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IL PAZZO DI TRIPOLI NON LASCIA MA RADDOPPIA I BOMBARDAMENTI - L’ULTIMATUM DEI RIBELLI (“LASCIA ENTRO 72 ORE E TI SALVI”) FINISCE NEL CESTINO E I TIMORI E LE DIVISIONI TRA OCCIDENTE, LEGA ARABA, CINA E RUSSIA FRENANO LA NO FLY ZONE - L’INTERVENTO ARMATO, PER ORA, è LONTANISSIMO: IL PRIMO MILITARE OCCIDENTALE CHE ENTRA IN LIBIA SAREBBE L’OCCASIONE PER GRIDARE ALL’INVASIONE STRANIERA - GHEDDAFI DIABETICO E IPERTESO…

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1 - I JET DI GHEDDAFI BOMBARDANO I RIBELLI RESISTONO
Giordano Stabile per "La Stampa"

Gheddafi

Le truppe leali al colonnello Gheddafi hanno continuato la loro offensiva all'Ovest e all'Est, sostenute da nuovi intensi raid aerei, ma non sono riuscite a conquistare le due città strategiche Zawiah e Ras Lanuf. Gli insorti sembrano aver già assorbito il parziale rovescio di sabato e domenica e consolidano le loro posizioni sul terreno e a livello politico. Tanto da permettersi una sorta di ultimatum, di 72 ore, a Gheddafi.

«Se lascia il potere non lo processeremo» è la proposta arrivata da Bengasi di Mustafa Abdel Jalil, il leader del Consiglio nazionale libico che guida la metà e oltre del Paese strappata dalle mani del regime.

libia

Una sfida più che una proposta, perché il raiss, che continua a sostenere di non ricoprire alcuna carica e di «non avere un dinaro», difficilmente potrà accettare un'uscita di scena poco dignitosa. Sostanzialmente arrendersi. Anche se qualche cosa si muove sul piano diplomatico, un canale sarebbe stato aperto tra le parti e l'ex premier sudanese Sadiq al Mahdi avrebbe tentato di trattare per conto di Gheddafi con Jalil.

libia

La pressione internazionale comincia a farsi sentire, con l'Unione europea che ha deciso ieri il congelamento di tutti i beni e le partecipazioni libiche in Europa, e con la Francia e la Gran Bretagna e l'America che stanno lavorando a una risoluzione Onu che dia il via libera come minimo a una «no fly zone», per impedire ai cacciabombardieri gheddaffiani di indebolire le linee degli insorti, e come massimo a un intervento armato, poco probabile al momento. Gli ostacoli sulla strada sono la reticenza cinese e le divisioni nel mondo musulmano.

libia ecce a b fbf e a

La Conferenza islamica si è detta favorevole ha una «no fly zone», la Lega araba, anche se non del tutto compatta, è possibilista. I più determinati sono gli inglesi, con il ministro degli Esteri William Hague che ieri è tornato ad attaccare il colonnello: «È inaccettabile che scateni così tanta violenza contro il proprio popolo. Siamo preoccupati che possa farlo su scala ancora maggiore».

libia

Oltre al possibile veto della Cina, e della Russia, contro l'intervento militare gioca però anche la reticenza statunitense, con i timori che truppe americane sul suolo libico scatenino un risentimento musulmano come dopo l'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq.

libia

Il sogno recondito delle cancellerie è che il colonnello lasci, evitando una guerra civile a tutto campo o peggio uno scontro di civiltà. È forse da collocare in questo quadro la proposta del Consiglio dei ribelli: «Muammar Gheddafi non sarà processato e ogni accusa contro di lui cadrà se rinuncerà al potere», ha spiegato il presidente, l'ex ministro della giustizia Jalil.

libia

Il Colonnello nell'idea degli insorti non dovrà limitarsi a cedere il controllo del Paese, dovrà anche lasciare la Libia e, soprattutto, dovrà farlo alla svelta. Jalil ha precisato alla tv satellitare Al Jazeera che se il raiss «lascia il Paese entro 72 ore, e ferma i bombardamenti, noi non lo perseguiremo». «Siamo disposti a trattare con Gheddafi ma solo con lui e direttamente e solo se assicura che intende dimettersi».

LIBIA

La risposta del Colonnello è arrivata sul campo, dove conta di rafforzarsi per trattare alle sue condizioni. Le truppe lealiste però non sono ancora riuscite a fare cadere Ras Lanuf, centro petrolifero che marca la linea di confine tra le due forze in campo. Pesanti raid aerei si sono abbattuti nella terra di nessuno tra la città e il villaggio di Ben Jawad, 550 chilometri a Est di Tripoli, il massimo punto di avanzata degli insorti. Un lavoratore del terminal petrolifero, Mustafa Askat, ha raccontato che «anche una casa è stata colpita e l'acquedotto che alimenta la città è danneggiato». Mentre il piccolo ospedale locale è senza acqua né luce.

Assange Wikileaks

La situazione è ancora peggiore a Zawiah, nell'Ovest del Paese, che, secondo un testimone sarebbe caduta nelle mani dei lealisti. Secondo altri due testimoni, i gheddaffiani hanno attaccato con aerei e carri armati la città, che si trova una cinquantina di chilometri a Ovest di Tripoli, ma i ribelli controllano ancora il centro cittadino. «I combattimenti stanno continuando. Le forze di Gheddafi stanno usando i carri armati. Ci sono anche sporadici raid aerei. Ma non riescono a raggiungere il centro della città».

Wikileaks

2 - WIKILEAKS: «LA SALUTE DEL RAISS È MALFERMA»
Da "La Stampa"
- «È chiaro che il leader libico Muammar Gheddafi non sta bene»: così scriveva in un rapporto a Washington nella primavera 2009 l'ambasciata Usa a Tripoli secondo quanto emerge da nuovi documenti di Wikileaks, rivelati ieri dal quotidiano francese Le Monde. Grazie alla loro rete di informatori, tra cui alcuni medici libici e uomini d'affari europei, gli americani arrivano alla conclusione - scrive ancora Le Monde - che le voci su un presunto cancro erano infondate. Piuttosto «sembra plausibile che il colonnello sia iperteso e quasi diabetico».

 


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