA REPUBBLICA" E "IL FATTO". UN'ALTRA QUERELA POTREBBE PARTIRE NEI CONFRONTI DEL SETTIMANALE "IL MONDO"
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Michela Brambilla, l'ex-modella classe 1967 e ministro del Turismo, è particolarmente incazzata per le rivelazioni emerse nell'Enciclopedia Woodcock (ed. Napoli, 100mila euro).
Per le parole volgari di Bisignani l'ex-miss Eleganza Emilia e testimonial delle calze Omsa, ha querelato "Repubblica" e "Il Fatto", evitando peraltro di querelare fino a questo momento il lobbista federatore. Un'altra querela potrebbe partire nei confronti del settimanale "Il Mondo" che da due settimane mena botte in testa al ministro per la sua politica nel turismo e nei confronti dell'Enit, l'Ente commissariato da due anni e affidato nel 2009 a Matteo Marzotto.
Rino Lepore con le modelle - Copyright PizziIl giornale scrive oggi che nonostante i tagli al carrozzone Enit, la Brambilla ha trovato 7 milioni di euro per la nuova società Convention Bureau Spa. In questa società è entrato a far parte anche Rino Lepore, il ristoratore romano proprietario dell'Harrys Bar di via Veneto dove la Brambilla ospita le colazioni, i pranzi e gli appuntamenti di lavoro".