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L’EPOPEA GIORNALISTICA DI LAMBERTO SECHI (MUGHINI RICORDA) - alla direzione dell’ “Europeo”, con claudio rinaldi e toni pinna - LO STILE è SOSTANZA: articoli fatti riscrivere anche sette volte a giornalisti divenuti poi famosI - “i fatti separati dalle opinioni”, la formula che aveva fatto da stemma del “Panorama” diretto da Sechi e del suo successo, ALLE \"OPINIONI SENZA FATTI\" DI OGGI...

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panorama lamberto sechi

Giampiero Mughini per Dagospia

Tutto il pochissimo che so del mestiere di giornalista lo devo a Lamberto Sechi, che arrivò alla direzione dell' "Europeo" nei primissimi mesi del 1980, poco meno che sessantenne. Prendeva il posto di Mario Pirani, il direttore che mi aveva assunto e di cui ero amico. In tutto questo non c'era alcun significato secondo, la P2 non c'entrava né di dritto né di traverso. Semplicemente l' "Europeo" di Pirani, nato con grandi ambizioni e con gran utilizzo di risorse economiche, stentava a vendere 100mila contro le 300-400mila che vendevano i settimanali rivali, "Panorama" e "L'Espresso". Tutto qui.

Sechi arrivò forte di due guardie del corpo, giornalisticamente parlando. Il suo delfino e futuro successore, Claudio Rinaldi, il più grande direttore di giornali della mia generazione. E Toni Pinna, l'uomo-macchina per eccellenza, quello che ci metteva trenta secondi ad azzeccare un titolo (e di titoli ne faceva cinquanta al giorno), quello che quando ti "passava" un pezzo non gli scappava neppure un punto e virgola che fosse fuori posto. Quando leggo la buona parte degli articoli odierni (su grandi giornali) mi chiedo che cosa sarebbero diventati se li avesse "passati" Toni. Un'arte, quella di "passare" gli articoli, di cui non c'è più traccia nel giornalismo italiano.

mughini01

"Passarli" significava talvolta restituirli all'autore perché li riscrivesse. Leggenda vuole che da direttore di "Panorama" certi strepiti e pianti e macchine da scrivere scaraventate in aria. Una volta che mi aveva dato da fare un articolo su Elio Veltri, l'allora sindaco di Pavia e astro nascente del Psi, mi fece chiamare nella sua stanza da direttore.

mughini

Aveva le cartelle dell'articolo sul suo tavolo, gli occhi ravvicinatissimi al foglio (s'era tolto gli occhiali) e il dito puntato sulla metà della terza cartella: «Giampiero, ma è qui l'attacco del pezzo». Non è che avesse ragione, aveva mille volte ragione. Non scaraventai la macchina da scrivere in aria, riscrissi il pezzo felice della imbeccata e della correzione. Felice di avere innanzi un maestro. Tutto il pochissimo che so del mestiere di giornalista - come "attaccare" un pezzo, l'andare avanti con un racconto fluente, non usare mai "apposita commissione" e "ben noto" e "spaventoso delitto" - l'ho imparato da Sechi.

In teoria tutto ci disuniva, e difatti io temetti molto quando lui prese il bastone di comando dell' "Europeo". Mi sapeva amico di Pirani, simpatizzante del socialismo craxiano, "revisionista" già allora al cento per cento, uno che non aveva nulla della silhouette del giornalista-tipo e che irrideva alla formula "i fatti separati dalle opinioni", la formula che aveva fatto da stemma del "Panorama" diretto da Sechi e del suo successo.

Raffaello_baldini_lamberto_sechi

Nemmeno un minuto i fatti stanno prima delle idee di chi li raccoglie, li soppesa e li interpreta. Nemmeno un minuto i fatti erano stati prima delle idee lungo la magnifica avventura giornalistica di "Panorama". Quando nel 1975 le Br uccisero due missini a Padova "Panorama" mandò due giornalisti specializzati sull'argomento. Raccolsero e soppesarono i fatti; lo capirono benissimo che a uccidere erano stati dei terroristi rossi. Sul loro settimanale scrissero che s'era trattata quasi certamente di una rissa interna al Msi padovano.

Claudio Rinaldi giornalista

Che io fossi quanto di più lontano dal suo idealtipo di giornalista, a Sechi importò meno che nulla durante i due o tre anni del nostro lavoro comune. La sua lealtà professionale nei miei confronti era totale. Conosceva i miei sapori, restassero pure quelli. Tranne una volta, e per poco non successe il finimondo.

Avevo scritto un articolo sui cent'anni di Giuseppe Prezzolini e naturalmente avevo scritto che Prezzolini "non era mai stato fascista". Toni Pinna, bravissimo ragazzo ma molto ortodosso politicamente e culturalmente, lo cambiò in un "era stato fascista". Quando vidi stampato questo obbrobrio e con sotto la mia firma, telefonai a Sechi e ancora ne stanno tremando le stanze della redazione romana di via della Mercede. Lui pubblicò la mia lettera di protesta e di rettifica senza alcun commento.

MARIO PIRANI

E' stato uno dei tre o quattro uomini della ma vita cui stava come appiccicata addosso la qualifica di "maestro". Da come sorrideva se gli facevi una proposta che gli piaceva, da stava seduto al suo tavolo da direttore, da come ti correggeva un aggettivo impreciso. Indimenticabile Lamberto. Indimenticabile direttore.

 


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