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1- BOCCHINO AVREBBE RIVELATO A BISIGNANI L’INDAGINE SUL DEPUTATO PDL ALFONSO PAPA 2- BOCCHINO: \"UN’AFFERMAZIONE IMPRECISA: IL BISIGNANI HA RIASSUNTO PIÙ COLLOQUI\" 3- TRA GLI INDAGATI DELL’INCHIESTA SULLA P4 DI NAPOLI C’È ANCHE ANGELO CHIORAZZO, NUMERO UNO DELLE COOPERATIVE DELLA CASCINA, VICINA A COMUNIONE E LIBERAZIONE 4- LA PARTE PIÙ DELICATA DELL’INDAGINE SULLA P4, QUELLA RIGUARDANTE PER ESEMPIO L’INFLUENZA DELLA LOBBY DI BISIGNANI SULLE NOMINE NEI SERVIZI SEGRETI O SUI VERTICI DELLA RAI, SARÀ INVECE TRASMESSA A GIORNI A ROMA PER RAGIONI DI COMPETENZA 5- NON È STATO INVECE ACCOLTA DAL GIP LA RICHIESTA DI ARRESTO PER UN’ACCUSA PESANTISSIMA CONTRO IL DEPUTATO ALFONSO PAPA: CORRUZIONE. SECONDO I PM 6- IL CONSULENTE DI LETTA SI SAREBBE MOSSO PER OTTENERE INFORMAZIONI SULLE INCHIESTE PENALI CHE COINVOLGEVANO BORGOGNI, BRACCIO DESTRO DI GUARGUAGLINI

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1- BISIGNANI AI PM: "FU BOCCHINO A DIRMI DELLE INDAGINI SUL CONTO DI PAPA"
Repubblica.it

Sarebbe stato Italo Bocchino a rivelare a Luigi Bisignani che la procura di Napoli stava indagando su Alfonso Papa. Almeno così ha riferito lo stesso manager finito ai domiciliari 1nell'ambito dell'inchiesta sulla P4 ai magistrati il 9 marzo scorso, a quanto si legge nei verbali inviati alla Camera.

BISIGNANI

"Un giorno l'onorevole Bocchino, mio caro amico, mi disse di avere appreso che Papa era indagato e che a Napoli c'era un'indagine e delle intercettazioni che riguardava alcune schede procurate e diffuse dal Papa; in quel frangente anzi mi chiese se anche io avessi avuto tali schede", racconta. A quel punto "io assunsi un atteggiamento fintamente tranquillo e volontariamente non diedi a vedere che ero preoccupato, anzi dissi che non avevo utilizzato le suddette schede".

pausa caff per Bocchino

"Bocchino parlò espressamente di un'indagine a Napoli ma non fece mai il nome dei magistrati", spiega, "io rappresentai immediatamente tali circostanze al Papa e lui successivamente fece ulteriori accertamenti verificando la fondatezza di tali notizie". Papa "mi disse che avrebbe parlato con un certo generale Bardi della Guardia di Finanza", riferisce ancora Bisignani, "e che ne avrebbe parlato con il suo amico dottor Miller".

La versione di Bisignani è stata però smentita dallo stesso Bocchino, anche lui ascoltato dai magistrati il 14 marzo. "Rispondo - ha chiarito il parlamentare di Fli - che l'affermazione del Bisignani risulta imprecisa e che il Bisignani abbia riassunto più colloqui". In un primo tempo, prosegue, "mi limitai a dire al Bisignani che vi erano semplicemente delle voci generiche e vaghe su talune attenzioni giudiziarie sull'onorevole Papa da parte della procura di Napoli. Ricordo invece che della vicenda delle schede intercettate io parlai con il Bisignani successivamente, dopo che tale notizia era uscita sui giornali".

Sempre stando a quanto emerge dagli interrogatori resi dal manager ai pubblici ministeri e inviate dal tribunale di Napoli alla Camera a sostegno della richiesta di arresto del deputato del Pdl, il legame tra lui e Papa sarebbe nato sulla base di uno scambio tra favori e sostegno alla candidatura a deputato.

Henry John Woodcock

"Conobbi occasionalmente il Papa - ha raccontato - e strinsi rapporti con il Papa quando ebbi alcuni problemi giudiziari con la procura di Nola riferiti alla dottoressa Tucci, cui io ero legato, e riferito a vicende societarie di società nel nolano; da quel momento il Papa cominciò a proporsi per darmi notizie; il Papa insomma da una parte si proponeva e proponeva di adoperarsi nel mio interesse e dall'altro mi dava indicazioni spesso infondate".

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Bisignani ha riferito anche dei rapporti che Papa avrebbe avuto nell'ambito della magistratura. "Mi consta che il Papa era molto amico dell'allora Procuratore aggiunto di Roma Achille Toro e del figlio Camillo; al riguardo più volte il Papa mi chiese di poter trovare qualche incarico al suddetto Camilo Toro", ha riferito.

Nel verbale spunta anche il nome di Denis Verdini. "A proposito del Verdini, tengo a precisare che il Verdini medesimo cominciò a stringere i suoi rapporti con il Papa, che fino a quel momento aveva calcolato poco, da quando il Papa stesso cominciò a proporre il suo interessamento e la sua possibilità di intervento sulle vicende giudiziarie che riguardavano lo stesso Verdini...".

E il deputato del Pdl si sarebbe interessando anche all'inchiesta sull'ex direttore generale della Rai Mauro Masi. "Ancora il Papa, sempre tramite me, si è proposto di interessarsi di prendere notizie e di intercedere anche a proposito delle vicende giudiziarie riferite a Masi per ciò che riguarda la procura di Trani", ha raccontato, "il Papa venne da me e mi disse di avere acquisito informazioni rassicuranti e io le 'girai' al Masi". A Trani, sempre a quanto si legge nella deposizione, Papa aveva saputo che "non c'era da preoccuparsi".

MAURO MASI


2- L'INCHIESTA DI WOODCOCK E CURCIO
Marco Lillo per Il Fatto

DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI

Non ci sono solo il lobbysta Luigi Bisignani e il deputato Alfonso Papa tra gli arrestati nell'inchiesta P4 della Procura di Napoli coordinata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Tra i destinatari dell'ordinanza di arresto c'è anche Enrico La Monica, maresciallo del Ros dei Carabinieri.

Bisignani è ora agli arresti domiciliari. Su Papa dovrà esprimersi la Camera dei Deputati alla quale il Gip di Napoli nelle prossime ore recapiterà la richiesta di autorizzazione all'arresto. Mentre il maresciallo La Monica dopo le perquisizioni del dicembre del 2010 che annunciavano l'indagine ha preferito trattenersi in Africa, dove si trovava per un viaggio, senza tornare in servizio nella sua caserma romana.

ALFONSO PAPA

L'accusa sostiene che Alfonso Papa e Luigi Bisignani, grazie ai loro rapporti nei palazzi della politica e della giustizia, e tra questi anche Enrico La Monica, avevano creato una sorta di rete di protezione informativa a beneficio dei potenti coinvolti nelle inchieste penali. Il riscontro dell'efficienza della rete è proprio il destino dell'indagine P4: danneggiata gravemente da una fuga di notizie sulla quale continuano in gran segreto gli accertamenti. Gli indagati non sono riusciti però a sapere notizie riservate solo sull'inchiesta che li riguardava in prima persona ma anche su altri casi molto importanti, spesso rivelati all'opinione pubblica proprio da Il Fatto Quotidiano.

PAPA E MASTELLA

Si va dall'indagine del pm di Trani Michele Ruggiero sulle pressioni del 2009 per cacciare Michele Santoro dalla RAI a quelle avviate nel 2008 dall'allora pm di Potenza Henry John Woodcock sugli appalti acquisiti dalla cooperativa La Cascina durante l'emergenza immigrazione.

La parte più delicata dell'indagine sulla P4, quella riguardante per esempio l'influenza della lobby di Bisignani sulle nomine nei servizi segreti o sui vertici della RAI, sarà invece tra pochi giorni trasmessa a Roma per ragioni di competenza.

Nell'ordinanza eseguita oggi invece si contestano a Bisignani e compagni solo alcuni specifici episodi di favoreggiamento.

Non è stato invece accolta dal Gip la richiesta di arresto per un'accusa pesantissima contro il deputato Alfonso Papa: corruzione. Secondo i pm Woodcock e Curcio la candidatura di Papa nel 2008 alla Camera per il Pdl sarebbe stata il prezzo delle informazioni ottenute da Papa sulle inchieste che interessavano Bisignani, il quale sarebbe intervenuto su Denis Verdini, il coordinatore del partito di Berlusconi che decideva chi entrava nelle liste.

luigi bisignani

Tra i beneficiati della lobby - secondo l'accusa - c'è anche Mauro Masi, allora direttore generale della RAI e da sempre grande amico di Bisignani. Secondo i pm, Bisignani brigava per conoscere il destino dell'indagine di Trani - svelata dal Fatto nel febbraio 2010 - nella quale il manager RAI era stato intercettato (ma non indagato) mentre parlava con Giancarlo Innocenzi delle strategie per fermare Annozero e gli altri talk televisivi invisi al Cavaliere.

GIANCARLO INNOCENZI

Tra gli indagati dell'inchiesta sulla P4 di Napoli , in una posizione marginale,c'è anche Angelo Chiorazzo, un nome che i lettori del Fatto conoscono bene. Chiorazzo è il numero uno delle cooperative della galassia Cascina, vicina a Comunione e Liberazione, finita nel mirino delle procure di Potenza, nell'inchiesta raccontata dal primo numero de Il Fatto, il 23 settembre del 2009, e poi archiviata a Lagonegro nei mesi scorsi.

Angelo Chiorazzo, amico di Gianni Letta come Luigi Bisignani, era stato raccomandato dal sottosegertario alla presidenza del consiglio al prefetto responsabile dell'immigrazione, Mario Morcone, poi candidato a sindaco di Napoli, per l'affidamento di appalti nel settore dei centri per richiedenti asilo. Proprio per saper notizie sull'esito di quell'inchiesta svelata dal Fatto si muoveva la lobby Bisignani-Papa.

GIANNI LETTA E CARDINAL SILVESTRINI

Il terzo episodio contestato dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio riguarda il mondo Finmeccanica. L'ex giornalista dell'Ansa è - per ragioni misteriose - uno degli uomini più ascoltati dai vertici delle due principali società quotate in borsa del Tesoro: Eni e Finmeccanica appunto. E, secondo i pm si sarebbe mosso per ottenere informazioni sulle inchieste penali che coinvolgevano Lorenzo Borgogni, braccio destro del numero uno del gruppo pubblico del settore bellico, responsabile delle relazioni istituzionali Finmeccanica, indagato a Roma.

esa06 giulio andreotti gianni letta

Non sempre la Procura è riuscita a trovare riscontri alla reale capacità di penetrazione informativa del network. In uno degli episodi però un elemento che sembra confermarla c'è: si tratta del favoreggiamento finalizzato a trovare notizie sull'indagine riguardante la ex moglie di Gianni De Michelis, Stefania Tucci e il suo compagno di affari, Alessandro Bondanini. Bisignani, molto amico di Stefania Tucci, era riuscito a sapere che sul capo della commercialista 46 enne pendeva una richiesta di arresto. Ed effettivamente la richiesta (poi rigettata dal Gip) esisteva.

GIANNI DE MICHELIS STEFANIA TUCCI

Per questi episodi Bisignani, già iscritto nella loggia segreta P2 negli anni ottanta e poi arrestato per la mazzetta Enimont da lui veicolata fin dentro le segrete stanze dello IOR in Vaticano nel 1992, ha ricevuto un'ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio.

Secondo la difesa dell'imprenditore arrestato, invece, sarebbe stata rigettata la richiesta della Procura per il reato più grave di associazione a delinquere finalizzata alla costituzione di un'associazione segreta in violazione della cosiddetta legge Anselmi, varata per contrastare fenomeni simili alla P2.

Sempre secondo l'interpretazione difensiva, inoltre, la Procura di Napoli avrebbe ricevuto uno stop dal Gip anche sul fronte delle intercettazioni delle conversazioni riguardanti i parlamentari. Tra gli indagati ci sono anche Raffaele Balsamo, titolare del negozio di telefonini dove erano state comprate le schede telefoniche, intestate a terze persone, e usate dal gruppo per comunicare in sicurezza. Il Fatto Quotidiano ha pubblicato nei mesi scorsi alcune anticipazioni sui contenuti dell'indagine.

Angelo Rovati IL LIBRO DI LUIGI BISIGNANI

Luigi Bisignani, difeso dall'avvocato Fabio Lattanzi, nei mesi scorsi si era fatto sentire e aveva collaborato con la Procura, sperando di evitare l'arresto. In realtà ha ottenuto solo la mitigazione della pena con la concessione dei domiciliari, che sconterà nella sua splendida casa romana.

Bisignani emerge nell'indagine come il consigliere più ascoltato di molti politici e manager pubblici. I pm di Napoli lo avevano interrogato per ottenere chiarimenti sulle sue parole al telefono. Tra i temi esaminati c'erano gli importanti appalti ottenuti dalla Presidenza del consiglio dalla Italgo del suo amico Anselmo Galbusera, un grande amico di Angelo Rovati che era stato perquisito senza essere indagato, nei mesi scorsi.

I chiarimenti forniti da Bisignani non devono avere convinto i pm Woodcock e Curcio. L'uomo di pubbliche relazioni aveva parlato a ruota libera mentre era intercettato nell'autunno del 2010. Bisignani discuteva questioni delicate con ministri, membri importanti di Confindustria e con i manager dell'Eni. Con l'ex direttore generale RAI Mauro Masi per esempio, come abbiamo raccontato, analizzava nel dettaglio le modalità legali per colpire Michele Santoro. L'ex iscritto alla P2 si interessava anche alle nomine ai vertici dei servizi segreti e accompagnava Adriano Santini, fresco capo dell'Aise, a incontrare il presidente del Copasir Massimo D'Alema.

Massimo DAlema il generale Adriano Santini

Masi, Santini, D'Alema, il direttore dell'Avanti Valter Lavitola e lo stesso Bisignani erano stati sentiti in Procura a Napoli, come anche Italo Bocchino e tanti altri personaggi coinvolti dalle chiacchiere intercettate di Bisignani.

L'inchiesta ha subito però un brusco stop dovuto alla fuga di notizie che ha messo sull'allarme gli indagati alla fine del 2010. Ora arrivano gli arresti

 


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