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UN, DUE, TRE, P4! - DALLE CARTE RISPUNTA PERSINO PACINI BATTAGLIA, IL BANCHIERE DI DIO - FINI E GLI SMS GALANTI (E OGGI SCOPRE LA PRIVACY!) - \"Bisignani si trovava a Genova quando, come ho letto dai giornali, vi sarebbe stato un interrogatorio di Ruby\" - INTERCETTATI GLI AVVOCATI - IL PROCURATORE CAPO DI NAPOLI LEPORE A PRANZO CON PAPA - BOFFO, ECCO LA \"TALPA\" - GHEDDAFI LEGGE DAGOSPIA!...

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Gian Marco Chiocci, Massimo Malpica e Patricia Tagliaferri per "il Giornale"

VERBALE DI STEFANIA PRESTIGIACOMO Pacini Battaglia

Ogni giorno uno spiffero. Gli atti della P4 regalano spunti più da gossip che da codice penale. Con contorni inquietanti relativi alle intercettazioni (vietate) fra avvocati e clienti indagati. Tornano d'attualità personaggi caduti nel dimenticatoio giudiziario, vecchie inchieste, pettegolezzi, veleni, addirittura Ruby, Gheddafi, parla il cancelliere del caso Boffo.

RIECCO IL BANCHIERE DI DIO
Tra le carte della P4 spunta il «banchiere di Dio», Pierfrancesco Chicchi Battaglia. Se si legge l'informativa della Gdf inviata al pm Maresca e poi girata ai pm Woodcock e Curcio, c'è da restare basiti. Un fritto misto. Tre anni fa si indagò su una presunta cricca partendo da tal Vincenzo Schiavone in contatto con l'avvocato Sergio Lupinacci indicato come sponsor dell'onorevole Pdl Debora Bergamini per presiedere il comitato «Centro Nord-Sud».

Emergono pressioni (e intercettazioni) sul caposegreteria di Frattini, Tonino Bettanini e viene rimarcato dallo stesso Lupinacci che «una volta nominata, la Bergamini potrà gestire un mare di fondi». Le indagini si concentrano sui rapporti di Lupinacci con il rettore di Tor Vergata, Lauro, dopodiché si arriva alla società Nilo Sviluppo che si occupa di importazione di gas e petrolio greggio di cui fa parte, tra gli altri, il banchiere svizzero Pacini Battaglia.

LAMBASCIATORE LIBICO GADDUR Debora Bergamini

Esce il colosso Gazprom. E di nome in nome, di rapporto in rapporto, si giunge a Nicola Di Daniele, collegato a Lauro e Lupinacci, in rapporti con Finmeccanica. Cosa c'entra Bisignani? Nul­la, così pare. L'uomo che conosce tutti conosce anche Di Daniele.

AFFARI ENI CON LA NIGERIA
Grosso interesse, per i pm, ricopre un affare dell'Eni in Nigeria. Nella mole di intercettazioni sulle utenze di Bisignani (spesso «battute» dall'Ad dell'Eni, Paolo Scaroni) traspare l'obiettivo dell'Eni di subentrare a una concessionaria petrolifera nigeriana detenuta dalla compagnia Shell e da una compagnia locale nigeriana rappresentata da un banchiere nigeriano e che, a detta di Bisignani, sarebbe molto amico del Di Nardo «che mi chiese - osserva il lobbista - se potevo intercedere e parlarne con Scaroni, che mi disse di mandare il banchiere da De Scalzi. La cosa si è poi arenata».

BISIGNANI

«DIETRO RUBY? C'E' GIGI!»
Ai pm l'assistente di Papa, Maria Elena Valanzano, dice di tutto. Straparla pure. Come quando, coi pm, torna su un'intercettazione criptica con Papa nella quale la ragazza accosta Bisignani al caso Ruby. Il 14 febbraio 2011 mette a verbale: «Ho sempre ritenuto che Bisignani tramasse contro il presidente Berlusconi, tant'è che, per esempio, sapeva di vicende poi esplose dal punto di vista giudiziario e mediatico prima che le stesse esplodessero: per esempio Bisignani si trovava a Genova quando, come ho letto dai giornali, vi sarebbe stato un interrogatorio di Ruby».

PAOLO SCARONI

FINI E GLI SMS GALANTI AD ANNA GRAZIA CALABRIA
Sempre la Valanzano,in un'altra telefonata con Papa, straparla di cose indimostrabili. Gli inquirenti riportano lo stesso la chiamata nella quale tira in ballo la parlamentare Pdl Anna Grazia Calabria e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Papa a un certo punto, riferito a chissà chi, la provoca: «E lui a te non ti ha mai detto niente? Però quando ti ha detto il fatto della Calabria chiaramente l'ha detto per farti schiattare in corpo e per farti allontanare ancora di più da me, no?»

ruby berlusconi

Valanzano: «Questo sicuramente penso, perché io mi ero pure dimenticata ».

P: «Ma come te l'ha detto, con cattiveria?».

Gianfranco Fini

V: «No, sai quelle cose che dici "ah ma tu lo sai che la Calabria è stata corteggiata (...). Lei mi ha detto che ha ricevuto dei messaggini e però non vuole assolutamente sentirne parlare... mi ha fatto vedere degli sms che lui ha mandato, che si sono mandati, però non è una storia che le potrebbe interessare (...). Sai come la penso su questa Anna Grazia? Ho saputo ultimamente da fonti romane che girano nelle redazioni dei giornali degli sms che lei si è scambiata con Fini e che lei corteggiava questo Fini, ma che ovviamente non possono pubblicare perché sono parlamentari, sms privati, non c'è alcun tipo di motivazione per pubblicarli, però questa qua faceva la stronza co 'sto Fini».

ANNA GRAZIA CALABRIA VERBALE DI PAOLO SCARONI

INTERCETTATI GLI AVVOCATI
Una cosa che non dovrebbe mai accadere è purtroppo accaduta. Due volte. I pm di Napoli hanno intercettato le conversazioni tra due indagati e i rispettivi difensori. In un caso, quello delle telefonate fra Bisignani e l'avvocato Fabio Lattanzi, sono pubbliche: sono appena avvenute le perquisizioni (16 dicembre). Gli inquirenti scrivono che Bisignani ha incaricato l'amico avvocato Fabio Lattanzi di informarsi presso la procura di Napoli circa l'esistenza di un procedimento penale a suo carico.

Infatti l'avvocato Lattanzi, nel corso di due telefonate (...) ha riferito di aver «mandato Pirolo a parlare con il pm Woodcock su un procedimento su Bisignani». Le conversazioni vengono integralmente trascritte. Lattanzi: «Pirolo (avvocato, ndr ) l'ho mandato a parlare con Woodcock che nega l'esistenza di qualunque processo penale a tuo carico e dice di andare a parlare con Piscitelli. Domani ci andiamo».

I pm Woodcock e Francesco Curcio

Seconda telefonata. Bisignani: «Avvocato! Dato che quelli del Fatto sono sempre più attendibili di questi pm ma perché non facciamo l'articolo 41, 51..». Lattanzi: «Purtroppo possiamo fare al massimo un 335 (...) perché noi non abbiamo notizie ufficiali...». Anche l'avvocato Domenico Mariani, difensore del carabiniere La Monica, dice al Giornale di essere stato intercettato illegalmente dai pm: «L'ho scoperto leggendo le carte da un ritardato deposito del 18 gennaio. Se anche Lattanzi è finito indagato, credo che il suo riferimento negli atti sia una "svista" dei pm visto che a me hanno nascosto tutto».

LORENZO CESA

MADRON E L'INDAGINE SU CESA
Il 3 novembre 2010, intorno a mezzogiorno, Bisignani chiama Paolo Madron, direttore di Lettera 43, e gli dice che «una certa Adelaide (una sua cronista, ndr ) sta chiamando lì l'Udc». Madron gli spiega: «È la frode per fondi comunitari (...) magistrato o il gup gliel'ha confermata e le hanno confermato la causa anche i carabinieri di Catanzaro che indagano su questa roba qua, cioè è Cesa, sostanzialmente».

Bisignani lo interrompe: «No, fagli una telefonata te come direttore ». M: « A chi, a Cesa?». B: «Sì...». M: «Mi fai avere un numero e lo chiamo». B: «Aspetta, lo chiami, e gliela spieghi».

Il procuratore Giandomenico Lepore

IL PROCURATORE CAPO DI NAPOLI LEPORE A PRANZO CON PAPA
Preoccupato dal pm Woodcock e dalle voci di un'inchiesta in suo danno, l'onorevole Alfonso Papa, a detta di Arcibaldo Miller (capo degli ispettori ministeriali di via Arenula) temeva «una qualche iniziativa strumentale». «Qualche giorno dopo mi disse di aver incontrato a un pranzo il procuratore capo di Napoli, dottor Lepore, nella casa di campagna di un giornalista (...) dove il Papa stesso aveva fatto al procuratore lo stesso discorso. In tale occasione Lepore lo aveva rassicurato e rasserenato in quanto si era mostrato cordiale».

Arcibaldo Miller

BOFFO, ECCO LA «TALPA»
Alla spasmodica ricerca della macchina del fango nel malloppo di documenti della procura di Napoli sulla P4 ci sono gli atti di un procedimento penale a carico di un cancelliere della procura di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Izzo.
Che- scrivono gli inquirenti - «interrogava alle ore 11.49,34 del 12.3.2009 il sistema informativo del casellario giudiziale in ordine al certificato penale relativo a Boffo Dino , nato ad Asolo il 19 agosto del 1952». A maggio del 2010, preso a verbale, il cancelliere (incensurato) nega di aver compiuto l'accesso, anche se riconosce come proprie la username utilizzata per l'accesso illegale.

DINO BOFFO

Quanto alla possibilità che qualcun altro possa aver utilizzato la sua password si difende così: «All'epoca utilizzato come password il nome della squadra del Milan con un'indicazione numerica che è partita dal 1899, data di fondazione del club, proseguendo con le successive annate, cambiando ogni mese come impone il sistema. Questo sistema lo sapevano altre persone».

GHEDDAFI

Il pm, però, gli fa notare che dall'ultima operazione che lo stesso Izzo riconosce come propria a quella su Boffo «passano solo 11 secondi». Il cancelliere non arretra: «Mi rendo conto del breve lasso di tempo. Posso immaginare di essermi distratto girandomi lontano dal computer. Non ho idea assoluta di chi sia Dino Boffo (...). Non ricordo alcuno che mi abbia passato bigliettini o foglietti coi dati di questo signore (...). Di fatto anche nel marzo 2009 c'era un via vai di persone ( nell'ufficio, ndr ) forze dell'ordine, di fatto vi era anche personale ministeriale che faceva certificati penali richiesti da soggetti privati (...). In questo contesto di confusione io non se qualcuno ha fatto quell'operazione alla mia insaputa. Non so spiegarmi perché mi trovo qua»..

gaddur

GHEDDAFI LEGGE DAGOSPIA
Il 28 ottobre sera Dagospia annuncia «un cambio della guardia al vertice del potere libico» spiegando che Gheddafi stava per nominare premier Jalloud. Gaddur , ambasciatore libico parla con Bisignani: «Questo Agospia, come si chiama». Bisignani : «È D'Agostino che ha combinato?». G: «Ha rilanciato notizie che jalloud sarebbe stato...notizia non vera, da dove l'ha presa (...) perché me lo sta chiedendo proprio il leader, capito?».

 


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