DAGOREPORT
GIANFRANCO FINI E ITALO BOCCHINOE così, anche l'Italicus Bocchino ha deragliato finendo seppellito nella scarpata degli indegni. Il "portavoce" di Fini, a corto di argomenti politici seri (dalla crisi libica ai problemi economici del Paese) ha accusato Dagospia di "ricatto" nei confronti della sua famiglia. E, immaginiamo, che al momento di superare il segnale rosso (della sua decenza) egli facesse riferimento a quel tipo di "ricatto morale" - non meno doloso della minaccia a scopo di lucro -, che la studiosa americana Susan Forward definisce come un'intimidazione emozionale del tipo: "se non mi darai quello che voglio te la farò pagare". In ogni caso si tratta di una calunnia bella e buona.
roberto d'agostino e italo bocchino - Copyright PizziLe parole a dir poco sgradevoli, e soprattutto menzognere, pronunciate con enfasi dall'esponente di "Futuro e libertà", non meriterebbero altre risposte se non nelle aule di giustizia. (E lì ci divertiremo)
E una ragione c'è.
Diceva, infatti, lo scrittore austriaco Karl Kraus che la polemica "prima di ogni altra espressione scritta (o orale), deve essere legittimata dalla personalità" di chi la solleva. E, francamente, l'onorevole Bocchino non sembra avere né la statura politica né i requisiti di onestà intellettuale indispensabili per alzare il ditino inquisitore. Per spacciare come credibili anche querelle da osteria.
Fini ed Elisabetta Tulliani alla tombola di NataleNon è, beninteso, una scoperta di oggi nel pensare che l'ex scugnizzo (fascistello) non avrebbe avuto un ruolo politico neppure nella compagnia dei "nani e ballerini", persone degnissime tra l'altro, evocati dal socialista Rino Formica ai tempi del Garofano rampante di Bettino Craxi.
Vincino sul Foglio- Babbo Natale e Cognato NataleEppure, anche un "ma" c'è.
L'on. Bocchino non meriterebbe, come spiegato krausianamente, alcuna attenzione politica se non svolgesse (fino a prova contraria) il ruolo di braccio destro (o armato?) della terza carica istituzionale dello Stato. Cioè di Gianfranco Fini. Del leader di "Futuro e libertà", che da tempo avrebbe dovuto dimettersi dal suo alto incarico a Montecitorio. E non soltanto per effetto delle devastanti rivelazioni sulla vendita della casa di Montecarlo a un "cognato". Bensì sulla dago-rivelazione che la "suocera" Tulliani era beneficiaria di un contratto come ideatore di un programma su Raiuno per la sommetta di un milione e mezzo a stagione..
Una storiaccia che se pure non dovesse avere rilievi penali, ha scatenato una faida senza esclusioni di colpi soprattutto tra gli ex camerati: dossier, depistaggi, inchieste giudiziarie e tanto altro ancora. Fino a lambire, pretestuosamente, i media (stavolta incolpevoli) e lo stesso sito Dagospia. L'intero Villaggio Globale (neutrale) che si godeva lo spettacolo della guerra fratricida tra i Tipini Fini. O meglio della "balcanizzazione" della defunta destra post almirantiana.
BocchinoFasci loro! verrebbe da dire se la carica di presidente della Camera non richiedesse
il massimo di prudenza istituzionale e d'imparzialità legislativa. Anche dei suoi più stretti collaboratori e uomini di fiducia. Ad oggi, però, Gianfranco Fini non ha preso mai le distanze (neppure alla lontana) dal suo "portavoce" politico. L'Italicus Italo deragliato da Santoro e su tutte le tradotte fin qui percorse sui media di lungo e medio raggio. Dove, per dirla con il saggio Confucio, i suoi concetti non erano mai azzeccati e le sue parole stonavano con la verità e l'evidenza.
Tutto ciò accadeva nonostante che dall'interno stesso del partito di Fini (o quel che resta) arrivavano sollecitazioni per un brusco cambio di rotta comunicativa. Il Bocchino nei panni di Ghedini-Nosferatu, l'avvocato degli affari illegali di Berlusconi, insomma, faceva storcere la bocca in molti nel Fli. "Ci ha fatto perdere almeno otto deputati", ha ammesso sgomento l'on. Urso.
E in via della Scrofa, sede del partito, molti rimpiangono ancora lo stile misurato di Andrea Ronchi. Che non a caso, si era autodefinito "il Gianni Letta" di Fini tra i soliti sghignazzi dei consoci del Circolo Canottieri Aniene.
DAGO, PH DOBICIFasci loro! dicevamo, se nel correre con la lingua a penzoloni per menare il santo manganello sulle teste dei "traditori" del Capataz, l'Italicus partenopeo si è perso lungo la via ferrata (dalle sue esternazioni) molti camerati di viaggio. La stessa lingua che, a suo tempo, si era consumata nel baciare la reliquia di Arcore, Silvio Berlusconi. E il pizzo littorio di Ignazio La Russa. (Non va dimenticato mai che l'appartemento dei Parioli in cui vive in affitto la famiglia Bocchino è di proprietà dell'alter ego di La Russa, Salvatore Ligresti...)
Già, sono tempi (anche per Dagospia), in cui, come sosteneva Ennio Flaiano, "l'unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come il solo umorismo accettabile".
La propensione alla satira forcaiola, alla battuta macabra, al gusto della calunnia facile, oggi la lasciamo volentieri all'on. Bocchino.
La stessa vicenda che chiama in causa anche Roberto D'Agostino (la presunta telefonata a sua moglie, la simpatica Gabriella Bontempo, per rivelargli l'esistenza di foto "compromettenti" del marito con l'on. Mara Carfagna), sembrano far parte del repertorio cabarettistico del capo comico Bocchino. L'Italicus deragliato dalla memoria corta e dal naso lungo.
Allora, ci facciamo seri seri (ri)pensando al povero Agostino Saccà, allora dirigente Rai, sollecitato dal consigliere di An, Gennaro Malgeri, a dare lavoro alla produttrice Buontempo-Bocchino (tutto rivelato da una intercettazione telefonica).
Gabriella Buontempo intervistata da NovellaAh, la Gabriellina, presunta "ricattata" da Dagospia. La moglie tradita che - a proposito delle "corna" del marito con la Carfagna -, già nel dicembre del 2010 raccontava a "Novella 2000": "Tutto gossip. E, comunque, se pure il tradimento ci fosse stato forse mio marito ha fatto una scelta... Un marito in casa - aggiunse soave - non lo trattieni: se vuole andarsene se ne va. Soprattutto se ha un'altra che è più giovane e che chiamano la ministra più bella del mondo...".
CARFAGNA-BOCCHINODove si era mai visto un "ricattatore" (Dagospia) che per vittima sceglie una persona (Bontempo) che già è a conoscenza della possibile intimidazione? Dunque, davvero poco ricattabile (almeno moralmente). E dopo che l'ha "ricattata" ha annunciato alla stampa "rosa" di essere uscita trionfatrice da quel gossip, che era sulla bocca di mezza Roma.
Anzi. Da quel giorno, si racconta tra gli amici della coppia, la "vittima" delle presunte "corna" immaginò di trasformarsi in carnefice della rivale... Ma questa è un'altra storia, racchiusa nella memoria collettiva, che soltanto la penna raffinata del commediografo inglese Noel Coward potrebbe raccontarci con eleganza e grazia. E farci tornare a sorridere.
BERLUSCONI-SACCÀ/ NUOVE INTERCETTAZIONI. TUTTI I NOMI
Da "Affaritaliani.it" del 26 giugno 2008
Il parlamentare di An, presidente della commissione di Vigilanza Rai chiama il 16 ottobre del 2007 per il produttore Piero Di Lorenzo. Segnala che il produttore ha speso più di quanto la Rai vuole riconoscergli. Saccà dice che ci stanno lavorando. Gennaro Malgieri il consigliere della Rai in quota An chiama per raccomandare la società di Gabriella Bontempo, la moglie di Italo Bocchino, parlamentare di An.
zx19 gennaro malgieriSACCa'Gabriella Bontempo vuole la lettera di attivazione che non arriva ed è preoccupata. Sollecitato da Malgieri, Saccà telefona ad Antonio Marano. Marano comunica a lui e non a Malgieri l'invio della lettera alla Bontempo. Una raccomandazione a buon fine e una nuova richiesta: Marano, contestualmente, gli chiede di far lavorare nella fiction una ragazza di Luino, in provincia di Varese.
Il presidente della Rai interviene per 'Il capitano', una fiction sulle Fiamme Gialle, in un certo giorno perché il comando generale preme per quella collocazione.