1- FRECCERO: "È NATA LA TV SENZA PADRONI SUPERA IL MODELLO GENERALISTA. METTE AL CENTRO I CITTADINI. E SENZA I DIKTAT DEI POLITICI CHE SENSO HA SANTORO A LA7?"
Carlo Tecce per Il Fatto
Anche in coda per l'imbarco aereo, tra una valigia e un sottofondo musicale, Carlo Freccero offre un affresco televisivo. Per delineare i confini di Tutti in piedi, una notte contrariamente senza confini, il direttore di Rai4 usa colori accessi, freschi, in una sola parola: spettacolari. Premette: "Ho visto attentamente. Dall'inizio alla fine. Mai una sosta".
Che sensazione lascia la lunga serata di Bologna?
É un programma che crea problemi, inquieta perché dimostra che todo cambia: non solo la politica, ma anche i media. Tre ore e mezza in diretta da villa Angeletti superano la televisione generalista e tradizionale con un editore noto e unico. Adesso la televisione vive dissolta nella multi-piattaforma che segue l'evoluzione tecnologica. Ecco , la commistione di digitale, analogico, satellitare, internet.
Differenze con Raiperunanotte?
Siamo ancora più avanti. Allora era un atto di rottura contro la censura del servizio pubblico, stavolta siamo nel capitolo successivo. Io sono rimasto colpito, profondamente. I protagonisti erano persone comuni: operai, insegnanti, disoccupati. Tutti con un'idea, tutti con una drammaticità: la selezione di quei ragazzi è stata eccezione, altro che provini per il Grande Fratello. Abbiamo visto in video chi è tenuto ai margini con la formula del microfono aperto: la partecipazione era attiva e la notavi in ogni inquadratura. Bologna ha chiuso con la televisione di un editore visibile e individuabile .
Manca un padrone, mica è una cattiva notizia.
Questa televisione di Michele Santoro è senza editore, anzi trascina gli editori esistenti e plasma un nuovo modello multimediale. Tutti in piedi complica le cose, pensare Santoro a La7 diventa superfluo perché lui va oltre uno schema consolidato. Soprattutto con Enrico Mentana che nel suo telegiornale, in un modo civile che posso capire, prende le difese a priori di Gianni Letta in merito all'inchiesta P4, dicendo che Letta gli ha dato il biglietto e il passaporto per andare a La7. Il pubblico di Bologna, nel parco e sul divano, non chiede biglietti e autorizzazioni perché l'ingresso è libero e i partiti e la polita sono completamente fuori.
Allora è fatta, ecco la televisione del futuro.
Prima dobbiamo farci una domanda e studiare bene. É possibile oggi fare televisione senza editore con la E maiuscola e che invece richiede la partecipazione attiva del pubblico? Non c'è più un controllore, tutti noi siamo protagonisti. Il quesito che ci pone Santoro è perentorio: questo tipo di televisione festiva, cioè l'evento, può trasformarsi in appuntamento feriale, cioè quotidiano? Con un flusso di notizie in un circuito ampio e irregolare.
Come fare?
Lavorare. Costruire una rete di trasmissione, un canale misto tra emittenti locali, regionali, nazionali, digitali e siti. Questa televisione non è imbrigliata nei palinsesti. La discussione è cominciata e mi sembra molto affascinante. Però, possiamo ridere di una coincidenza simbolica: mentre la gente guardava al palco di Bologna, Berlusconi parlava al telefono a una sala deserta.
2- "ORA BASTA", LA7 CONGELA LA TRATTATIVA CON MICHELONE
Paolo Festuccia per La Stampa.it
Chissà, forse Michele Santoro stavolta farà davvero «Telesogno» come alcuni sostengono, o magari si trasferirà sul canale di Al Gore, «Current Tv». Ma di fatto, per ora, appare più complicato che finisca a La7. Si dirà, la trattativa con Ti Media è in corso, ma di fatto le frasi del Michele nazionale, «Telecom non può fare campagna acquisti, perché altrimenti il governo potrebbe usare tutti i mezzi per sparare su Telecom», non sono passate inosservate. Anzi, diciamo che non sono piaciute né in via della Pineta Sacchetti, dove al «Canaro», al secolo Giovanni Stella (ad di La7), si sono drizzati i capelli, e nemmeno nelle più ovattate stanze di Corso Italia, nel «fortino» della banda larga dove siede alla presidenza della Telecom Franco Bernabè.
CARLO FRECCEROE già, perché Bernabè, qualcuno mormora, non è Masi..., ed è soprattutto «silente»: un editore «silente», e tanto «grosso e incolore» come ha spiegato il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana. E soprattutto, si lascia intendere nelle stanze dell'impero Telecom Italia e nei corridoi di Ti Media, che «di norma, quando si tratta, si chiacchiera poco. E in più non si accusa l'editore con il quale si pensa di poter lavorare di essere sotto schiaffo del governo».
Come dire: ormai siamo distanti. Tant'è che a Stella deve esser tornato in mente il famoso sketch di Gigi Proietti sul cavaliere bianco che sfida a duello il cavaliere nero. Ma «il cavaliere bianco soccombe. E così entrano in scena i suoi tre figli che a sua volta sfidano il cavaliere nero che però li uccide. Quindi, i nipoti... e così via». E la morale, dunque? «Al Canaro non gli devono rompere i c...».
santoro celentano GetContent asp jpegE pensare che fino all'8 giugno, tappa dell'ultimo incontro tra Stella e Santoro, si pensava che l'accordo potesse andare in porto. Poi il giallo. Un giallo che si apre, o forse si chiude, con le frasi del papà di «Annozero» ai microfoni del programma di Radio2 «Un giorno da pecora», e si conclude con il nodo dell'autonomia nel lavoro chiesta dal conduttore. Autonomia sì, avrebbe risposto l'ad di La7, ma a una condizione: «Che l'editore sono io, e quindi, come faccio sempre, voglio vedere con congruo anticipo cosa sta per andare in onda visto che ne rispondo».
Da qui, dunque, il primo stop. Uno stop, si racconta a La7, che visti gli argomenti messi sul tavolo rischia di trasformarsi in definitivo. E se il «Canaro dice basta», visto il suo lungo sodalizio, il «basta» non può che trovare d'accordo anche il numero uno di Telecom. «Perché si può discutere di tutto, di questioni editoriali o di mercato, di autonomia o di ingaggio, ma non di timori per la campagna acquisti».
Giovanni Stella Fabio Fazio e Roberto SavianoTant'è che qualcuno ora ritiene che l'uscita di Santoro fosse mirata: tesa a testare fino a che punto potesse spingersi a discutere con l'editore Telecom. Vero, non vero? Certo è che pure lo scorso anno, quando Santoro confermò di lasciare la Rai, in molti si chiedevano cosa facesse: se finiva a Sky, o La7, o tentasse la strada di «Telesogno». Insomma, più o meno le stesse ipotesi circolate in questi giorni. Poi, alla fine, Santoro rimase alla Rai, con i suoi autori e il suo «Annozero».
E ora? Chissà, forse alla fine l'addio del giornalista meno amato dal premier, di fatto, potrebbe essere un altro arrivederci. E magari tornerà con il suo vecchio pallino delle docufiction: un modo per sperimentare nuove vie giornalistiche, nuovi prodotti e garantire a se stesso, ma anche alla Rai, gli stessi picchi di ascolto di queste stagioni passate. Un dato è certo: la partita santoriana è ancora all'inizio.
3- RAI, INTESA SUI CONTRATTI CON FAZIO E FLORIS - GABANELLI: "IO HO RESPINTO LA BOZZA, ERA IRRICEVIBILE»
La Stampa.it
«È stata raggiunta l'intesa con la Rai per il rinnovo dei contratti di Fabio Fazio e Giovanni Floris». Lo annuncia il procuratore dei due conduttori, Beppe Caschetto, sottolineando che «l'efficacia dei contratti è sottoposta ora all'approvazione degli organi competenti: il cda per Fazio, la direzione generale per Floris». Fazio e Floris, aggiunge Caschetto, «saranno dunque presenti alla presentazione dei palinsesti agli sponsor della Sipra, prevista lunedì 20 giugno a Roma e mercoledì 22 giugno a Milano».
serena dandini mediumMassima riservatezza sui compensi, che sarebbero comunque in linea con i contratti precedenti. Quello di Fazio dovrà essere sottoposto al consiglio d'amministrazione in quanto avrebbe un importo superiore ai 2,5 milioni, tetto massimo degli accordi di competenza del dg, entro il quale rientrerebbe invece quello con Floris.
GabanelliAncora da concludere, invece, le trattative per Serena Dandini e Milena Gabanelli. Che spiega di aver ricevuto «una bozza di contratto che considero irricevibile perchè non prevede una adeguata tutela legale» e aggiunge «di aver chiesto modifiche all'azienda per firmare».
La conduttrice di Report precisa che la bozza prevede che «se le cose vanno bene l'azienda condivide i successi, se vanno male scarica le responsabilità sul programma». Gabanelli ha ricordato che «già due anni fa avevano provato a farmi firmare un contratto così, ma la cosa era poi rientrata».